Fare il bilancio della storia del movimento operaio per sapere che cosa bisogna fare oggi

di Giovanni Scuderi
 
Compagni e amici, buonasera e benvenuti a questo dibattito organizzato dai compagni, bravissimi, generosissimi ed estremamente coraggiosi, della Cellula “Vesuvio Rosso” del nostro Partito. Questi compagni rappresentano il prototipo del militante marxista-leninista, cioè delle ragazze, dei ragazzi, degli operai, dei lavoratori, insomma di tutte quelle persone che danno la propria vita e le proprie sostanze alla causa del socialismo, del proletariato e della rivoluzione. Tutto il Partito ha da imparare dall'esempio e dal coraggio dei compagni napoletani.
Noi siamo qui per illustrarvi la proposta del PMLI che è diretta specificamente alle ragazze e ai ragazzi, ma che interessa tutto il proletariato e tutto il popolo di Napoli, della Campania, del Sud e di tutto il nostro Paese. Vogliamo discuterla con voi, che siate d'accordo o che non siate d'accordo, che siate d'accordo totalmente o che siate d'accordo parzialmente.
Il compagno alla presidenza ha fatto una proposta per il dibattito. Gli interventi però si possono moltiplicare e i tempi si possono allungare, a seconda l'esigenza di conoscerci reciprocamente. lo, una volta che ho fatto l'introduzione, potrei poi stare zitto per ascoltarvi, per imparare da voi. Idealmente il dialogo lo potremmo continuare attraverso i compagni di Napoli, che rimangono qui vita natural durante, e attraverso II Bolscevico. Ha poca importanza da parte mia stare ore e ore a parlare e monopolizzare tutto il tempo. Se è vero che da parte nostra c'è l'esigenza di avanzare una proposta politica limpida, dati questi "chiari di luna" che ci sono a Napoli, al Sud, a livello nazionale e internazionale, nello stesso tempo da parte nostra abbiamo l'altra esigenza di conoscere la realtà locale, di conoscere il pensiero delle masse, di discutere con le masse, di portare tutte le questioni alle masse.
In quella mangiatoia che è il parlamento, mangiatoia o porcile, come preferite, si fanno tante proposte, e tutti dicono che parlano a nome e a favore delle masse, ma in realtà essi barano perché queste loro proposte non vengono fuori dal basso, non vengono fuori dal proletariato, non vengono fuori dai disoccupati, non vengono fuori dai poveri, dalle persone che soffrono. Mi riferisco a tutte le questioni d'ordine economico, d'ordine istituzionale, d'ordine politico e d'ordine sindacale. Occorre invece discutere con le masse prima di fare delle proposte a livello istituzionale di qualsiasi tipo. Bisogna prima recepire la volontà e le idee delle masse e a quel punto, solo a quel punto, uno è veramente delegato a rappresentarle.
Vorrei esprimere personalmente e a nome dell'intero Partito marxista-leninista italiano il nostro saluto militante, la nostra attiva solidarietà a tutti i disoccupati, ai cassintegrati, agli operai e ai lavoratori in mobilità, ai poveri, ai diseredati di Napoli e della Campania. Noi ci sentiamo una cosa sola con questi lavoratori, con questi disoccupati, come con i terremotati dell'Irpinia. Una cosa sola, perché? Perché siamo carne della stessa carne e sangue dello stesso sangue, perché i loro problemi sono i nostri stessi problemi, in quanto anche i militanti del nostro Partito sono lavoratori, sono operai, sono disoccupati, sono terremotati. Per cui non c'è distinzione tra i nostri militanti e le masse del Sud, come del Centro e del Nord.
