Milano
Il PMLI tinge di rosso il corteo e rompe il silenzio imposto dai vertici confederali collaborazionisti, con slogan ripresi dagli spezzoni vicini. Piace ai manifestanti il cartello del PMLI che bolla la continuità tra Renzi e Berlusconi. Nel pomeriggio May Day Parade organizzata dai movimenti
Redazione di Milano
A Milano tradizionale corteo sindacale. Sono affluiti a Porta Venezia centinaia di manifestanti provenienti dalle province di Milano e Monza-Brianza, tra lavoratrici e lavoratori (la maggior parte dei quali cassintegrati e precari e tra i quali non mancavano i migranti), assieme a molti pensionate e pensionati.
A tingere il corteo del Primo Maggio milanese del suo rosso autentico è stato indubbiamente anche quest’anno il PMLI. Sin dal concentramento compagne e compagni, militanti e simpatizzanti della Cellula “Mao” di Milano, delle Organizzazioni di Sesto S. Giovanni e di Binasco, e dalla provincia di Bergamo, erano all’opera diffondendo centinaia di volantini “Viva il 1° Maggio! Proletari, lottate per conquistare il potere politico e il socialismo”. Stessa parola d'ordine sul manifesto affisso su un lato di un cartello, mentre sull’altro campeggiava quello contro il governo Renzi che rappresenta quest’ultimo nello stringere la mano al suo maestro piduista Berlusconi, ambedue con il fez fascista, attirando l’approvazione di molti manifestanti che l’hanno fotografato chiedendo ai nostri compagni anche di posare con esso.
A rompere il silenzio tombale imposto dai vertici collaborazionisti dei sindacati confederali ci hanno pensato i marxisti-leninisti milanesi che hanno coinvolto i manifestanti - innanzitutto gli operai dello spezzone della FIOM appena dietro la delegazione del PMLI - al canto di “Bandiera Rossa”, “L’Internazionale”, “Se 8 ore vi sembran poche” e “Il nostro giorno è il Primo Maggio”, e dal grido di slogan tesi ad elevare la combattività e la coscienza di classe, tra cui “lotta di classe è nostro dovere, classe operaia al potere”, “Né flessibile, né precario, lavoro stabile, pari salario!”, “Il Jobs-Act non lo vogliamo, lavoro stabile, basta precariato”.
Lo stile vivace, disciplinato e compatto della rossa delegazione marxista-leninista ha attratto vari manifestanti che si sono complimentati e hanno preso contatto per meglio conoscerci anche virtualmente su Internet se non direttamente.
Nei comizi finali in Piazza della Scala ad essere applauditi da tutta la piazza sono stati solo i lavoratori precari, migranti e cassintegrati, quelli dei servizi aeroportuali milanesi messi sotto procedura di licenziamento dalla Società Esercizi Aeroportuali S.p.A., azienda della quale il Comune di Milano, guidato dalla giunta arancione di Pisapia, detiene la maggioranza delle azioni.
Grande l’ipocrisia e la sfacciataggine dei collaborazionisti segretari cittadini di CGIL, CISL e UIL che nei loro discorsi hanno fatto un mucchio di chiacchiere sulla loro volontà di battersi contro la precarietà del lavoro mentre nulla hanno detto affinché sia respinto il renziano Jobs Act con un doveroso sciopero generale nazionale.
Non sono mancati i loro auspici ad un’alta partecipazione alle elezioni europee per legittimare le istituzioni imperialiste borghesi continentali, favoleggiando su una loro riformabilità in senso “sociale” e “democratico”.
Graziano Gorla (segretario CGIL di Milano) si è spinto sino a esaltare EXPO2015 come occasione di rilancio occupazionale mentre fu proprio lui a firmare l’anno scorso il vergognoso accordo sulle assunzioni per l'EXPO che impone l’assunzione di 18.500 lavoratori “volontari” a stipendio 0. Che faccia tosta!
Nel pomeriggio si è svolta la May Day Parade che è partita da Piazza 24 Maggio, ha attraversato Piazza Duomo e il Castello Sforzesco per concludersi in Piazza Carbonari dove è stato occupato da alcuni giovani autorganizzati un edificio dismesso della Regione Lombardia destinato da quest’ultima alla speculazione edilizia.
Sotto “scorta” di contingenti di polizia in tenuta antisommossa i vari carri allegorici e musicali scandivano la marcia di centinaia di giovani e migranti. Il corteo ha coinvolto i movimenti come quelli NO EXPO, No Canal e No TAV assieme ai principali centri sociali autogestiti cittadini. Molte delegazioni di lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro o contro la precarietà, come il comitato precari del Comune di Milano, hanno preferito sfilare in questa occasione piuttosto che al corteo mattutino per gli ormai aperti dissensi coi vertici sindacali collaborazionisti delle sigle confederali.
7 maggio 2014