In una Roma blindata. Per la prima volta i poliziotti con le telecamere sulle divise
Sfilano in 10mila per “rottamare Renzi e i trattati dell'Unione europea”
Corteo aperto dalla carovana dei migranti e dei rifugiati. In forze l'USB. Esposti pupazzi di cartapesta con Renzi e Madia. Tentato di bruciare le bandiere dell'UE. Cantata “Bella Ciao”
Il PMLI chiede di distruggere l'UE imperialista
Una combattiva manifestazione in apertura del controsemestre europeo. Una manifestazione forte e vittoriosa, che ha mostrato in piazza i risultati delle criminali politiche antipopolari di Renzi e della UE, svelandone le falsità propagandistiche. Ciononostante la mattina successiva con un'incredibile sordità alle proteste popolari il Berlusconi democristiano ha pubblicato sul sito della presidenza italiana del Consiglio europeo l'ennesimo messaggio di stampo truffaldino questa volta rivolto ai giovani in cui sostiene come “l'Europa oggi sia il luogo in cui è possibile la speranza”, e chiede: “Non provate un brivido pensando di essere chiamati oggi a realizzare quel sogno degli Stati Uniti d'Europa, avuto da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto”?
Ma quale speranza! Le masse giovanili e popolari hanno già a sufficienza sperimentato la vera faccia dell'Europa imperialista, fatta di disoccupazione, precariato, povertà, emarginazione. In quanto al brivido, l'unico che proviamo è al pensiero della macelleria sociale che ha attuato e continuerà ad attuare questo governo, alla riprova della sordità e dell'arroganza antipopolare con cui prosegue nei suoi intenti, al vedere la soffocante militarizzazione con cui ha stretto la Capitale in una morsa repressiva, al percepire la violenza con cui Renzi promette di reprimere ogni opposizione di piazza. Non è un caso che per la prima volta, come forma intimidatoria e dissuasoria a partecipare ai cortei, i capireparto della polizia avevano fissate sulla divisa le telecamere.
Il corteo
Di fronte a questa nera morsa repressiva s'è snodato per Roma il 28 giugno un lungo e combattivo corteo di diecimila coscienti manifestanti, che, partiti da Piazza della Repubblica, hanno percorso via Cavour, via dei Fori Imperiali e piazza Venezia. In testa al corteo lo striscione di apertura del Controsemestre popolare “rottamiamo Renzi e i trattati dell'Unione europea” in gran parte tenuto dagli esponenti della Carovana dei migranti e dei rifugiati in lotta per il diritto di asilo, la libertà di circolazione per le persone e contro il Regolamento Dublino, l'ennesimo barbaro trattato dell'UE imperialista che si accanisce contro coloro che, nati fuori dai confini europei, fuggono dal proprio Paese per rifugiarsi nel nostro continente.
Presente in forze l'USB con il grande striscione “Rompere la gabbia dell'Unione Europea. Ce lo chiedono i lavoratori, i disoccupati ed i pensionati”. Nel grande spezzone sindacale centinaia di bandiere e manifesti che raffigurano il Renzi con il capo cinto da banconote da 80 euro. In piazza diverse delegazioni di lavoratori del Mezzogiorno, martoriato dalle politiche antimeridionali del governo Renzi e dell'UE imperialista che colpiscono e danneggiano in primo luogo le “periferie” economiche dell'Unione. Tra essi i combattivi operai dell'Ilva di Taranto con lo striscione “Ilva ti ammazza e ti licenzia”, in lotta per non farsi stritolare dalla disoccupazione, dalla mancanza di sicurezza, dall'insalubrità del posto di lavoro, dall'inquinamento mortifero della città, dall'indifferenza del governo Renzi e dell'UE, dalla rapacità dei Riva. A centinaia i precari del Sud, per lo più dipendenti pubblici e da una vita costretti al ricatto della disoccupazione e del sottosalario. Tra questi gli ASU (Attività Socialmente Utili) della Sicilia con l'acronimo “LSU=Lavoratori, Sfruttati, Umiliati” che chiedono al governatore Crocetta (PD) il contratto a tempo indeterminato. Altra realtà in lotta presente quella dei pompieri, mobilitati in tutta Italia contro i micidiali tagli annunciati dal governo Renzi, che intende ridurre i presìdi, i mezzi e gli uomini per il soccorso alla popolazione. Le lavoratrici e i lavoratori del settore tenevano lo striscione “I vigili del fuoco sono una risorsa sociale”. E poi i lavoratori della logistica con lo striscione “No allo sfruttamento” e le lavoratrici licenziate del Policlinico di Milano con lo striscione “madri nella crisi” e diversi cartelli tra cui “Avevamo un lavoro, ora non più” e “Ridateci la nostra dignità”.