Se il proletariato a livello mondiale non ha confine, non ha patria, figuratevi voi, compagne e compagni, se a livello nazionale ci possono e ci debbano essere delle barriere tra Sud, Centro e Nord. Siamo tutti componenti delle masse. Le masse sostanzialmente non hanno delle contraddizioni interne antagonistiche, non hanno dei problemi interni laceranti. È la borghesia e le sue cosche parlamentari che introducono all'interno delle masse delle divisioni, delle contraddizioni di ordine economico, di ordine sociale, di ordine sindacale, di ordine territoriale. Ma questo non lo fa il proletariato, e noi, in quanto Partito del proletariato, ricerchiamo, attraverso la chiarezza, la discussione e la verità, l'unità del proletariato e delle masse popolari di tutte le regioni del nostro Paese, come del mondo intero perché in prospettiva il proletariato italiano e di tutti gli altri paesi mirano alla grande unità mondiale di tutti gli sfruttati e gli oppressi.
lo sono particolarmente contento, felice e emozionato di essere a Napoli. Perché nella storia del nostro Paese, e in particolare nella storia del proletariato italiano, le masse napoletane hanno svolto un ruolo di primo piano. Se ci riflettiamo bene, in ultima analisi, la Resistenza è partita da qui, è partita da Napoli nel settembre del 1943 con l'eroica insurrezione antinazista che ha visto una grande unità di popolo senza distinzione di età, con gli scugnizzi in prima fila. Rimarranno scritte a lettere d'oro nella storia di Napoli, della Campania, del nostro Paese e del proletariato mondiale, le quattro giornate di Napoli del settembre del '43. La popolazione di Napoli ha avuto il coraggio e l'ardore di battersi a dorso nudo, a sassate e contatto quello che poteva avere nelle mani, per scacciare via il mostro del nazismo. Tutto il proletariato italiano e internazionale deve imparare, non può che imparare, dalle masse napoletane. Ecco spiegati la mia emozione e il mio riconoscimento alla popolazione di Napoli.
Se andiamo poi più indietro nel tempo, se ricordiamo la fondazione della I Internazionale di Marx e di Engels nel 1864 e ci domandiamo qual è stata quella città, quella popolazione di una regione d'Italia, che ha per prima appoggiato Marx ed Engels, la risposta è Napoli. Infatti proprio qui a Napoli si è creata la prima sezione italiana dell'Internazionale di Marx e di Engels. Se poi ci interroghiamo, sempre guardando la nostra storia, su ciò che avvenne nel '21, quando ci fu la grande scissione dei rivoluzionari dai socialdemocratici alla Craxi, alla Benvenuto e alla Martelli, vediamo che Napoli è stata uno dei centri fondamentali di questa grande divisione tra comunisti e socialdemocratici.
Nel Sessantotto, quando esplode la Grande Rivolta storica della gioventù del nostro Paese che si tira dietro la classe operaia e i contadini poveri, a Napoli si crea una base grossissima di questo movimento.
Quando nel 1964 e negli anni successivi i rivoluzionari hanno tentato di formare un Partito marxista-leninista noi vediamo che a Napoli e nella Campania nascono dei gruppi che si definiscono marxisti-leninisti. Recentemente, quando c'è statale liquidazione del PCI, noi abbiamo visto che la parte dei napoletani più a sinistra di quel partito, quella che idealmente aspira al socialismo, ha lasciato quel transfuga, quel voltagabbana di Occhetto ed è andata con Rifondazione comunista.
Andando poi avanti, e finalmente si arriva al nostro Partito, vediamo ancora una volta i rivoluzionari di Napoli in prima linea. Riassumendo sottolineo due cose. Il proletariato e le masse di Napoli e della Campania hanno sempre avuto un ruolo di prima linea e chiave nella storia e nello sviluppo sociale del nostro Paese. Questo è un concetto preciso. C'è però un altro concetto che non deve sfuggire e che io sottopongo fin da subito alla vostra riflessione.
Purtroppo fin dal 1867e 1869 e negli anni successivi le masse napoletane e campane, come del resto in tutto il nostro Paese, hanno avuto un grosso problema. Qual è? Quello di essere state fagocitate, strumentalizzate e ingannate o dagli "ultrasinistri" e dagli anarchici o dai riformisti e dai revisionisti mascherati. Questo è un fenomeno che riguarda non solo Napoli e la Campania ma tutto il Paese, e io credo che riguardi tutto il movimento operaio mondiale.
Che significa, qual è il problema? Il problema è, e qui si innesta subito la riflessione per esempio sul ruolo di Rifondazione comunista, che quando le masse italiane con alla testa il proletariato si liberano dell'influenza degli oppressori e degli sfruttatori e si rivoltano contro di essi, immediatamente gli agenti della borghesia travestiti da rivoluzionari cercano di prenderne l'egemonia in modo che, gradualmente e nel tempo, ciò che è uscito dalla porta rientri dalla finestra, salvaguardando così il potere della classe dominante borghese.
