Finisce anche la favola del “pubblico” cianciata dall’ex pm
La giunta antipopolare De Magistris svende le partecipate
Redazione di Napoli
Dopo aver ceduto ai privati la zona Est e quella Ovest di Napoli, la nuova smania privatizzatrice della giunta antipopolare del neopodestà De Magistris trova nuova linfa nella svendita delle aziende partecipate del Comune di Napoli con la scusa di ripianare le casse vuote e disastrate, oggetto dell’intervento della magistratura contabile. Finisce così ogni altra residua cantilena sul “pubblico” come fiore all’occhiello dell’esecutivo arancione che in campagna elettorale per la sua salita a Palazzo S. Giacomo aveva promesso di trasformare, come moderno Aladino, tutto ciò che è privato in pubblico. Dopo tre anni di governo della città di Napoli viene a galla questa incredibile menzogna con l’annuncio d’inizio aprile della “vendita” delle aziende partecipate per costruire un tesoretto di 208 milioni di euro tramite un bando che verrà pubblicato nel giro di poche settimane. “L’operazione – spiega l'assessore al bilancio Salvatore Palma – si rivolgerà a tutti principal player del mercato internazionale e dovrebbe portare nelle nostre casse circa 50 milioni di euro, alleggerendoci ovviamente anche di un costo notevole”. Nel mirino dei pescecani capitalisti e degli speculatori andranno il 40% dell’Anm, la disastrata azienda di trasporto pubblico locale, più volte finita nell’occhio del ciclone per il suo pessimo funzionamento, soprattutto sul lato delle corse e delle disponibilità di mezzi moderni. Quella dell’Anm è una operazione che i privati ritengono molto appetibile, atteso il recente assorbimento di Napolipark, che gestisce i parcheggi a raso in tutta Napoli, e Metronapoli, che si occupa di funicolari e metropolitane. Dunque gestione privata sia del trasporto su gomma e ferro sia dei parcheggi delimitati dalle strisce blu, con l’abbandono definitivo delle politiche fondate sul pubblico di cui si cianciava l’ex pm.
Ma non è finita: prossima è la delibera comunale incentrata sull’alienazione delle partecipazione del Comune napoletano nella Gesac (sui servizi aeroportuali), nelle Autostrade Meridionali, nel Ceinge (relativo al settore delle biotecnologie) e dello Stoà (l’Istituto di Studi per la Direzione e Gestione di Impresa), mentre viene congelata per ora la vendita delle Terme di Agnano, per anni una delle perle pubbliche, con un servizio inestimabile per la salute delle masse popolari partenopee. Un gruppo di operazioni che dovrebbe portare alle precarie casse comunali, secondo l’assessore Palma, 208 milioni di euro in breve tempo, rimanendo però il disavanzo ancora a circa 700 milioni di euro, ben lontani da un effettivo risanamento. Inevitabili i tagli sia del personale che dei beni e dei servizi: ciò vorrà dire inevitabilmente licenziamenti e cassa integrazione, da una parte, deficit di efficienza e di servizi per le masse popolari, dall’altra. Nulla per ora si dice sui compensi incredibili saccheggiati dai dirigenti delle partecipate che raggiungono cifre enormi che se defalcate potrebbero portare ad un alternativo momento di introito nelle casse di Palazzo S. Giacomo. A ciò si aggiunge lo scontro tra l’ideologo dei “beni comuni” Ugo Mattei, attualmente presidente della partecipata “Abc” che gestisce il servizio idrico a Napoli e De Magistris che ha auspicato un cambio al vertice dell’azienda, proponendo un nome più vicino all’entourage dell’ex pm.
Con la svendita del patrimonio aziendale, il neopodestà De Magistris e la sua giunta hanno di fatto abdicato ad ogni ragionamento pubblico così come avevano cianciato fin dall’insediamento dei sedicenti “rivoluzionari” arancioni nelle istituzioni in camicia nera. Tutto ciò smaschera completamente le politiche antipopolari che, dietro la parvenza di voler ristabilire ciò che è “pubblico” sul privato delle precedenti gestioni del duo Iervolino-Bassolino, ha di fatto ribadito la privatizzazione di diversi settori della vita cittadina talvolta con modalità anche peggiori delle precedenti amministrazioni di “centro-sinistra”.
16 aprile 2014