Secondo Marx ed Engels
Che cosa predica il cristianesimo
I princìpi sociali del cristianesimo hanno avuto mille ottocento anni di tempo per svilupparsi e non hanno bisogno di essere ulteriormente sviluppati da consiglieri concistoriali prussiani.
I princìpi sociali del cristianesimo hanno giustificato la schiavitù antica, esaltato la servitù della gleba medievale, e se necessario si prestano anche a difendere l'oppressione del proletariato, sia pure assumendo un'aria un po' lamentosa.
I princìpi sociali del cristianesimo predicano la necessità di una classe dominante e di una classe oppressa, e a favore di quest'ultima esprimono soltanto il pio desiderio che la prima voglia essere caritatevole.
I princìpi sociali del cristianesimo trasferiscono in cielo la compensazione di tutte le infamie, come la intendono i consiglieri concistoriali, e giustificano così la continuazione di queste infamie sulla terra.
I princìpi sociali del cristianesimo dichiarano che tutte le bassezze commesse dagli oppressori contro gli oppressi sono o giuste punizioni del peccato originale e di altri peccati, oppure prove che il Signore impone ai redenti nella sua infinita saggezza.
I princìpi sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprezzo di se stessi, la mortificazione, il servilismo, l'umiltà, insomma tutte le qualità della canaglia, e il proletariato, che non si vuole far trattare da canaglia, ha molto più bisogno del suo coraggio, del suo senso di sicurezza, del suo orgoglio e del suo spirito d'indipendenza che del suo pane.
I princìpi sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.
(Marx, “Il comunismo de 'Rheinischer Beobachter'”, 12 settembre 1847, Marx-Engels, Oper complete vol. VI (1845-1848), Editori Riuniti, pagg. 243-244)
Le accuse che vengono mosse contro il comunismo partendo da considerazioni religiose, filosofiche e ideologiche in generale, non meritano d'essere più ampiamente esaminate.
Ci vuole forse una profonda perspicacia per comprendere che, cambiando le condizioni di vita degli uomini, i loro rapporti sociali e la loro esistenza sociale, cambiano anche le loro concezioni, i loro modi di vedere e le loro idee, in una parola, cambia anche la loro coscienza?
Che cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione spirituale si trasforma insieme con quella materiale? Le idee dominanti di un'epoca furono sempre soltanto le idee della classe dominante.
Si parla di idee che rivoluzionano tutta una società; con ciò si esprime soltanto il fatto che in seno alla vecchia società si sono formati gli elementi di una società nuova, che con la dissoluzione dei vecchi rapporti di esistenza procede di pari passo il dissolvimento delle vecchie idee.
Quando il mondo antico stava per tramontare, le antiche religioni furono vinte dalla religione cristiana. Quando nel secolo XVIII le idee cristiane soggiacquero alle idee dell'illuminismo, la società feudale stava combattendo la sua lotta suprema con la borghesia, allora rivoluzionaria. Le idee di libertà di coscienza e di religione non furono altro che l'espressione del dominio della libera concorrenza nel campo della coscienza48.
"Ma - si dirà - non c'è dubbio che le idee religiose, morali, filosofiche, politiche, giuridiche, ecc. si sono modificate nel corso dell'evoluzione storica; la religione, la morale, la filosofia, la politica, il diritto però si mantennero sempre attraverso tutti questi mutamenti.''
"Ci sono, inoltre, verità eterne, come la libertà, la giustizia, ecc., che sono comuni a tutte le forme sociali. Il comunismo, invece, abolisce le verità eterne, abolisce la religione, la morale, in luogo di dar loro una forma nuova, e con ciò contraddice a tutta l'evoluzione storica verificatasi finora''.
A che cosa si riduce questa accusa? La storia di tutta la società si è svolta sinora attraverso antagonismi di classe, che nelle diverse epoche assunsero forme diverse.
Ma qualunque forma abbiano assunto tali antagonismi, lo sfruttamento di una parte della società per opera di un'altra è un fatto comune a tutti i secoli passati. Nessuna meraviglia, quindi, che la coscienza sociale di tutti i secoli, malgrado tutte le varietà e diversità, si muova in certe forme comuni, in forme di coscienza che si dissolvono completamente soltanto con la completa sparizione dell'antagonismo delle classi.
La rivoluzione comunista è la più radicale rottura coi rapporti di proprietà tradizionali; nessuna maraviglia, quindi, se nel corso del suo sviluppo si realizza la rottura più radicale con le idee tradizionali.
(Marx-Engels, “Manifesto de Il Partito Comunista”, Piccola Biblioteca marxista-leninista, 4, pagg. 44-45)
9 luglio 2014