Questo è il punto. Il punto da capire e che ci segue, dall'Unità d'Italia ad oggi. Il nostro è un proletariato, entro il quale si inseriscono i proletari di Napoli, complessivamente tra i più avanzati e maturi su scala planetaria, che si è sempre posto in avanti ma che finora ha avuto alla sua testa qualcuno che gli ha messo le catene. Questo è importante per capire quello che è accaduto nel nostro Paese e quello che è accaduto nel mondo intero, perché è stata ammainata la bandiera rossa a Mosca, perché è stata ammainata la bandiera con la falce e martello e la stella del PCI, perché adesso un Garavini, un Cossutta, un Libertini, un Russo Spena o chicchessia ancora una volta non dicono quello che dovrebbero dire, ovvero sia: sfruttati, oppressi, progressisti, democratici, antifascisti volete liberami dalla dittatura della classe dominante borghese? Se volete fare questo, ecco cosa dovete fare, ecco come dovete muovervi. E qui si introduce il nostro discorso riguardo al revisionismo, alla conquista del potere da parte del proletariato e al socialismo. Un'esperienza storica enorme che va studiata e che non si può esporre in mezz'ora, ma nemmeno in due ore.
Scusate, voi sapete o no che nel 1956 c'era un certo omone, non Craxi s'intende, un certo gigante che si chiamava Mao? Lo sapete o no? Certo che lo sapete, non siete mica ignoranti. Ma questo gigante del pensiero e dell'azione rivoluzionari cosa ha detto nel 1956, subito dopo la presa del potere da parte di Krusciov a Mosca? Mao ha detto: attenzione compagni, il XX congresso del Pcus ha spezzato la spada di Stalin, prima o poi i revisionisti sovietici spezzeranno la spada di Lenin. In altri termini egli voleva dire che Krusciov aveva restaurato il capitalismo in Unione Sovietica e che aveva dato il via libera ai vari Togliatti d'Italia e del mondo per portare su un vassoio d'argento la testa della classe operaia alla classe dominante borghese. Pochi ascoltarono Mao in Urss, nel mondo e anche in Cina, dove 10 anni dopo Mao lanciò una grande rivoluzione per impedire ai revisionisti di conquistare il potere nel Partito e nello Stato. Per quanto ormai fosse molto in là con l'età, vi ricordate, fece quella famosa nuotata, tanto derisa dalla borghesia e dai fascisti internazionali, per dare una prova lampante che, nonostante fosse anziano, il suo fisico, e non solo il suo cervello, era pronto per la battaglia, pronto per fare un'ulteriore rivoluzione, per guidare le grandi masse cinesi, un quarto dell'umanità, a difendere il socialismo e il potere politico del proletariato. Lancia così nel 1966 la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria che dura 10 anni fino al 1976 affinché il proletariato cinese mantenesse il potere politico. Dopo la sua morte però la borghesia l'ha ripreso tramite Deng Xiaoping.
Il discorso di Mao contro il revisionismo, così vero, così reale, così lungimirante, fu quasi ignorato, fu messo in un angolino dai sedicenti comunisti. Perché? Perché nessun dirigente revisionista mascherato, da Togliatti a Cossutta, che allora si schierarono contro la Cina socialista e il suo massimo artefice, aveva alcun interesse a dire che Mao era nel giusto, era nel vero e che bisognava continuare sulla via della Rivoluzione d'Ottobre. Ecco il punto: continuare sulla via della Rivoluzione d'Ottobre. Ma essi, come hanno dimostrato i fatti, non volevano il socialismo e quindi hanno ingannato il proletariato inculcandogli il veleno del revisionismo, del riformismo, del parlamentarismo e del riformismo. Cosicché una moltitudine di iscritti ai loro partiti culturalmente e ideologicamente sono diventati dei borghesi non coscienti. Perché alla direzione di questi partiti che erano nati per fare la rivoluzione, per buttare giù dal potere politico la classe dominante borghese, c'erano dei revisionisti che hanno rinunciato alla via dell'Ottobre e quindi hanno bruciato intere generazioni di rivoluzionari.
