Denunciate le controriforme costituzionale e il decreto sul lavoro di Renzi. Contestati i partiti del regime neofascista, dal PD al PDCI, dalla Lega al M5S
Il 25 Aprile celebrato nelle piazze d'Italia
A Varese PMLI, PRC e Donne in nero uniti tengono alti i valori della Resistenza. A Milano contestati il PD, Pisapia e Angeletti. A Verona manifestazione contro gli F35. A Niscemi corteo contro il MUOS. A Catania contestato l'assessore Licandro (PDCI). A Roma squadristi sionisti aggrediscono la delegazione dei palestinesi per estrometterla dal corteo. Napolitano difende gli F35, attacca gli antimilitaristi e onora i due marò.
Il PMLI in piazza da Milano a Catania invita a spezzare l'asse Renzi-Berlusconi
Una straordinaria giornata di lotta dal Nord al Sud Italia durante la quale le masse antifasciste italiane hanno rimarcato in modo forte il significato attuale, non retorico, popolare, della Festa della Liberazione, ribadendone i valori politici e rispedendo alle istituzioni borghesi in camicia nera sia il tentativo di approfittare del tempo trascorso per cancellare la Resistenza dalla memoria storica del nostro popolo, sia di strumentalizzarla in senso reazionario, militarista, imperialista, per subordinarla al disegno neofascista e presidenzialista che rischia di realizzarsi compiutamente grazie al patto di ferro tra Renzi e Berlusconi, benedetto dal presidenzialista Napolitano.
Ovunque è stata tangibile l'elevata e crescente combattività delle masse antifasciste. Una preoccupazione per le istituzioni borghesi, come dimostra la stessa concione ideologica reazionaria di Napolitano che fa sabotaggio ideologico e storico nel tentativo di contaminare i veri valori della Resistenza. Sceglie così di recarsi al Vittoriano, il cosiddetto “altare della Patria” simbolo del militarismo e dell'imperialismo italiani, per dare la solidarietà ai Marò e difendere la spesa militare per l'acquisto degli F35.
Nel cogliere l'attualità della celebrazione del 25 Aprile, in più piazze gli antifascisti hanno espresso una crescente carica antigovernativa, denunciando e criticando le controriforme costituzionali e il decreto Renzi sul lavoro.
A Verona, ad esempio, l'Arena ha ospitato i pacifisti italiani, alcune migliaia, che si sono riuniti per lanciare un forte appello al Disarmo, e dire “NO” all'acquisto degli F35 fortemente voluto dal governo Renzi e da Napolitano.
L'attualizzazione del 25 Aprile, come la sua carica antistituzionale, era presente nelle stesse lotte su problemi concreti che i movimenti e i comitati hanno portato in piazza, saldandole con l'antifascismo. Non potevano mancare le dure contestazioni alle istituzioni borghesi che segnano un coraggioso salto verso un'opposizione sempre più cosciente e aperta alle politiche antipopolari e a chi le stabilisce e le impone. In queste diffuse e forti contestazioni è il PD, il partito di Renzi, quello che paga il pegno più salato per le sue politiche antipopolari. Viene contestato a Milano, con fischi e “vergogna”. Stessa sorte è toccata al neopodestà Pisapia e alla sua giunta arancione.
A Torino, la sera del 24 aprile, i No Tav hanno contestato il sindaco Fassino, PD e il renziano di ferro Sergio Chiamparino candidato PD a governatore del Piemonte.
La combattività delle masse antifasciste è un dato che ha riguardato l'intero territorio nazionale, anche quello non direttamente liberato dalla guerra di Resistenza, segno che il 25 Aprile con i suoi reali valori sono profondamente radicati nella coscienza del popolo italiano.
Una grande prova di coraggio l'hanno data i giovani siciliani che a Niscemi (Caltanissetta) provenienti da tutta la Sicilia hanno sfilato “per i sentieri delle resistenza” per raggiungere e liberare un pozzo d’acqua recintato dai militari USA e sottratto alla popolazione locale che soffre di una insostenibile carenza d'acqua. La battaglia contro il MUOS è stata una degli assi portanti delle manifestazioni a Palermo e Catania dove erano presenti folte delegazioni di attivisti del movimento.
Nessuno tocchi “Bella Ciao!”, è questo il sentimento degli antifascisti di Pordenone che hanno duramente contestato con fischi il sindaco del capoluogo, Claudio Pedrotti, PD, e il vicepresidente della provincia, Eligio Grizzo (Lega Nord), rei di aver assunto un atteggiamento ambiguo e sostanzialmente accondiscendente verso il prefetto, Pierfrancesco Galante, che aveva tentato “per motivi di ordine pubblico” di proibire il canto della più cara canzone della Resistenza. Inutile dire che la canzone è stata convintamente cantata dalla folla presente in piazza.
Dure contestazioni a Parma, al sindaco Federico Pizzarotti del M5S, chiamato “fascista” per le sue recenti ordinanze di sgombero, poi congelate, di due edifici occupati in città.
A Reggio Emilia le contestazioni degli antifascisti sono state contro la Lega che proprio per il 25 Aprile, aveva scelto di organizzare un convegno sull'Europa, con un'azione definita dall'ANPI “una provocazione” per la città medaglia d'oro della Resistenza. “Fuori la Lega Nord da Reggio Emilia” hanno urlato i giovani in corteo.
Una dura contestazione anche a Catania, dove è stato preso di mira l'assessore Orazio Licandro (dirigente nazionale del PDCI) rappresentante della giunta Bianco, PD, rea dei tagli ai servizi per le masse popolari e della censura di una targa commemorativa dedicata agli omosessuali deportati durante il fascismo.
Un fatto estremamente grave si è verificato nel corteo romano quando una squadraccia di sionisti ha aggredito la delegazione dei palestinesi che portava decine di bandiere per tentare di estrometterla dal corteo.
I marxisti-leninisti in questa vivace e cosciente marea antifascista si sono mossi come pesci nell'acqua, amalgamandosi con le piazze in cui sono stati presenti, stringendo fronti uniti antifascisti, come è successo a Varese, dove per tutto il corteo le “Donne in nero” affiancate dal PMLI insieme a una larga fetta dei dimostranti hanno intonato canzoni come Bella Ciao, ma anche portando con convinzione e con forza la linea del Partito in piazza, diffondendo migliaia di volantini, e, in taluni casi stampando a proprie spese, con grandissima generosità come è successo a Catania, “Il Bolscevico” sempre più richiesto dalle masse e in quasi tutte le piazze il manifesto: “Coerenti con i valori della Resistenza. Spezziamo l'asse Renzi-Berlusconi”, apprezzato dagli antifascisti in piazza. Un'ulteriore conferma dell'atteggiamento benevolo e di apertura dei movimenti nei confronti del PMLI, che certifica la capacità del Partito di cogliere i sentimenti e le aspirazioni più profondi ed attuali del proletariato e delle masse popolari italiane. In molti hanno condiviso oltre a quella parola d'ordine anche quella strategica e cioè che essere coerenti oggi con i valori della Resistenza e dell'antifascismo vuol dire per il proletariato, riprendere coscienza che il suo compito storico è quello di abbattere il capitalismo, prendere il potere politico ed instaurare il socialismo.
A parte i servizi relativi alle tante iniziative locali a cui ha partecipato il PMLI.
30 aprile 2014