I comunisti hanno “rubato” la bandiera dei poveri alla Chiesa?
La lingua batte dove il dente duole e questo vale per i comuni mortali ma soprattutto per l'attuale papa chiamato dalle altre gerarchie ecclesiastiche a imbiancare i sepolcri
, ovvero a imbellettare e risollevare l'immagine di una Chiesa cattolica seriamente compromessa agli occhi dei cattolici e del mondo intero da scandali finanziari e pedofilia, da corruzione e guerre intestine, da Vatileaks e dalla crisi delle vocazioni. Bergoglio non ha lasciato trascorrere neppure tre mesi da quel 4 aprile quando davanti ad alcuni studenti belgi che lo intervistavano aveva con stizza allontanato da sé l'epiteto
di essere un comunista con queste parole: “Ho sentito, due mesi fa, che una persona ha detto: ‘Ma, questo Papa è comunista’. E no! L’amore ai poveri è una bandiera del Vangelo, non del comunismo”. Nell'intervista rilasciata a “Il Messaggero” e pubblicata dal quotidiano il 30 giugno scorso, è ritornato puntigliosamente sull'argomento per ripetere che «Marx non ha inventato nulla». Ah sì, e allora che bisogno aveva di richiamarlo a sproposito?
Alla domanda: “Lei passa per essere un Papa comunista, pauperista, populista. L'Economist che le ha dedicato una copertina afferma che parla come Lenin. Si ritrova in questi panni?”; ha risposto con una macroscopica falsità che tradisce il terrore di dover continuare a fare i conti con quel comunismo che Wojtyla si era vantato di aver debellato dopo l'abbattimento del muro di Berlino e la liquefazione dei regimi revisionisti dell'Est europeo, tanto da essere stato premiato “Santo subito
”. «Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo. I comunisti dicono che tutto questo è comunista. Sì, come no, venti secoli dopo. Allora quando parlano - ha ricordato sorridendo il papa argentino - si potrebbe dire loro: ma voi siete cristiani».
Se la prende tanto con i comunisti, aggiungiamo noi, forse perché quelli che Bergoglio chiama poveri guardano con rinnovata speranza di riscattarsi ed emanciparsi più al socialismo scientifico fondato da Marx ed Engels che al Vaticano e alla Chiesa cattolica, ininterrottamente al potere in Occidente da millesettecento anni, prima col feudalesimo e poi col capitalismo. Nel cui nome sono state commessi crimini storici incancellabili come le Crociate nel vicino oriente e l'invasione dei conquistadores nelle Americhe, come le condanne al rogo e al silenzio di tutti coloro che in ogni campo osavano mettere in discussione e negare i dogmi dell'ortodossia clericale, e come la benedizione dell'Uomo della provvidenza
e dei gagliardetti delle squadracce mussoliniane e delle truppe italiane mandate al macello per saziare gli appetiti egemonici dell'imperialismo italiano.
Noi marxisti-leninisti non abbiamo mai derubato la bandiera dei poveri alla Chiesa cattolica innanzitutto perché le nostre sono le bandiere rosse della riscossa proletaria su cui c'è scritto “Proletari di tutti i paesi unitevi!” e non quelle bianche della rinuncia e dell'interclassismo, e poi perché il Vaticano non ha mai veramente rappresentato i poveri, se non all'origine del cristianesimo primitivo. Sulle nostre rosse bandiere non ci sarà mai il motto “Campa e fa' campa'
” predicato da Bergoglio ai poveri nei confronti dei ricchi, ma c'è scritto guerra senza quartiere al Capitale, emancipazione dalla schiavitù salariata, socialismo.
Insomma siamo sempre più convinti che le novità introdotte dal papa argentino sono più mediatiche che reali, più di immagine che di sostanza: la banca vaticana continua a essere il porto sicuro del riciclaggio di tangenti e capitali mafiosi e di speculazioni condotte da faccendieri piduisti e dall'Opus dei, come quella rivelata dall'inchiesta sullo scandalo Carige; l'ex segretario di Stato cardinal Bertone può godere della ristrutturazione di un celeste attico di 700 mq vista San Pietro mentre si conferma quale mandante della velina diffamatoria che costrinse alle dimissioni l'allora direttore dell'Avvenire
Dino Boffo; il riconoscimento ufficiale, atteso trent'anni, conferito da Bergoglio all'Associazione internazionale degli esorcisti dà infine la misura di quanto la sua idea di religione e di chiesa continuino a evocare spettri e superstizioni ritenuti scomparsi col medioevo e a ottenebrare e atterrire le coscienze dei credenti.
Non basta scegliere, primo fra i papi, il nome del nobile poverello di Assisi
per dar vita miracolosamente alla Chiesa dei poveri e per recidere il cordone ombelicale che la lega al capitalismo, né deve stupire il suo puntiglioso richiamo ai poveri e alla equipollenza del socialismo col cristianesimo. Lo avevano spiegato benissimo Marx ed Engels nel celebre Manifesto del Partito Comunista: “Come il prete andò sempre d'accordo coi feudali, così il socialismo clericale va d'accordo col socialismo feudale.
Nulla di più facile che dare all'ascetismo cristiano una vernice socialista. Il cristianesimo non ha forse inveito anche contro la proprietà privata, contro il matrimonio, contro lo Stato? Non ha forse predicato in loro sostituzione la beneficenza e la mendicità, il celibato e la mortificazione della carne, la vita claustrale e la Chiesa? Il socialismo sacro è soltanto l'acqua santa con la quale il prete benedice il dispetto degli aristocratici.”
Se alla Chiesa di Bergoglio continua a dolere, eccome, il dente del comunismo, dove sta quella tanto sbandierata svolta rispetto alla Chiesa dei reazionari, oscurantisti e anticomunisti Wojtyla e Ratzinger?
9 luglio 2014