Ma noi non possiamo mica stare qui a piangere sul latte versato. Attenzione bene. Noi ne parliamo solo per riflettere sul passato, come un punto al quale dobbiamo agganciare la nostra attuale riflessione personale e collettiva. Perché se non si parte da lì, non si può capire quello che è accaduto nel mondo intero da allora ad oggi, e non si può capire l'attuale situazione italiana. Oggi c'è un gran caos, un gran caos e una grande confusione, e ci sono tante proposte in parlamento e fuori dal parlamento per uscire da questa situazione. Ma un momento. il punto primo da capire è che al potere c'è la classe dominante borghese. Punto secondo: questo Stato, queste istituzioni, questa morale, questo costume, questa scuola, questa università, questa ideologia, questi partiti parlamentari, nessuno escluso, sono tutti quanti al servizio e in funzione della classe dominante borghese. Questi sono i due punti centrali da capire. E la confusione da dove nasce? Nasce dal fatto che si presuppone che all'interno di questo Stato, all'interno di queste istituzioni, all'interno di questo parlamento ci possa essere una forza politica che sia pure in una certa misura faccia gli interessi delle masse popolari e della classe operaia. È lì l'inganno, è lì che casca l'asino.
Eh no! Come è possibile, compagni e amici, una cosa del genere quando nessuno, dico nessuno, fatemi nome e cognome se ne conoscete qualcuno, mette in discussione il sistema economico, che è il punto dei punti, il punto che sta a monte. È questo il problema su cui bisogna porre l'attenzione, su cui bisogna riflettere e discutere. Vogliamo eliminare dal potere la classe dominante borghese? Allora bisogna sostituirla con un'altra classe. E qual è questa classe? La classe operaia. Vogliamo eliminare la disoccupazione, la miseria, il razzismo, il fascismo? Sì, allora bisogna eliminare il capitalismo. Questo è il punto. Al mondo c'è o socialismo o capitalismo. Da qui non si scappa. Nessun cervellone o cervellino è riuscito, al momento in cui sto parlando, ad elaborare una terza via, un qualcosa che sia né capitalismo e né socialismo. State bene attenti. La chiesa cattolica, Hitler, Mussolini, Fini, Togliatti, Berlinguer, parlano di terza via. Lo stesso fanno Cossutta e Garavini e gli altri lustra-scarpe della borghesia. Questi imbroglioni hanno commesso dei crimini talmente grossi che li attende piazzale Loreto. Quando la classe operaia, i lavoratori, le masse prenderanno coscienza dei loro inganni ci sarà un grande piazzale Loreto e ci saranno tanti impiccati, fra cui questi signori.
Hitler ha proposto la terza via, Mussolini ha proposto la terza via, il papa ha proposto la terza via. Se voi andate a leggere gli atti del papa, vedrete che il papa non dice che è per il capitalismo, dice però chiaramente che è contro il socialismo. Critica certi aspetti del capitalismo e il liberalismo come filosofia ma poi è d'accordo con la libera iniziativa capitalista e con il mercato.
In realtà due sono i sistemi economici: o la proprietà è della classe operaia e delle masse lavoratrici, o è degli Agnelli e degli altri sfruttatori e oppressori. Da qui non si scappa. Non si può dire: mettiamo un po' di operai nell'ufficio di Agnelli che insieme a lui stabiliscono se la Fiat deve produrre a Napoli o altrove, e con ciò eliminiamo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che è poi il punto che ci interessa.
Sistema economico capitalistico e società divisa per classi. Questa è la realtà in cui viviamo. Quel crumiro di Benvenuto, che ha preso il posto di quel bandito che si chiama Craxi, nel discorso di investitura ha detto ieri, lo leggevo in treno mentre venivo qui,: uno, non ci dobbiamo irrigidire nelle ideologie fossilizzate. Due: non dobbiamo fare una battaglia di classe contro classe. Beh, un crumiro come può fare un altro tipo di discorso, ma un proletario autentico, un progressista autentico, un antifascista autentico, non parliamo di un comunista autentico, come fa ad accettare il sistema capitalistico e la società divisa in classi? È un controsenso.
