Un favore ai mafiosi e ai politicanti loro amici
Reato dimezzato e ridotte le pene per il voto di scambio
Frutto dell'accordo tra PD e FI

 
Un grave atto si è consumato lo scorso 16 aprile, laddove dopo 400 giorni di discussione tra Camera e Senato veniva approvata una legge controversa che incideva e di fatto cambiava, soprattutto nella commisurazione della pena, il reato contenuto all’art. 416 ter del codice penale e rubricato come “scambio elettorale politico-mafioso”. Il reato, introdotto nel 1992 all’indomani delle gravissime stragi di mafia che colpirono i magistrati Falcone e Borsellino, prevedeva una pena base di 7 anni fino ad un massimo di 12 per coloro i quali ottenevano la promessa di voti con la forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, in cambio della erogazione di denaro. Il nuovo testo (passato al Senato con 191 sì, 32 no e 18 astenuti) ribalta sia nella pena che nel contenuto il vecchio, sostituendolo vistosamente: la punizione travolge il politico che paga, o semplicemente “promette”, denaro o “altra utilità” in cambio della promessa di voti mafiosi con una pena da 4 a 10 anni. Un dato letterale, quello del nuovo delitto, che è decisamente più ampio dell’esistente perché colpisce l’accordo tra il politico e il mafioso e introduce le “altre utilità” come contropartita rispetto al solo denaro; nel contempo l’inciso di “altre utilità” potrebbe essere un’arma a doppio taglio, tenendo conto che può essere sottoposto ad un vaglio interpretativo diverso dal giudice che dovrà procedere. Il fatto più grave è il clamoroso alleggerimento delle pene che da 7-12 anni passano a 4-10, che suscita più di una perplessità, tenuto conto che con 4 anni non scatta l’interdizione perpetua ai pubblici uffici e poi c’è sempre la prescrizione in agguato. Inoltre una pena così esigua difficilmente può tramutarsi nella detenzione in carcere, visti gli enormi benefici che si hanno, anche con le recenti legislazioni, per coloro che hanno avuto una pena dai 4 anni in giù.
Sconcerto contenuto nel mondo della magistratura, con l’appoggio entusiasta dell’Anm, e della Direzione nazionale antimafia (il nuovo capo Roberti l’ha definita “una norma perfetta”). Persino il magistrato Raffaele Cantone, neo presidente dell’Autorithy sulla corruzione, che era stato tra i più critici sulla prima formula approvata dalla Camera, ha lodato la norma; stessa posizione dell’Associazione “Libera” che ha espresso giudizi sostanzialmente positivi. PD (che tramite il senatore Mattiello parla di “rivoluzione ragionevole”) e FI hanno esultato tra il tripudio di Brunetta e i dubbi della senatrice antimafia PD Rosaria Capacchione, cui hanno fatto da controaltare le uniche proteste nel parlamento nero da parte del M5S che hanno parlato di “morte del 416 ter” e gridato in Senato “fuori la mafia dallo Stato”. Mentre storcono il naso le Unioni Camere penali, l’organismo dell’avvocatura penale, e alcuni magistrati, come il pm Alessandro Milita, pubblica accusa nel processo contro il plurinquisito Cosentino, Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo e a capo del Movimento Agende rosse critica la nuova normativa: “non capiamo perché bisogna fare un regalo ai politici collusi con la mafia e ai mafiosi che intendono aiutarli, abbassando la pena. Non capiamo perchè rendere ancora più conveniente per lo Stato deviato trattare con la mafia”.
Noi marxisti-leninisti riteniamo che la modifica posta all’art. 416 ter c.p. non farà altro che favorire molto più facilmente che nel passato gli accordi tra le cosche politiche e quelle mafiose. Non è un caso che la norma è stata modificata proprio sotto le prossime elezioni europee quasi a mettere le mani davanti per i prossimi sotterfugi che ci sono e ci saranno sempre tra Stato borghese e mafia e che ora risulteranno ancora più semplificati dalla norma bipartisan votata dalla destra e dalla “sinistra” del regime neofascista.
 

23 aprile 2014