In corteo varie sigle partitiche, tra cui il PMLI, PRC, PdCI, PCL e sindacali tra cui, oltre all'USB, la CGIL/Il sindacato è un'altra cosa, Cobas, Rete 28 aprile.
Tanti i movimenti, ognuno con le proprie rivendicazioni, arrivati a Roma da tutta Italia, con decine di pullman organizzati dalle molte realtà che hanno aderito all'appello. Tra essi i No Tav con le loro gloriose e ormai storiche insegne, il Forum dei Movimenti per l'Acqua pubblica, con il loro inconfondibile striscione azzurro “Ripubblicizzare l'acqua, difendere i beni comuni”, la Rete No War. I movimenti per il diritto all'abitare, in gran forze da Roma, dove da mesi è in corso una lotta incessante fatta di occupazioni, cortei, picchetti che ha segnato un balzo in avanti dopo l’approvazione dell'antipopolare e repressivo Decreto Lupi, il cui art.5 nega il diritto alla residenza e agli allacciamenti agli occupanti. Richiesta ad alta voce la liberazione immediata dei due leader del movimento romano Luca Fagiano e Paolo Di Vetta attualmente agli arresti domiciliari.
La carica antigovernativa del corteo era evidenziata dal lancio a più riprese di “Bella ciao”, da diversi slogan come “Lavoro! Lavoro! Lavoro!”, "Basta austerity", "Fermare il Jobs Act", “Rottamare Renzi”, ma anche rappresentata visivamente da diversi manichini, di Renzi e della ministra Madia vestiti da "apprendisti stregoni" con finte banconote da 80 euro attaccate al mantello nero.
In via Cavour, all'altezza di via degli Annibaldi, i manifestanti hanno esposto la bandiera dell'Unione europea con la scritta “NO UE” al centro, lo striscione “Contro l'Unione europea” e “Il Salario non è un accessorio”, tentando poi di portare la protesta fino sotto la rappresentanza della Commissione UE in via IV Novembre. Il soffocante schieramento di “forze dell'ordine”, che blindava tutte le sedi istituzionali, ha impedito questa legittima conclusione, tenendo fermi i manifestanti che scandivano: “Corteo! Corteo! Corteo!”, “Vergogna, Vergogna!” e “Austerità, repressione, rompere la gabbia dell'Unione!”. E' stato a questo punto che alcuni attivisti hanno tentato di bruciare una bandiera della UE.
Portare fino in fondo la lotta
Non era scontato un risultato così importante. Anche tenendo presente che la criminalizzazione della manifestazione da parte dei media di regime è stata vergognosa e capillare e ha contribuito ad alzare la tensione, “giustificando” la soffocante militarizzazione della città. L'attacco della stampa borghese ha toccato il suo vertice con il disonesto articolo del 27 giugno “Gli spaccavetrine tornano a Roma” del quotidiano fascista “Il Tempo”, che ha citato anche il PMLI. Va anche denunciato il silenzio pervicace della stragrande maggioranza delle testate che, schierate con Renzi, hanno omesso di raccontare lo straordinario corteo.