Ma come si fa, e siamo così pochi. Qualcuno potrebbe dire. Marx ed Engels quanti erano, scusate, 200 milioni? Erano due. Però avevano capito una cosa fondamentale, avevano capito che all'origine di tutto c'era il dominio del capitale, il dominio della borghesia e che bisognava distruggerli, sennò non si potevano abolire le classi.
Marx ed Engels non arrivarono al punto di Lenin. Lenin aggiunse altri insegnamenti ma partendo da Marx ed Engels. Lenin disse a Stalin e agli altri suoi compagni: Marx ed Engels ci hanno insegnato che bisogna far piazza pulita del capitalismo, ma come? seguendo quale via? con quali mezzi? con quali strumenti? Tutto non potevano insegnarci, bisogna applicare il loro pensiero alla nostra realtà.
Lo sforzo di Marx ed Engels è stato enorme. Nella storia della filosofia, nella storia del pensiero umano, nella storia del progresso umano Marx ed Engels rimangono incancellabili, dei giganti straordinari che hanno segnato un'epoca non solo sul piano culturale ma anche sul piano politico. Essi hanno smascherato per sempre il capitalismo.
Marx ed Engels non sono venuti dal cielo, sono usciti dal grembo fertile della classe operaia e dei lavoratori. Non sono degli angeli, dei santi e dei puri spiriti. Sono esseri umani in carne ed ossa, che hanno sacrificato per la causa la propria vita e la propria famiglia. Marx non aveva nemmeno i soldi per comprare il carbone per riscaldare i propri figli. Essi sono stati di una generosità esemplare, enorme.
Il loro grande sforzo era quello di smascherare il capitalismo e vi son riusciti in pieno. Nessuno più è riuscito a ribaltare le conclusioni a cui sono arrivati Marx ed Engels. Lenin su questa base comincia a pensare, a discutere con gli altri suoi compagni: che dobbiamo fare? quale linea seguire? Ma mica in astratto, mica si rinchiuse in una biblioteca e nel suo ufficio. Lui si mise ad analizzare la situazione concreta del suo paese.
In quel momento in Russia erano forti i populisti, come voi sapete, ma agivano anche gli "ultrasinistri". Un fratello di Lenin era un bombarolo, un terrorista. Lenin era in contraddizione con il fratello terrorista, all'inizio però aveva una certa simpatia verso di lui. Ma c'era questo grande insegnamento di Marx ed Engels da realizzare nella pratica: spazzare via il capitalismo e dare il potere alla classe operaia. Non si trattava di uccidere questo o quello oppressore, quanto il problema fondamentale era quello di rovesciare una classe per dare il potere a un'altra classe. E questo problema è stato risolto magnificamente da Lenin nel 1917. Dopo di lui altri l'hanno risolto in diversi paesi. A un certo punto un quarto del mondo intero era dominato dal proletariato guidato dai seguaci di Lenin.
Purtroppo, ecco il discorso che si è fatto prima, all'interno dei partiti comunisti e dei paesi socialisti c'erano i vari Krusciov, coloro i quali all'esterno, come dei cocomeri alla rovescia, erano rossi, e all'interno erano bianchi se non neri, cioè dei borghesi mascherati, falsi comunisti comprati dalla borghesia.
Cosa è cambiato mai nel mondo dal 1917 ad oggi? Mi domando: le classi sono sparite? Il capitalismo è sparito? In Italia e negli altri paesi chi c'è al potere? Possibile che non si capisca che al potere c'è la borghesia e che è necessario rovesciarla? Dobbiamo avere una grande fiducia verso il nostro proletariato e il nostro popolo. Ci si arriverà a capirlo, non possiamo non arrivarci. Gli sfruttati e gli oppressi non possono non arrivarci. Passeranno dei decenni, dei secoli, dei millenni, che importanza ha, prima che trionfi il socialismo in Italia e nel mondo. Ciascuno però deve fare la propria parte nel momento in cui vive. Che si sia soli come Marx ed Engels, o che si sia in tanti come quando un quarto dell'umanità aveva alla testa la classe operaia e la bandiera rossa. Oggi bisogna avere un cuore di pioniere del tipo di Marx ed Engels, del tipo Lenin e Stalin, del tipo Mao. Occorrono delle ragazze e dei ragazzi, degli operai, dei lavoratori, chiunque voglia abolire le classi, che abbiano il coraggio di alzare la bandiera rossa.
