Davanti alla Commissione europea
I giuslavoristi denunciano il “Jobs act” di Renzi e Poletti
Mattone: “È l'epilogo dello smantellamento dei diritti del lavoro iniziato nel 1997 con il pacchetto Treu”
A portare avanti la denuncia del decreto Renzi sul lavoro davanti alla Commissione Europea è l'Associazione Nazionale Giuristi Democratici. Spesso e volentieri è l'Europa che ci impone misure di austerità o di flessibilità del lavoro oppure ripetendo la frase “ce lo chiede l'Europa” si cerca di giustificare la politica di macelleria sociale verso le masse popolari attuata dal governo nazionale. In questo caso la normativa italiana è andata oltre, in senso negativo, quella europea. Così la pensa l'associazione che raggruppa la maggioranza dei giuristi del lavoro presieduta dall'avvocato Roberto Lamacchia.
Il cosiddetto “Jobs Act”, conosciuto anche come decreto Renzi-Poletti (dal nome del presidente del consiglio e del ministro del lavoro) rappresenta la “clamorosa e frontale violazione del diritto comunitario, con riferimento alla Direttiva CEE 1999/70/CE sul contratto a termine, nonché con i principi fondamentali della Carta Sociale Europea e delle convenzioni dell'OIL.” Sono sette i punti dove l'associazione critica la legittimità del decreto. In particolare mette sotto accusa la parte in cui elimina l'obbligo di dover specificare la causale per ben 36 mesi che sostituisce quella che invece prevedeva situazioni specifiche e particolari (tecniche, organizzative ecc) da parte del datore di lavoro. Altro punto sotto accusa è la possibilità di rinnovare il contratto nell'arco dei 3 anni per 8 volte e la non obbligatorietà della formazione del lavoratore.
A fronte del sostegno della maggioranza del parlamento, dal PD a Forza Italia, e della Confindustria, nel Paese sta crescendo l'opposizione al decreto sul lavoro di Renzi e alla politica del suo governo in generale. Non ci sono solo i marxisti-leninisti a denunciarlo ma contro il “Jobs Act” si sono schierati i “sindacati di base”, la Rete 28 Aprile di Cremaschi, mentre la Cgil critica il decreto però sul governo è molto più cauta. Adesso anche da una parte dei giuslavoristi arrivano giudizi fortemente negativi.
Dagli anni '60 a oggi la situazione si è completamente ribaltata, a svantaggio dei lavoratori. Fino a 20 anni fa il rapporto di lavoro a tempo determinato era presente solo in alcuni specifici settori effettivamente legati alla stagionalità come l'agricoltura e il turismo. Adesso la maggior parte delle assunzioni ha una scadenza. Negli ultimi 3 anni meno di una persona su 5 viene assunta a tempo indeterminato. Per l'associazione dei giuslavoristi questo decreto rappresenta “l’epilogo dello smantellamento dei diritti del lavoro iniziato nel 1997 con il pacchetto Treu”. Tiziano Treu, il ministro del lavoro poi confluito nel PD che con il governo di “centrosinistra” di Romano Prodi ha introdotto il lavoro interinale e ha dato un forte contributo al dilagare del precariato in Italia.
Per l'avvocato Mattone questo decreto è l'atto di morte del diritto del lavoro come tutela della parte debole nel rapporto di lavoro: il lavoratore. L'avvocato Carlo Guglielmi, ad un convegno dell'associazione, fa giustamente notare come neanche Berlusconi fosse giunto alle “nefandezze” di Renzi che ha reso l'Italia un Paese dove il lavoro non è garantito in alcun modo. Per Mattone si formerà un area vasta di precari e disoccupati che costituirà un esercito di riserva tenuto assieme dall'incertezza del futuro e dalla subalternità totale. Un esercito che sicuramente crescerà ma che, aggiungiamo noi,si è già formato.
Per tutti questi ed altri motivi, elencati in un dettagliato documento, l'associazione di giuslavoristi crede che anche dal punto legislativo questo decreto debba essere bocciato perchè va contro la Costituzione italiana e contro le norme del diritto comunitario e denunceranno lo Stato italiano davanti alla Commissione europea. Ci vuole la sua faccia tosta per definirsi di sinistra!. Il governo del democristiano Renzi è un governo di destra anche nello stesso ambito borghese. Costui è il nuovo cavallo su cui punta la borghesia per completare le controriforme neofasciste che vogliono restringere sempre più ogni spazio democratico-borghese ottenuto in passato a prezzo di dure e prolungate lotte.
16 aprile 2014