Il nostro Partito, le cui bandiere sono state mostrate in un video de “Il Fatto quotidiano” on-line, è stato presente con compagni militanti e simpatizzanti del Lazio e di Parma. Essi, dimostrando un grande spirito di sacrificio che è di esempio per tutto il Partito, “nonostante le ridottissime forze”, come scritto nei ringraziamenti del Centro, hanno fatto “il massimo possibile per dimostrare nei fatti che il PMLI è nelle prime file della lotta di classe contro l'attuale governo e l'Unione europea. Una alleanza imperialista dei monopoli e degli Stati europei che va distrutta”. In questa occasione, i compagni sono stati i portabandiera e i propagandisti di questa parola d'ordine che, muovendosi come pesci nell'acqua della grande manifestazione, hanno saputo dialetticamente calare tra le masse in lotta, accompagnandola e argomentandola anche col lancio di parole d'ordine come il “governo della UE, governo delle banche fa politiche lacrime e sangue”, “ma quale UE 'pacifista', è guerrafondaia è imperialista”, “No all'interventismo, no all'imperialismo” e ancora “contro la UE imperialista, Europa dei popoli e socialista”. I marxisti-leninisti, raccogliendo uno dei temi ricorrenti negli slogan della manifestazione, il lavoro, che è anche la principale rivendicazione sindacale attuale del PMLI, hanno lanciato le parole d'ordine “né flessibile, né precario, lavoro stabile, a pieno salario” e “ per il lavoro e l'aumento salariale, sciopero, sciopero generale”. I nostri compagni hanno potuto percepire la grande combattività e vitalità della manifestazione, cui il Partito ha aderito, sulla base della propria linea contro il governo Renzi e la UE imperialista, condividendo quasi per intero la piattaforma rivendicativa.
Si è trattato di una riuscitissima partenza del Controsemestre popolare che ha confermato l'esistenza di una base di massa, benché ancora da consolidare ed estendere strategicamente, della lotta contro il governo Renzi e l'UE.
Mentre è evidente la carica antigovernativa contro Renzi, di cui è stata chiesta la “rottamazione”, sull'Unione europea il movimento mostra il suo punto debole. Prevale infatti l'idea della possibilità di riformarne la politica.
Richieste e slogan scanditi in piazza giusti e condivisibili, come “la fine immediata delle politiche di austerità e rigore”, il NO alla “politica di guerra e di riarmo”, “i trattati e i diktat dell'Unione Europea”, sono tutti interni alla UE e alle sue istituzioni, non mettono in discussione la presenza dell'Italia in essa e rischiano, come già successo in passato, di svuotare la grande carica antimperialista, antistituzionale e antigovernativa dei movimenti col riformismo e l'elettoralismo europeisti. Perché evidentemente nel movimento esistono delle forze riformiste, con in testa i falsi partiti comunisti, che non mettono in discussione il capitalismo, l'imperialismo e le sue istituzioni.
Il problema della strategia è di vitale importanza. C'è bisogno che la parte più cosciente e avanzata del movimento rifletta a fondo sulla causa che ha generato austerità, precarizzazione del lavoro, disoccupazione, emarginazione dei migranti e delle categorie sociali più deboli, prendendo in considerazione la natura e gli scopi dell'UE imperialista. Essa non è riformabile, in quanto le sue istituzioni non sono altro che la sovrastruttura del sistema economico capitalista europeo di cui difendono gli interessi. Compreso questo fondamentale elemento politico, che il PMLI ha incessantemente propagandato dalla nascita dell'UE imperialista, l'obbiettivo strategico diventa chiaro: l'abbattimento del governo Renzi, l'uscita dell'Italia dall'UE e la distruzione di quest'ultima.
In questa strategia antimperialista e antigovernativa è infatti Renzi il principale nemico delle masse popolari italiane. Il suo governo va abbattuto, ponendo contestualmente all'ordine del giorno la questione dell'uscita dell'Italia dall'UE. Egli con i suoi provvedimenti, dal Jobs Act, al decreto Lupi, allo stravolgimento neofascista e presidenzialista della Costituzione com'era nei piani della P2 di Gelli e Berlusconi, impone una macelleria sociale senza precedenti, è l'esecutore solerte delle direttive UE e rischia di diventare un modello “avanzato” per gli ultraliberisti europei.
Si apre un semestre di lotta in cui si potrà dare un contributo concreto, forte e storico a questi obbiettivi, purché il movimento abbia chiaro, oltre alla strategia, gli strumenti di lotta da utilizzare, a partire dalla democrazia diretta e dal coinvolgimento della classe operaia, dei lavoratori, dei disoccupati, dei precari, di tutte le forze che animano le mobilitazioni di massa in questo periodo.
Ma vi è un ulteriore passaggio politico col quale gli elementi più avanzati e coscienti del proletariato e dei movimenti devono confrontarsi: l'abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo. Prima si riscopre l'estrema attualità e validità del socialismo, meglio sarà per la lotta anticapitalista in Italia e in Europa.
2 luglio 2014