Su iniziativa di Putin
Nasce l'Unione euroasiatica
Ne fanno parte Russia, Kazakistan e Bielorussia. Prossimamente vi entreranno l'Armenia e il Kirghizistan
Un'alleanza imperialista contro la UE imperialista

 
Lo scorso 29 maggio ad Astana, capitale del Kazhakistan, il presidente russo Vladimir Putin e i presidenti del Kazakistan e della Bielorussia, Nursultan Nazarbayev e Aleksandr Lukashenko, hanno firmato il trattato per la nascita dell'Unione economica eurosiatica (Ceea), che dal primo gennaio 2015 è destinata a creare uno spazio economico unico fra i tre paesi.
La Ceea è il passo successivo dell’unione doganale che già esiste tra i tre paesi dal 2012, una unione che con l'applicazione delle stessa tariffa sull'importazione delle merci nei tre Stati, secondo un rapporto della Banca mondiale, ha dato linfa vitale agli interscambi, sempre più fiorenti, “tra la Russia e l'Asia centrale, a scapito delle esportazioni da altri paesi come l'Unione europea (Ue) e la Cina”.
Si tratta di una alleanza di carattere economico che però è parte del progetto politico, il principale del terzo mandato presidenziale di Putin, che mira a integrare parte dell'ex Urss in una zona economica unica che possa cooperare ma soprattutto competere con Ue, Usa, Cina. Un'alleanza economica imperialista in primo luogo contro la UE imperialista.
Il progetto era partito da più lontano, dalla Comunità economica eurasiatica (Eurasec), in vigore dal 2000 tra Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. L’accelerazione l’ha imposta Putin quale contromossa alle iniziative dell’imperialismo occidentale, con in prima fila gli Usa, per l’espansione della loro area di influenza nell’Europa dell’est, delle quali l’intervento nella crisi ucraina è solo l’ultimo passo. L’Unione euroasiatica è soprattutto una risposta all’Unione Europea che nel vertice lituano di Vilnius dello scorso novembre ha registrato l'accordo di associazione di Georgia e Moldavia.
A queste iniziative la Russia ha già dato una prima risposta col rafforzamento dell’asse Mosca-Pechino. La seconda è la Ceea che potrebbe espandersi ancora con gli imminenti arrivi dell’Armenia, previsto a breve, e del Kirghizistan entro l’autunno prossimo. Vicino all’ingresso anche il Tagikistan. Già in questa configurazione la Ceea è uno dei raggruppamenti di integrazione regionale più grande al mondo.
Una unione economica nella quale “i tre Stati si impegnano a garantire la libera circolazione di prodotti, servizi, capitali e lavoratori, a mettere in opera una politica concertata nei settori chiave dell'economia: energia, industria, agricoltura, trasporti”, informava con un comunicato il Cremlino. Con l'Unione euroasiatica, secondo la presidenza russa, si ottiene “la formazione di un importante mercato comune nello spazio della Comunità degli Stati indipendenti che diventerà un nuovo potente centro di sviluppo economico”, con 170 milioni di persone e un Pil complessivo di 2,7 trilioni di dollari.
Il presidente russo Putin definiva la firma dell’accordo un evento “storico” e “epocale”: “Oggi abbiamo creato un centro di sviluppo economico potente e attraente, un grande mercato regionale (…) La nostra Unione ha enormi riserve di risorse naturali, inclusa l'energia, che rappresenta un quinto delle riserve di gas mondiale e il 15% di quelle petrolifere”. E si limitava all’aspetto economico. A rivelare il progetto politico ci pensava il presidente bielorusso Lukashenko che si augurava “che prima o dopo le autorità ucraine capiscano dove sta la loro fortuna”, chiamando il governo filo-occidentale di Kiev a rivolgersi verso la nuova alleanza economica. Una possibile soluzione alla perdita del controllo da parte della Russia sull’Ucraina potrebbe appunto venire dalla soluzione offerta dall’Unione euroasiatica a Kiev che potrebbe intanto instaurare un rapporto commerciale privilegiato con la Russia, che non inficerebbe il suo processo di cooperazione con l'Ue. Una doppia alleanza come quella della Bielorussia.
Il gioco di Putin era già stato denunciato tra gli altri dal segretario generale dell’Alleanza atlantica Anders Fogh Rasmussen che dopo l’invasione russa della Crimea aveva dichiarato: “è in gioco più della Crimea o dell’Ucraina. Il loro obiettivo (della Russia, ndr) è costruire una sfera d’influenza nell’ex area sovietica. La Russia destabilizza i vicini, anche Transnistria, Moldavia, Abkazia e Sud-Ossezia in Georgia. Vuole impedire ai vicini di unirsi allo spazio geopolitico atlantico, e portarli invece in una Unione euroasiatica guidata da lei”.
 

18 giugno 2014