Dopo 20 anni continua ancora la tangentopoli a Milano
Le mani della destra e della “sinistra” del regime sull'Expo e la “città della salute”
I principali esponenti della cupola a delinquere degli appalti sono: Frigerio (FI), Greganti (PD), Grillo (FI) e Cattozzo (UDC). Chiamati in ballo Berlusconi, Bersani, Lupi, Maroni, Galletti, Cesa e Guerini, uomo di Renzi
L'esposizione universale va cancellata
Dal nostro corrispondente della Lombardia
Come volevasi dimostrare: Tangentopoli è tutt’altro che finita! Essa è continuata imperterrita e dopo vent’anni ha ritrovato oggi il suo miglior exploit nella gran mangiatoia dell’EXPO 2015. Ciò è inevitabile nel capitalismo data la corruzione in esso connaturata così come non sorprende il fatto che alcuni dei protagonisti della Tangentopoli degli anni ’90 siano ritornati alla ribalta nella nuova tangentopoli targata EXPO (e non solo) a dimostrare la fiducia acquisita sin da allora - presso importanti settori della borghesia organizzata in lobby politico-affaristiche - come faccendieri esperti di professione nel dirottare, sotto lauto compenso, ingenti fondi pubblici nelle fameliche fauci di grandi consorterie private.
Tutto (ri)comincia giovedì 8 maggio quando il direttore Pianificazione e Acquisti di EXPO 2015 SpA e general manager Constructions del grande progetto milanese, Angelo Paris, veniva arrestato per ordine del giudice delle indagini preliminari (gip) Fabio Antezza in un’inchiesta per i reati contro la pubblica amministrazione condotta dai pm milanesi Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Insieme a Paris sono stati arrestati l’ex senatore di Forza Italia Luigi Grillo come intermediario delle irregolarità negli appalti di Infrastrutture Lombarde, e dulcis in fundo
ritroviamo due rinomati faccendieri della prima Tangentopoli: l’allora segretario amministrativo della DC milanese poi passato a Forza Italia Gianstefano Frigerio e l’ex funzionario del PCI-PDS, e tutt’oggi iscritto al PD, Primo Greganti. Il gip qualifica Greganti, in base alle intercettazioni, come “soggetto ritenuto dalla polizia giudiziaria e dai titolari delle indagini legato al mondo delle società cooperative di area PD, già condannato con plurime sentenze per dieci reati in materia tributaria e due finanziamenti illeciti a partiti”. Una nuova ordinanza di custodia cautelare ha raggiunto anche Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, già agli arresti domiciliari per un’altra inchiesta di un mese fa.
Arrestati anche il mediatore Sergio Cattozzo (UDC) e l’imprenditore Enrico Maltauro, altro indagato negli anni ’90. La Procura aveva chiesto altri 12 arresti nel mondo della sanità lombarda, che però sono stati respinti dal gip per mancanza delle esigenze cautelari. Sono state eseguite 80 perquisizioni a Milano, Roma, Torino, Vercelli, Alessandria, Pavia, Lecco, Vicenza, Bologna, Ferrara, Reggio Emilia, Pescara, La Spezia e Genova nei confronti di altre persone, società ed enti pubblici coinvolti nella vicenda.
Angelo Paris, secondo gli investigatori, era “totalmente sottomesso ai voleri dell’associazione”. “Io vi do tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera”, dice in una intercettazione, parlando con alcuni componenti dell’associazione a delinquere. In questo modo l’associazione criminale veniva a conoscenza in anticipo delle decisioni riguardanti EXPO 2015, per esempio i progetti dei padiglioni dei diversi Paesi o gli interventi ai fini di risolvere aspetti problematici nel progetto delle Vie d’Acqua. L’associazione per delinquere, “operativa da un anno e mezzo o due” avrebbe condizionato o tentato di condizionare almeno da metà del 2013 alcuni appalti dell’EXPO, tra cui la gara per “l’affidamento per le architetture di servizi”, che sarebbe stata pilotata a favore dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro, finito in carcere. Maltauro, sempre secondo i pm, avrebbe versato “30-40mila euro al mese” in contanti o come fatturazione di consulenze alla “cupola degli appalti”.
No solo EXPO nell'inchiesta
L’inchiesta non riguarda solo EXPO, ma anche la progettazione dei lavori (per un valore di bandi di gara di 323 milioni di euro) della “Città della Salute” nel Comune di Sesto San Giovanni (nell’area ex Falck) e la gestione dei servizi di supporto non sanitari rivolti alle due Fondazioni IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) - ossia il “Carlo Besta” e Istituto Nazionale dei Tumori – che nella suddetta “Città” si fonderanno. Rognoni, d’accordo con Frigerio, Cattozzo, Grillo e Greganti, avrebbe “organizzato costanti incontri personali” nel corso dei quali si trasmettevano “notizie di ufficio destinate a rimanere segrete sul procedimento di formazione del bando di gara e sulla successiva fase di aggiudicazione”. Venivano così “segnalate in anticipo le migliorie progettuali in grado di assicurare” ai partecipanti da favorire “una valutazione di favore rispetto all’offerta pervenuta da altre imprese concorrenti”. Secondo l’accusa, i reati sarebbero stati compiuti almeno fino a due mesi fa.
