Vergognosa diserzione di PRC, PdCI e PC di Rizzo
Grandioso Pride a Napoli contro l'omofobia e per i diritti LGBTQI
50 mila manifestanti danno vita a un colorato corteo. Consenso verso i marxisti-leninisti campani e il volantino del Partito
Redazione di Napoli
Un bellissimo e colorato corteo ha invaso Napoli, pacificamente ma con la determinatezza dei suoi contenuti, percorrendo le vie centrali della città, da piazza Dante fino a piazza Trieste e Trento, arrivando sul lungomare del capoluogo partenopeo. Quello di sabato 28 giugno è stato uno dei Pride organizzato dai LGBTQI più partecipati nel capoluogo campano, con ben oltre 50mila presenze, tra cui un gruppo di cristiani lesbiche e omosessuali, a manifestare i proprio diritti, da quelli di parità dei nuclei familiari, comunque formati, fino alla cancellazione di qualsiasi norma discriminatoria basata espressamente sull’orientamento sessuale. Così hanno voluto spiegare le compagne e i compagni marxisti-leninisti provenienti dalla Campania che hanno diffuso, in centinaia di copie, il documento del PMLI “Con LGBTQI, contro l’omofobia, il capitalismo e il suo governo Renzi, per il socialismo”, che ha riscosso un forte successo tra i manifestanti. Successo che ha avuto ricadute per tutto il corteo, laddove lo spezzone del Partito, formato dai marxisti-leninisti napoletani, della provincia di Avellino e di Benevento e guidato dalla compagna Valentina della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli, coadiuvata dall’Organizzazione di Buonalbergo, veniva accolto tra gli applausi e le approvazioni. Il rosso spezzone ha accompagnato tutto il corteo, unico Partito presente assieme ai Giovani Democratici che si collocavano a ridosso dei nostri compagni. Già perché quest’anno disertavano clamorosamente tutti i partiti che formalmente si richiamano al comunismo e ai diritti dei LGBTQI (ossia il PRC di Ferrero, il PdCI di Diliberto e il PC-SP di Rizzo), ma che nei fatti non sfilavano in nessuna forma nel corteo, non portando né una delegazione o una bandiera all’importante avvenimento.
Opportunista la presenza del neopodestà De Magistris, contestato da alcuni manifestanti e da un gruppo di precari “Bros”, che si collocava nello spezzone di apertura del corteo, tronfio di aver annunciato l’introduzione dei registri per le coppie non eterosessuali. Provocatorie, ma inermi e isolate, sono state le dichiarazioni del fascista plurinquisito Pietro Diodato che in un tweet affermava che il Pride sarebbe una esibizione che offenderebbe Napoli, le sue tradizioni religiose e il suo rispetto per la famiglia tradizionale. Ignorando che oltre ai manifestanti presenti, dai quartieri popolari (Montesanto, Quartieri spagnoli, Pallonetto di Santa Lucia) scendevano a solidarizzare centinaia di napoletani e napoletane, spesso con bottigliette d’acqua per rinfrescare i partecipanti, altre volte partecipando al corteo, ballando e scherzando con i giovani e non LGBTQI presenti. Smentisce la provocazione di Diodato anche la presenza di uno spezzone partecipato di cristiani che si dichiarano omosessuali e lesbiche, che hanno preso parte attivamente al corteo. La ricaduta popolare particolarmente accesa e forte ha fatto desistere anche l’intento provocatorio di alcuni nazifascisti appartenenti al gruppo di Casapound, che, all’altezza della funicolare centrale nei pressi di piazzetta Augusteo hanno cercato di provocare i manifestanti e il PMLI, ma hanno desistito dal perseguire qualsiasi azione, andandosene con la coda fra le gambe.
Il bellissimo corteo del 28 giugno è un colpo importante all’attuale governo antipopolare del Berlusconi democristiano Renzi, che non cambierà di una virgola l’impostazione maschilista, omofobica e oscurantista dei precedenti governi. Per questo motivo va spazzato via, sicuri che i pieni diritti civili saranno propri dei LGBTQI solo nel socialismo e mai nel capitalismo.
2 luglio 2014