Firenze
Giustizia per Riccardo Magherini, ucciso durante un fermo dei carabinieri
Sosteniamo la battaglia di familiari e amici

Redazione di Firenze
Anche a Firenze è morto un uomo a causa della violenza del fermo di polizia attuato dai carabinieri e della superficialità dei soccorritori. Riccardo Magherini ha pagato con la vita un momento di sofferenza psichica, ucciso proprio da chi avrebbe avuto il compito istituzionale di portargli aiuto. Nella notte fra il 2 e il 3 marzo scorsi a San Frediano è stato bersaglio della cieca violenza dei carabinieri che sono intervenuti perché - per la scomparsa di portafoglio e telefonino - si rendeva "colpevole" di essersi mostrato alterato. I militi lo hanno bloccato a terra a faccia in giù colpendolo ripetutamente. Da chiarire se è morto per arresto cardiaco o per asfissia da posizione.
Una vicenda che, come per Cucchi, Aldovrandi, Uva, tanto per citarne alcuni, è emersa solo per la determinazione dei familiari della vittima, decisi ad avere giustizia e a difendere la memoria del loro caro, infangata da una prima versione della procura di Firenze che, nella persona del pm Luigi Bocciolini, ha accusato Riccardo di spaccio e morte in conseguenza di altro reato.
Nel pomeriggio del 10 maggio familiari e amici di Riccardo hanno inscenato sulla spiaggetta sull'Arno a San Niccolò un flash mob in cui hanno ricostruito la sua drammatica fine, mimando il momento in cui veniva tenuto a terra e ammanettato dai carabinieri.
Alla fine di aprile la famiglia è riuscita a coinvolgere il senatore PD Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani, che ha preannunciato un'interrogazione parlamentare, e a mostrare in Senato un video che riprende i militi mentre si accaniscono sulla persona a terra e si sente urlare "aiuto", "sto morendo", "ho un figlio". Si sente anche un testimone inveire contro i carabinieri perché stavano prendendo a calci la persona a terra. A presentare il video il fratello Andrea e il padre Guido, accanto a loro Ilaria Cucchi.
Agghiaccianti le registrazioni del 118. Alle 1,21 i carabinieri chiedono l’intervento dei medici, dicendo che sono intervenuti su una persona “che sta completamente fuori, a petto nudo, e urla”. L’ambulanza parte ma non riesce a trovare la via (famossissima), alle 1,31 carabinieri richiamano il 118 spiegando che sentono le sirene ma l'ambulanza non arriva sul posto, e che “l’uomo continua a fare il matto”. Tre minuti dopo uno dei volontari dell’ambulanza dice di essere arrivato e che l’uomo “ha reagito in maniera violenta, gli sono addosso in due per tenerlo fermo e vogliono il medico”. Parole in contrasto con la drammaticità della situazione riportata dal video, e con le numerose testimonianze secondo cui a quell’ora Riccardo era inerte e silenzioso. Forse già morto. Tra l’altro dalle testimonianze risulta che uno dei paramedici sul posto abbia cercato il battito cardiaco di Riccardo, collegando l’apposita macchinetta al dito e, non ricevendo risposte, abbia detto: “Sarà rotta la macchinetta anche perché sembra che respiri”. Poco dopo la telefonata infatti, la centralinista del 118 chiama il medico dicendo: “Ci vogliono due uomini forti, c’è uno che ha tirato le manette ai carabinieri, ha due carabinieri sopra”.
Alla 1,44 infine giunge la seconda ambulanza, stavolta con il medico a bordo, che arriva credendo di dover sedare Riccardo, e invece si trova a fare un lungo massaggio cardiaco ad una persona che non dà più segni di vita. L’ultima chiamata alle 2,12 è del medico al 118 per comunicare che “il ragazzo che era stato immobilizzato dai carabinieri è in arresto cardiaco, sono per strada”. Quando il medico ipotizza che il ragazzo abbia una trentina di anni, l’interlocutore gli chiede: “Ha preso roba?”. Il medico risponde: “Poi ne parliamo”.
La denuncia della famiglia contro noti ha costretto il pm Luigi Bocciolini a iscrivere nel registro degli indagati i quattro carabinieri che fermarono Riccardo, indagati per omicidio preterintenzionale; oltre ai militari sono stati iscritti nel registro degli indagati, per omicidio colposo, anche i 5 sanitari che prestarono soccorso.
L’avvocato dei Magherini, Fabio Anselmo, commenta: “Siamo basiti da questo atteggiamento contraddittorio della Procura di Firenze, sono curiose dichiarazioni scadenzate che sembrano essere dirette all’opinione pubblica dimenticando che della vicenda ci sono molti testimoni. Si parla piuttosto di un arresto immotivato e ingiusto, che per giunta ha portato alla morte di un uomo. Se tutti i cittadini italiani che, in un momento di difficoltà, necessitano assistenza psichiatrica devono essere condotti alla morte, allora lo Stato di diritto è finito”.

14 maggio 2014