Le prime notizie sull’associazione criminale sono emerse nell’ambito dell’indagine “Infinito” sulla ‘ndrangheta in Lombardia. A quel punto è stato coinvolto il pm D’Alessio, e sono proseguite le indagini per i reati di associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione. La struttura “ruotava attorno alle persone di Frigerio, Greganti e Grillo”. Nelle carte dell’inchiesta compaiono i nomi di diversi esponenti politici tra cui quello del neoduce Berlusconi e dei suoi sodali Cesare Previti e Gianni Letta, che però non risultano indagati. In particolare, Primo Greganti, come hanno riferito i pm, “copriva e proteggeva” gli interessi della Legacoop legata al PD, l’ex DC Gianstefano Frigerio ”proteggeva le imprese riconducibili a tutti gli schieramenti politici”.
La “sede sociale” dell’associazione a delinquere che avrebbe condizionato anche alcuni appalti EXPO era il “Circolo culturale Tommaso Moro”. In questo “centro culturale”, di cui è presidente Frigerio, come ha spiegato il pm Claudio Gittardi, “si tenevano riunioni giornaliere a cui partecipavano direttori generali di aziende ospedaliere, imprenditori, personaggi di rilievo politico”. Tuttavia, chiarisce sempre lo stesso Gittardi “gran parte della vita dell’associazione si svolgeva a Roma”. E a Roma sono avvenuti due degli arresti.
In Lombardia si è quindi formata una vera e propria “cupola per condizionare gli appalti”, che prometteva “avanzamenti di carriera” grazie a “protezioni politiche” a manager e pubblici ufficiali. Il meccanismo operativo era “molto semplice”: quando c’era una gara d’appalto giudicata interessante, l’associazione diretta da Gianstefano Frigerio interveniva avvicinando il pubblico ufficiale competente, utilizzando gli appoggi e le amicizie che poteva vantare in altri contesti, muovendosi “a 360 gradi” nell’ambito politico. L’indagine è nata a prescindere da EXPO, e poi è arrivata a riguardare anche l’evento 2015 perché l’associazione vi aveva rivolto le proprie mire. In particolare, era stato contrattato il direttore generale dell’ufficio contratti Angelo Paris, il quale “da settembre/ottobre 2013 ha manifestato da subito una sorprendente disponibilità nei confronti del sodalizio criminoso”. Venivano quindi comunicate in anticipo al sodalizio criminale le attività amministrative in corso, per esempio i bandi di gara, e alcuni imprenditori “amici” del settore edile e altri venivano proposti come potenziali aggiudicatari delle gare stesse. La squadra operava “in modo coordinato”, coinvolgendo aziende legate a diversi partiti politici nei quali trovavano protezione.
Intercettazioni inequivocabili
Secondo quanto emerge dalle intercettazioni il neoduce Berlusconi è stato sollecitato da Frigerio anche con l’invio di bigliettini ad Arcore, per raccomandare a lui e al dittatore fascioleghista della Lombardia Roberto Maroni il direttore pianificazione acquisiti di EXPO Angelo Paris come successore di Antonio Rognoni (arrestato il 20 marzo) al vertice della società Infrastrutture Lombarde. In una intercettazione del 28 marzo 2014 due indagati scrive il gip di Milano “confermano la circostanza per la quale Frigerio ha effettuato, a dire degli stessi sodali, un ulteriore intervento presso Maroni e presso Berlusconi per raccomandare la nomina di Paris presso Infrastrutture Lombarde spa”. Uno dei due interlocutori, Giovanni Rodighiero, ritenuto dagli investigatori “stretto collaboratore di Frigerio”, sostiene di avere visto Frigerio “andare ad Arcore... sai che io non dico tutte le settimane ma il lunedì” e il venerdì c’ho sempre la lettera da portare… solo che adesso bisogna stare molto più abbottonati, ti spiego anche il perché… c’è il cerchio magico da Berlusconi”. Quanto all’invio di messaggi scritti da parte di Frigerio attraverso Rodighiero ad esponenti politici di vertice per perorare la posizione di Paris “si evidenziano alcuni dati oggettivi – spiega il gip – a riscontro del contenuto delle intercettazioni”. In particolare, il giudice evidenzia che i cellulari “in oggetto hanno effettivamente agganciato ripetitori ubicati nel Comune di Arcore”.
Viene invece tirato in ballo il nome di Bersani per un’altra nomina quella di Giuseppe Nucci, rimasto fuori dalle nomine dello scorso settembre di Sogin (la società di Stato responsabile della disattivazione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi). Sergio Cattozzo, ex segretario regionale UDC della Liguria, dice di aver parlato con Greganti affermando che anche quest’ultimo “era convinto che si potesse ancora correre su Nucci presidente perché Pierluigi Bersani ha detto ‘io sono d’accordissimo’”. Il nome del capobastone PD emerge anche in un’altra intercettazione del 7 settembre 2012 a proposito della “Città della Salute“, un affare da 40 milioni di euro. È Frigerio che parla con Rognoni: “… Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri, sulla Città della Salute, tu devi cominciare a fare delle riflessioni, poi senza responsabilità tue, mi dici come far partire un colossale macello perché è una cosa grossa quindi…”, la conversazione prosegue con la affermazione che Palladio si tirerà dentro l’imprenditore Maltauro, “perché è piccolo, poi Bersani mi a ha detto ‘a sinistra che fate?’ bisogna che senta, se Rognoni mi dice Manutencoop per me va bene…”. I due si accordano poi per “costruire un concorrente valido”. Secondo Frigerio quindi l’ex segretario del PD avrebbe chiesto se nelle gare c’era spazio anche per la Legacoop.