Qui bisogna essere precisi perché si tratta di alzare un certo tipo di bandiera rossa, non una bandiera rossa qualsiasi. Avrete visto che i traditori e gli imbroglioni revisionisti in tutto il mondo si stanno riciclando, stanno ricreando dei partiti che si chiamano socialisti o comunisti, ma se andiamo a scandagliare ci accorgiamo che sotto il rosso c'è il bianco, se non il nero. Bisogna quindi alzare una ben precisa bandiera rossa, la bandiera rossa con grande falce e martello e con l'effige di Mao. Perché non bastano più i simboli dell'unità del proletariato e dei contadini, occorre anche il simbolo della teoria rivoluzionaria. Noi abbiamo imparato dalla storia, abbiamo imparato dai fatti, che bisogna essere delle persone coscienti, delle persone colte sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista ideologico. Mao diceva che un esercito, quindi un partito, il proletariato, senza cultura è un esercito ottuso, cioè non può capire che chi guida la politica, e non solo il fucile, è l'ideologia, il disegno politico.
Il nostro Partito propone alle ragazze e ai ragazzi di essere gli alfieri della lotta contro la seconda repubblica e per il socialismo. Che significa essere alfieri? Essere alfieri significa stare in prima linea nella lotta di classe, significa tenere alta la bandiera rossa con falce, martello e l'effige di Mao, significa stare alla testa dei movimenti di massa dando la direzione politica alla classe operaia, che nonostante tutto rimane sempre la classe generale, la classe portatrice oggettivamente della nuova società socialista e della società senza classi.
Il nostro Partito ha una grande fiducia verso le ragazze e i ragazzi perché se la meritano, guardando la storia del nostro Paese, guardando la storia del mondo intero e guardando anche i fatti recentissimi che dimostrano che i giovani hanno il coraggio di essere fra i primi ad affrontare il nemico e la lotta di classe. Ma che significa essere alfieri della lotta contro la seconda repubblica? Nonostante la mia pochezza espositiva, immagino che voi abbiate già capito che attualmente in Italia il potere ce l'ha la classe dominante borghese. Ma con quale camicia? Con la classica camicia bianca della Democrazia cristiana o con l'altrettanto classica camicia nera fascista? Il nostro Partito dice che noi attualmente siamo in un regime neofascista. Andate a prendere la Costituzione del '48, andate a prendere la collezione di un qualsiasi quotidiano e andate a vedere che cosa è accaduto dal '48 ad oggi, soprattutto in questi ultimi anni.
Prima però va detto che questa Costituzione non è né una cima né tanto meno la Costituzione del proletariato. È una Costituzione democratico-borghese che riflette nient'altro che un compromesso tra il proletariato e la borghesia quando il proletariato era diretto dai revisionisti e dai riformisti, non dai marxisti-leninisti, per cui chi ci ha scapitato di più è il proletariato. Un compromesso accettabile fino ad un certo punto, ma quando la borghesia dal '47 in poi ha cominciato a menare gli operai, ha cominciato a menare i contadini, ha cominciato a imporre tutto il suo potere impedendo con l'inganno e con la forza l'avvento del socialismo, è divenuto un compromesso non più tollerabile. Non è vero, come dicono Garavini e Cossutta che questa Costituzione sia il non plus ultra della democrazia, perché essa legalizza il potere della classe dominante borghese, legalizza lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, legalizza la disoccupazione, la sottoccupazione, il sottosalario, il lavoro nero, la miseria, la povertà.
Non solo nei fatti, ma anche da un punto di vista istituzionale, questa Costituzione è stata completamente stracciata ed è stata introdotta a pezzetti, un boccone per volta, in maniera surrettizia, una nuova costituzione, la costituzione della seconda repubblica. Il fenomeno, per esempio, dell'ultima stangata, il fenomeno delle privatizzazioni, compresa quella della sanità, rientrano nello smantellamento della Costituzione, così come l'accentramento di tutti i poteri nell'esecutivo (sindaco, presidente della provincia, presidente della regione, presidente della Repubblica, presidente del consiglio). Tutte queste cose sono una violazione violenta e palese della Costituzione democratico-borghese, cioè del regime che ha organizzato il potere della borghesia dal dopoguerra fino a questi ultimi anni.
