Un punto a favore dell'imperialismo europeo contro l'imperialismo russo
Ucraina, Georgia e Moldavia firmano gli accordi di Associazione con l'Ue
Mosca annuncia “misure protettive”
Il 27 giugno scorso a Bruxelles i rappresentanti di Ucraina, Georgia e Moldavia hanno firmato gli accordi di associazione con l'Unione europea (Ue). Un appuntamento atteso dall'imperialismo europeo che segna un punto a proprio favore contro l'imperialismo russo, col Cremlino che vede scivolare verso il peloso abbraccio occidentale i tre paesi e non può far altro al momento che minacciare “misure protettive” e stringere i legami della sua Unione eurasiatica..
Esattamente sette mesi fa, il 28 novembre scorso nella capitale lituana Vilnius, il vertice per il Partenariato orientale dei ventotto capi di governo dell'Ue con i leader di Ucraina, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Moldavia e Bielorussia doveva sancire, attraverso la firma di alcuni protocolli nell'ambito degli Accordi di Associazione, il primo passo verso l'ingresso dei sei paesi ex repubbliche sovietiche nella Ue. Ma solo in due, Georgia e Moldavia, avevano firmato l'Accordo di Libero Scambio ('Deep and Comprehensive Free Trade Area', Dcfta nella sigla inglese). Il lavoro diplomatico iniziato dalla Ue col vertice di Praga del 2009 per portare alla costituzione di un'area di libero scambio con questi paesi entro il 2015 e i 2,5 miliardi di euro investiti da allora nel progetto non erano bastati per sottrarli all'influenza e al controllo della Russia del nuovo zar Putin. Che aveva in particolare stoppato il percorso di avvicinamento dell'Ucraina alla Ue facendo leva sul presidente filorusso Viktor Yanukovich.
Il presidente ucraino aveva però dovuto lasciare anzitempo il vertice di Vilnius, richiamato in patria dall'esplosione delle proteste dell'opposizione filo Ue. Proteste appoggiate dai paesi imperialisti, primo fra tutti l'imperialismo americano che si tirava a rimorchio una Ue preoccupata di non recidere l'indispensabile cordone ombelicale energetico con la Russia, che portavano alla caduta di Yanukovich. E alla sua sostituzione con un governo filo occidentale e fascista che riprendeva il percorso di avvicinamento alla Ue. E nel marzo scorso Kiev firmava la parte politica degli accordi di adesione.
Il 27 giugno a Bruxelles il presidente ucraino Petro Poroshenko ha firmato la parte economica dell'accordo, il primo ministro della Moldavia Iurie Leanca e quello della Georgia Irakli Garibashvili firmavano quella politica. E il presidente uscente della Commissione europea Josè Manuel Barroso e il presidente a fine mandato del Consiglio Herman Van Rompuy definivano la firma un "accordo storico", "una pietra miliare nella storia delle nostre relazioni internazionali".
Il riconoscente presidente ucraino Poroshenko definiva quello della firma “un giorno storico per il mio paese. Il più importante dall'indipendenza”, e sottolineava che “anche la Crimea oggi è parte di questo accordo”. La Crimea che Mosca ha ripreso sotto il proprio controllo.
E dal Cremlino partivano bordate verso il concorrente imperialismo europeo. Putin denunciava la situazione di "una società ucraina spaccata in due dopo essere stata costretta a scegliere tra Europa e Russia e destinata a dividersi con un doloroso confronto interno". Il vice ministro degli esteri russo Grigory Karasin sosteneva che la firma dell'accordo è un "diritto della sovranità" dell'Ucraina, della Moldavia e della Georgia ma le "conseguenze" saranno "serie" e il governo russo era pronto a "prendere misure" qualora l'associazione dei tre paesi all'Ue "abbia un impatto negativo sui nostri mercati".
9 luglio 2014