Tra i tanti nomi della politica viene anche fuori il nome del ministro dei Trasporti e Infrastrutture: in una intercettazione ambientale del 29 aprile 2013 Frigerio, “asserisce anche che deve mandare un biglietto a Maurizio Lupi (dal 27 aprile 2013 responsabile del ministero), con il nome di Antonio (Rognoni) per suggerirglielo come presidente Anas”.
In un altro colloquio del maggio 2013 con Sergio Cattozzo, Frigerio “sottolinea ancora – scrive il gip – che anche Maurizio Lupi è ‘amico di quelli di Manutencoop’ e che questi, ‘insieme ai ciellini‘, sarebbero già intervenuti per fargli fare da capocordata nel progetto di Città della Salute”. Frigerio, si legge ancora, “sostiene, inoltre, di conoscere bene i legami che ci sono tra Manutencoop e i ‘ciellini’ tanto che negli ultimi anni con Formigoni, a dire dell’indagato, Manutencoop avrebbe già ottenuto importanti lavori”.
La “cupola” e i suoi tentacoli
Sempre Frigerio dice di aver mandato una lettera a Fedele Confalonieri, presidente Mediaset, perché la “cupola” vorrebbe che la commissione nominata per la gara inerente la “Città della Salute”, e nominata dall’arrestato Rognoni, non sia modificata; ma anche che a concorrere al posto di direttore generale di Infrastrutture Lombarde siano alcuni dei suoi uomini fidati: “Sto facendo quella cosa lì…parlare persino con Fedele Confalonieri… perché è una persona autorevole… gli ho spiegato bene la cosa … quindi… stiamo premendo anche su quello”.
Frigerio voleva “tirare dentro” anche Lorenzo Guerini, da poche settimane vice segretario del PD e neopodestà di Lodi. In una intercettazione del 24 febbraio scorso Frigerio e Cattozzo parlano dell’appalto per la “Città della Salute” e del rischio che il contratto salti. Per questo immaginano di entrare in contatto con una serie di politici ex democristiani: dall’attuale ministro dell’Ambiente Luigi Galletti all’ex segretario dell’UDC Lorenzo Cesa fino a Guerini. Se poi questi siano andati in porto fine però non è chiaro. Frigerio suggerisce a Cattozzo: “Cesa … prima ne parli a Cesa, poi vedi Galletti e poi al limite portiamo Alberto da Galletti e lo facciamo potenziare da Vito (?) … nel frattempo studiamo .. se c’è un’operazione di commissariamento va bene… io devo parlarne a Guerini a Lorenzo devo parlarne… perché adesso quel matto lì di Renzi vuol fargli fare il segretario del partito… Così lo tiriamo dentro il Guerini… Stiamo parlando di 7 miliardi di lavoro”.
“La nomina all’Autorità dei Trasporti è nostra”. “La nomina del segretario generale dell’Autorità dei Trasporti l’abbiamo fatta noi”. C’è anche questo passaggio nell’ordinanza di custodia cautelare che svela come le aderenze della cupola in ambito politico potessero condizionare non solo appalti e soldi ma nomine pubbliche di peso. A parlare così è sempre Frigerio, il tramite tra l’associazione, le imprese di riferimento e i pubblici ufficiali per dirottare il sistema degli appalti. “Abbiamo portato Scino (Antonio Mario) a fare il segretario generale, quella nomina l’abbiamo fatta io e Sanese”. All’altro capo del telefono Rognoni. È ottobre del 2013, governo Letta-Alfano. Fino ad allora il piatto tipico erano gli incarichi ai vertici delle società regionali, come Sogin Spa o A2A ma di lì a pochi mesi l’associazione alza il tiro. “Guarda che i tempi stringono perché già cominciano a lavorare sulla grande ondata di nomine che è a primavera (…) decidono un sacco di cose dalle Poste a Finmeccanica, Eni, Enel, Terna”.
Questo ennesimo e colossale scandalo, che si alimenta giorno per giorno col procedere delle indagini della magistratura, dimostra in modo chiaro non solo cosa si cela dietro l’EXPO2015 ma dimostra inequivocabilmente quanto siano marce le istituzioni borghesi della seconda repubblica neofascista (che tra l’altro nacque col pubblico pretesto ipocrita di redimere l’Italia dalla corruzione della prima repubblica), e quanto conseguentemente marci sono i partiti borghesi che la governano a tutti i livelli. A questo punto l'Esposizione universale va cancellata.
14 maggio 2014