Cambogia
Il regime di Hun Sen impedisce le manifestazioni del Primo Maggio
Il regime del rinnegato Hun Sen aveva vietato qualsiasi raduno in occasione del Primo Maggio e nella capitale Phnom Penh aveva sbarrato col filo spinato gli accessi al Parco della Libertà, il luogo simbolo della lotta delle opposizioni al governo. Ma un migliaio di manifestanti sono lo stesso riusciti a dar vita a una manifestazione a sostegno delle richieste sindacali di un aumento del salario minimo a 160 dollari al mese, dagli attuali 80, e del rispetto dei loro diritti compreso quello di sciopero, che erano stati al centro degli scioperi dei lavoratori tessili del gennaio scorso. Diritti negati nella Cambogia di Hun Sen che è al potere da 28 anni, da quando, appoggiato dai revisionisti vietnamiti, distrusse l'esperienza socialista del Kampuchea Democratico diretto dal compagno Pol Pot e ripiombò il paese sotto capitalismo.
“Chiediamo il rispetto dei diritti nelle fabbriche di abbigliamento della Cambogia”, dichiarava il Centro cambogiano per i diritti umani in occasione del Primo Maggio denunciando che “l’industria dell’abbigliamento è caratterizzata da luoghi di lavoro malsani e condizioni di vita misere, salari insufficienti, precarietà, violenza di genere e diffuse violazioni della libertà di associazione e dei diritti sindacali”. Lo sfruttamento dei lavoratori tessili garantisce crescenti profitti ai capitalisti cambogiani e permette loro tra l'altro di sfilare fette di mercato ai pur potenti concorrenti capitalisti cinesi nella fornitura per le principali multinazionali del settore.
Uno sfruttamento garantito dalla repressione del regime di Hun Sen che inviava manipoli di poliziotti armati di bastoni e tubi metallici a disperdere la manifestazione nella capitale. Molti i feriti. Il presidente della Coalition of Cambodian Apparel Workers Democratic Union denunciava che “i diritti dei lavoratori sono stati soppressi ancora una volta”.
7 maggio 2014