I poliziotti del Sap applaudono i colleghi assassini di Aldrovandi
Renzi al sindacato fascista: “Bellissimo lavorare insieme”
La mamma di Federico: “Terrificante, mi si rivolta lo stomaco”
Come se non fosse bastata l’adunata squadrista organizzata dal Coisp a Ferrara nel marzo dello scorso anno davanti alle finestre dove lavorava la madre di Federico Aldrovandi, ora ci pensa un altro sindacato poliziesco di matrice fascista (il Sap) a suscitare l’indignazione generale delle masse popolari italiane applaudendo al suo congresso nazionale di Rimini tre dei quattro pregiudicati presenti - tutti ancora in forza alla polizia di Stato - responsabili del brutale assassinio del giovane ferrarese avvenuto nel 2005: è stato il caporione del Sap in persona, Gianni Tonelli, a richiedere l’applauso per i tre pregiudicati, e la platea composta da poliziotti e da politici (erano presenti tra gli altri Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa) ha tributato ben cinque minuti di scrosciante ovazione, con tutti i poliziotti delegati presenti nella sala del Grand Hotel che si sono alzati in piedi per omaggiare i tre malviventi che continuano a indossare la loro stessa divisa.
I tre agenti presenti al congresso del Sap infatti - Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani - sono stati condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione il 21 giugno del 2012 - insieme ad un quarto agente, Monica Segatto - per eccesso colposo in omicidio colposo alla ridicola pena di tre anni e sei mesi, tre anni dei quali coperti dall’indulto. A parte Forlani, in aspettativa per malattia, gli altri tre pubblici ufficiali sono rientrati in servizio dopo aver comunque scontato alcuni mesi di detenzione e sei mesi di sospensione. Ed era già un vero miracolo se si era giunti alla loro condanna, perché alcuni loro colleghi tentarono di insabbiare e di sviare l’inchiesta promossa nei loro confronti, come testimonia la condanna del Tribunale di Ferrara del 5 marzo 2010 contro i poliziotti Paolo Marino, Marcello Bulgarelli e Marco Pirani per avere a vario titolo intralciato le indagini della magistratura.
Anche dalle condanne dei tre poliziotti per il grave tentativo di depistaggio dell’inchiesta si desume l’indiscutibile colpevolezza di Forlani, Pollastri, Pontani e Segatto: è evidente quindi che, contrariamente a quanto dichiarato da Tonelli - che sostiene a spada tratta l’innocenza dei suoi colleghi condannati - cioè che gli applausi erano una sorta di omaggio a colleghi ritenuti ingiustamente condannati, i poliziotti nei confronti dei quali è stata emanata una sentenza definitiva per l'assassinio del giovane ferrarese sono colpevoli al di là di ogni dubbio, anzi sono persone pericolose per l’intera società, non ci sono proprio motivi per applaudirli e questo Tonelli e i delegati del Sap lo sanno fin troppo bene.
Anche Matteo Renzi dovrebbe sapere bene di che pelle fascista si è sempre rivestito il Sap, eppure - a proposito dello spinoso tema dell’unificazione delle forze di polizia - ha mandato a dire, salvo indignarsi poche ore più tardi per gli applausi, al Congresso nazionale “è una sfida difficilissima ma sarà bellissimo lavorarci insieme”: Renzi cioè auspica di avere come interlocutore in un delicatissimo passaggio istituzionale un sindacato i cui rappresentanti nazionali si sentono pienamente a loro agio con degli efferati assassini ai quali plaudono, un po’ come se fossero compagni di merende!
Il commento della madre di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti, è stato lapidario: “terrificante, mi si rivolta lo stomaco” e il padre che è vigile urbano a Ferrara ha dichiarato con sdegno “orribile, soprattutto per chi, per quella divisa ha dato la vita”: entrambi hanno ricevuto la solidarietà - molto spesso ipocrita, come si è visto - di parte del mondo politico e istituzionale.
Il vergognoso gesto degli applausi, nel suscitare una sentita e spontanea reazione nell’opinione pubblica, ha anche indotto molti poliziotti iscritti al Sap a dichiarare di non voler rinnovare la tessera e ha moltiplicato gli slogan del Primo Maggio diretti contro la polizia: a Torino i No-Tav hanno sfilato e hanno denunciato che l'affronto perpetrato a Rimini non è opera semplicemente di qualche “mela marcia” ma è il frutto di un intero sistema repressivo poliziesco che colpisce quanti come i No Tav sono in conflitto col governo e le istituzioni dominanti.
14 maggio 2014