69° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo
Coerenti con i valori della Resistenza spezziamo l'asse Renzi-Berlusconi
Il 25 Aprile 1945, di cui oggi si celebra in tutte le piazze d'Italia il 69° Anniversario, concludeva la lunga e dura guerra popolare di Liberazione dai barbari invasori nazisti e dai loro servi fascisti iniziata con le eroiche 4 giornate di Napoli del settembre 1943 e terminata solo con la vittoriosa insurrezione armata popolare in tutte le città del Nord con in testa Milano, e di cui la Liberazione di Firenze da parte dei partigiani nell'agosto 1944 rappresentò una tappa intermedia fondamentale.
Mai libertà fu conquistata a un prezzo tanto alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiungono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi alla Resistenza. Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipando in circa 2 milioni alla Resistenza, tra cui 35 mila combattenti nelle file partigiane.
Sacrificando le loro giovani vite per liberare l'Italia dal mostro del nazi-fascismo gli eroici partigiani ci hanno lasciato in eredità un insegnamento che non deve essere mai dimenticato. Soprattutto oggi che la classe dominante borghese, che ha indossato di nuovo la camicia nera sotto la giacca e la cravatta, tenta di approfittare del tempo trascorso per cancellare la Resistenza e l'antifascismo dalla memoria storica del nostro popolo, così da poter più facilmente affossare la stessa Costituzione borghese del '48, già di fatto ridotta ormai a brandelli, e completare la seconda repubblica neofascista secondo il piano della P2.
Si tratta di un disegno neofascista e presidenzialista a lungo accarezzato dalla borghesia, che data quantomeno dai tempi di Craxi, e che è stato portato molto avanti col ventennio berlusconiano, ma che proprio ora ha avuto una decisiva accelerazione e rischia di realizzarsi compiutamente grazie al patto di ferro tra Renzi e Berlusconi, benedetto dal presidenzialista Napolitano, sulla nuova legge elettorale ultra maggioritaria e sulla controriforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.
Una legge elettorale denominata Italicum che in realtà è “fascistissimum” peggiore del porcellum e della stessa legge Acerbo di mussoliniana memoria, e una controriforma istituzionale e costituzionale golpista che abolisce di fatto il Senato e le Province per dare poteri di tipo mussoliniano al governo e al presidente del Consiglio, riducendo il potere legislativo e di controllo del parlamento e tagliando drasticamente le stesse libertà democratiche, l'elettoralismo e la rappresentanza borghesi. In questo quadro rientra la soppressione dei tabelloni elettorali per i “fiancheggiatori”, che impedisce una maggiore visibilità alla propaganda elettorale astensionista del PMLI.
Dopo che sotto il governo Letta-Alfano la controriforma istituzionale e costituzionale piduista patrocinata da Napolitano si era arenata in parlamento, anche a causa dell'azzoppamento giudiziario di Berlusconi, la classe dominante borghese ha messo in pista il suo nuovo cavallo da corsa, il democristiano Renzi, che pompato dai “poteri forti” in pochi mesi ha espugnato la direzione del PD, asservito o ammutolito la vecchia dirigenza fallita e opportunista degli ex revisionisti del PCI, defenestrato e sostituito Letta al governo e resuscitato il delinquente di Arcore, stabilendo con lui un asse privilegiato per fare una legge elettorale a loro uso e consumo e far ripartire le “riforme” prendendole direttamente nelle loro mani.
Alla loro rapida realizzazione il Berlusconi democristiano ha legato a doppio filo il suo destino politico, ma come il suo modello e partner di Arcore, che lo beneficia di una finta opposizione, è anche molto abile nell'infarcire il suo programma di destra con mirabolanti promesse di “cambiare l'Italia”, travestendolo nel suo caso con provvedimenti demagogici sedicenti “di sinistra”, come la mancia di 80 euro massimi per i percettori di stipendi fino a 1.500 euro. Mancia da cui sono esclusi i pensionati, le partite Iva e i più poveri, assicurata solo per quest'anno e comunque ricavata tagliando ulteriormente la spesa pubblica per i trasporti, l'Università, la ricerca, il pubblico impiego e i trasferimenti a Regioni e Comuni, che la scaricheranno inevitabilmente su lavoratori e masse popolari, quindi anche sulla sanità che lui giura di aver “salvato”. Mentre non ha ancora detto se e con quali soldi sarà rifinanziata la cassa integrazione per milioni di lavoratori sospesi e chiude senza battere ciglio l'altoforno di Piombino gettando nella disperazione altre migliaia di famiglie di lavoratori. In compenso strombazza inesistenti tagli alle spese militari consistenti nell'equivalente di un solo cacciabombardiere F35, pari a 150 milioni di euro, l'1% dell'intera spesa stanziata!
Se avesse davvero voluto fare cose “di sinistra”, perché allora non ha annullato l'intero programma di acquisto dei 90 F35 per ben 13 miliardi di euro? Perché non ritira immediatamente tutte le missioni di guerra italiane all'estero, a cominciare dall'Afghanistan? Perché si rifiuta anche solo di accennare a un'imposta progressiva sui grandi patrimoni, o all'uso immediato dell'incrocio dei dati per scovare e debellare finalmente l'enorme evasione fiscale? E perché non mette immediatamente mano, con la stessa velocità che invece dedica alle controriforme istituzionali e costituzionali, alla reintroduzione del reato di falso in bilancio abolito da Berlusconi, allo smantellamento del suo scandaloso monopolio mediatico abusivo e ad efficaci leggi anticorruzione e antimafia?
Invece va “avanti come un treno” (parole sue) sulle privatizzazioni dei beni e delle aziende pubbliche e sulla controrifoma del mercato del lavoro, della contrattazione e della rappresentanza che piacciono tanto ai padroni come il suo amico Marchionne e ai mercati finanziari, alla Ue e alla Bce, che ci impongono questa politica di rapina e di macelleria sociale, e che anche per questo vanno delegittimate con l'astensionismo alle prossime elezioni europee e amministrative parziali. Mentre a chi lotta e protesta nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze, il governo Renzi-Alfano riserva come e più di prima solo la politica del manganello poliziesco.
É questa Italia – quella della controriforma costituzionale neofascista e piduista, dei continui tagli allo “Stato sociale” e ai diritti dei lavoratori, della svendita e della privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici comprese le municipalizzate, della violenza poliziesca contro le masse e della politica sempre più militarista e interventista dell'imperialismo nazionale, in poche parole l'Italia di Renzi e Berlusconi – il Paese per cui combatterono e morirono i nostri padri partigiani?
Evidentemente non può esserlo, ma essere coerenti oggi con i valori della Resistenza e dell'antifascismo vuol dire invece lottare conseguentemente per spezzare l'asse piduista e golpista Renzi-Berlusconi, per impedire il completamento della seconda repubblica neofascista e l'instaurazione di un altro ventennio col volto di Renzi dopo quello di Berlusconi. Vuol dire anche, per il proletariato, riprendere coscienza che il suo compito storico è quello di abbattere il capitalismo, prendere il potere politico ed instaurare il socialismo, senza il quale non sarà mai possibile cambiare veramente l'Italia e liberarsi per sempre dallo sfruttamento e dal fascismo.
Viva il 25 Aprile!
Gloria eterna alle partigiane e ai partigiani!
Teniamo alta la bandiera della Resistenza e dell'antifascismo contro il governo del Berlusconi democristiano Renzi e la seconda repubblica neofascista, per l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
23 aprile 2014