Andate a leggervi Il Bolscevico che riporta il Documento del PMLI del 20 febbraio del 1988, già allora dicevamo, nemmeno avessimo avuto dei potenti cannocchiali, che la sovrastruttura del capitalismo era stata stracciata, era stata bruciata ed era stata introdotta una nuova sovrastruttura, una nuova organizzazione per mantenere ancora una volta il potere alla classe dominante borghese non più vestita in camicia bianca alla Democrazia cristiana, ma vestita in camicia nera.
Prima dell'ascesa di Mussolini nel '22 la questione era chiara: avanzava il fascismo con la camicia nera e la classe dominante borghese si metteva la camicia nera. Era chiarissimo e lampante, perché c'erano scontri costanti di piazza tra proletariato e borghesia sul piano politico, sul piano economico e sul piano sociale. C'era lo scontro fisico costante, c'erano le bande di Mussolini che andavano verso Roma e il re che le accoglieva con il tappeto rosso per dargli il potere, e così abbiamo avuto vent'anni di fascismo. Le masse avevano coscienza di ciò perché alle spalle avevamo la Rivoluzione d'Ottobre, alle spalle avevamo la spinta delle rivoluzioni in tutto il mondo, alle spalle avevamo il proletariato cosciente, nonostante la direzione revisionista e riformista, che il suo avvenire, il suo potere passava dalla lotta contro il fascismo, passava dalla lotta contro il capitalismo per prendere il potere politico.
La situazione di oggi è completamente cambiata e le masse non si sono accorte che è ritornato il fascismo sotto nuove forme. Oggi tutti i giornali dicono che siamo nella seconda repubblica, ma noi l'abbiamo detto il 20 febbraio del 1988 documentandolo con pagine e pagine de II Bolscevico .
Tutte queste proposte che vengono fatte, istituzionali, referendarie, elettorali, che carattere hanno? Neofasciste, tutte quante neofasciste. Nel momento in cui la classe dominante borghese è entrata in crisi, data anche la congiuntura mondiale, in una crisi verticale sul piano economico, sul piano istituzionale, sul piano morale, sul piano culturale, tutto si è sfasciato, e quindi anche i partiti della classe dominante borghese si sono sfasciati e ora sono in fase di riorganizzazione. Siamo in questa situazione: si sta riorganizzando il potere della classe dominante borghese e i vari partiti, le cosche parlamentari, portano l'acqua alla classe dominante borghese in camicia nera. Una cosa enorme, di portata storica.
Non dobbiamo piangere per questa situazione, né cascare nella depressione e nella demoralizzazione. Non è vero che non ci sia nulla da fare e che l'avvenire è buio. No, l'avvenire è sempre rosso, perché la ruota della storia nessuno la può fermare. La lotta di classe, come ora, può segnare il passo, ma prima o poi riprenderà il suo corso naturale e fisiologico e tutto si rimetterà a posto.
Il problema è capire quale ideologia, quale cultura, quale disegno deve stare al fondo del risveglio, del rilancio della lotta di classe, della lotta della classe operaia per la conquista del potere politico. Solo se c'è questa stella della conquista del potere, ogni nostro atto tattico rientra nella strategia del rovesciamento del vecchio mondo in camicia nera e del grande rilancio del socialismo.
Compagni e amici, io sono convintissimo che il socialismo ritornerà di moda. Se vogliamo che il socialismo ritorni presto di moda, di gran moda, dobbiamo darci da fare, dobbiamo fare il punto della situazione, il bilancio di quanto è accaduto fin qui e riprendere il cammino con l'esperienza degli oltre 150 anni di storia del movimento operaio.
Noi siamo un punto di riferimento piccolissimo, una luce tenue, potremmo però diventare un grande faro, ma questo spetta al proletariato, spetta alle ragazze e ai ragazzi darci la forza necessaria e mettersi a lavorare per dare le gambe all'ideologia proletaria e al socialismo.
lo ho fatto la mia parte, spero che mi abbiate capito, ora fate la vostra parte. Grazie.
 
(Giovanni Scuderi, Introduzione al dibattito organizzato il 13 febbraio 1993 dalla Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli del PMLI, presso la Redazione locale de "Il Bolscevico")
 

11 giugno 2014