Rinnovo del contratto
I sindacati dell'accordo separato rompono con la Fiat che offre l'elemosina di 15 euro lordi mensili
Marchionne: “Il contratto Fiat deve diventare un modello per un'Europa e un'Italia nuove”
E' saltata la trattativa tra i sindacati dell'accordo separato e la Fiat sul rinnovo contrattuale che in totale riguarda oltre 86 mila lavoratori. La riunione svoltasi all’Unione industriali di Torino si è arenata sul nodo dell’aumento salariale. Fim, Uilm, Fismic, Ugl e l’Associazione quadri, che nel 2011 - diversamente dalla Fiom - hanno firmato il contratto aziendale, chiedevano un “una tantum” di 390 euro per tutti i lavoratori Fiat e Cnh Industrial, inclusi i cassintegrati, ma l’azienda era pronta a concederne solo 200. I colloqui, che vanno avanti dallo scorso novembre e sono ripresi dopo una “pausa di riflessione” che avrebbe dovuto favorire un avvicinamento, sono così arrivati a un punto morto. Un segnale di peggioramento delle relazioni sindacali era già arrivato con l’annuncio del primo sciopero alla Maserati di Grugliasco, dove i lavoratori hanno incrociato le braccia contro i ritmi forsennati di produzione.
Anche quei sindacati che hanno sempre retto il sacco alle pretese di Marchionne alla fine non se la sono sentita di firmare un accordo che prevedeva un aumento salariale di 15 euro lordi mensili, una vera e propria elemosina rispetto anche ai già miseri 40 euro ottenuti l'anno precedente. Questi sindacati collaborazionisti e filopadronali finora avevano avuto un rapporto idilliaco con la direzione aziendale e avevano raggiunto l'intesa sulla parte normativa del contratto aziendale, fortemente peggiorativa ripetto al contratto nazionale dei metalmeccanici. Adesso chiedevano un aumento salariale anche in Fiat poiché l'azienda è uscita da Federmeccanica e quindi gli stipendi non beneficiano dell'aumento di 130 euro in tre anni che prevede l'accordo siglato tra l'associazione padronale e i sindacati.
Non chiedevano niente di eccezionale ma solo l'adeguamento agli stipendi degli altri lavoratori metalmeccanici ma la Fiat ha fatto capire chiaro e tondo che nelle aziende del nuovo gruppo, la multinazionale FCA, non solo si dovranno subire condizioni di lavoro più dure che nelle altre fabbriche ma che si dovrà pure guadagnare di meno. Ma al di là della diatriba salariale i sindacati del sì ad ogni costo non mettono assolutamente in discussione il modello Marchionne, accettato ufficialmente con l'accordo del 2011, anzi. Sono i primi a stemperare i toni: “è normale che un negoziato su un contratto si possa arenare sull’aumento salariale, questo non mette in dubbio la validità del modello contrattuale Fiat” dice Roberto Di Maulo, segretario Fismic. Sulla stessa linea anche Maria Antonietta Vicaro, dell’ex sindacato fascista Ugl: “non è in discussione il contratto ma è necessaria una riflessione sui parametri economici”.
Invece sono proprio le conseguenze della firma di quel contratto, quello che efficacemente è denominato modello Marchionne, la causa della dura condizione, anche salariale, dei lavoratori del Gruppo Fiat-Chrysler. Tra i suoi cardini c'è il completo assoggettamento dei suoi dipendenti al volere padronale tanto che la Fiom non lo firmò, anche se poi ha fatto parzialmente marcia indietro e in altre realtà industriali di fatto, lo abbia accettato. Del resto il nuovo Valletta ha dichiarato di guardare al contratto Fiat come a “un modello per un’Europa e un’Italia nuova", quella del Berlusconi democristiano Renzi.
Fim-Cisl e Uilm promettono il blocco degli straordinari e non escludono lo sciopero.
Intanto la Fiom si è fatta avanti, ha proposto una propria ipotesi contrattuale e invitato gli altri sindacati ha indire assemblee unitarie dove discutere assieme a tutti i lavoratori di un nuovo contratto aziendale e dell'aumento salariale. Insomma la partita in Fiat non è conclusa e nonostante gli annunci di Marchionne che dipingono un quadro idilliaco di lavoro e sviluppo, le sue minacce a chi non “collabora” con l'azienda, le contraddizioni rimangono e i lavoratori, nonostante sindacati imbelli e filopadronali, non sono disposti ad accettare le elemosine.
18 giugno 2014