Per aver favorito la cooperativa del fratello nel 2006 con un finanziamento illecito
Condannato il governatore dell'Emilia-Romagna Vasco Errani (PD)
Già scattata la guerra tra bande per la candidatura alla presidenza della regione
Astenersi e delegittimare le istituzioni borghesi alle prossime elezioni regionali
Dal nostro Corrispondente dell'Emilia-Romagna
E’ arrivata l’8 luglio la condanna per falso ideologico del governatore della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, e appena un’ora dopo l’annuncio delle dimissioni dello stesso Errani.
La vicenda risale al marzo di due anni fa (cifr Il Bolscevico
n°31/2012) quando Errani ricevette un avviso di fine indagine per falso ideologico nell'inchiesta relativa al finanziamento di un milione di euro, erogato nel 2006 dalla Regione alla cooperativa Terremerse di Bagnacavallo (Ravenna) allora presieduto da Giovanni Errani, fratello del presidente, ora a processo davanti al tribunale di Bologna con l’accusa di truffa e falso ideologico. Il milione sarebbe servito per la costruzione di una cantina a Imola. Soldi ottenuti indebitamente visto che i lavori non erano ancora ultimati al momento della scadenza prevista dal bando per ricevere i fondi.
Alla fine di luglio dello stesso anno arrivò la richiesta di rinvio a giudizio dei 9 coinvolti nell'indagine, compreso Errani al quale veniva contestato, assieme ai due funzionari regionali Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti (in appello condannati a un anno e due mesi), di aver dichiarato il falso in una relazione spedita in procura nel 2009, a pochi giorni dall’articolo de Il Giornale
della famiglia del neoduce Berlusconi che accusava il governatore di aver favorito il fratello. Ed è proprio quella difesa scritta, nella quale difendeva la presunta correttezza della procedura seguita dai suoi uffici, che ha coinvolto Errani nell’indagine. In sostanza si contestava la concessione di un permesso, e non di una variante in corso d'opera come affermato nella relazione redatta secondo l’accusa “su istigazione di Errani”, dal Comune di Imola il 23 maggio 2006, otto giorni prima del termine per la fine dei lavori, per i quali era stato erogato un finanziamento di un milione di euro con la giustificazione, falsa, che i lavori di costruzione della cantina fossero terminati entro il 31 maggio 2006. Infatti, il certificato di inizio lavori giunse al Comune solo il 29 maggio, e quello di fine lavori il 30 maggio.
La procura di Bologna chiese allora il rinvio a giudizio, l'8 novembre il GUP di Bologna Bruno Giangiacomo assolse Errani (e tutti gli imputati) “perché il fatto non sussiste”. Ne seguì il 18 febbraio dello scorso anno il ricorso della Procura di Bologna e la condanna, pochi giorni fa, per falso ideologico a un anno di reclusione (sospesa con la condizionale) e le conseguenti dimissioni, accolte dal PD, il partito di Errani, con la solidarietà e l’iniziale richiesta di revocare le dimissioni, espressa anche durante la direzione regionale del PD del 12 luglio con un applauso corale al condannato Errani.
In realtà era già scattata la guerra interna tra bande per la successione del potente governatore regionale, in carica dal 16 aprile 2000 per 3 mandati consecutivi, in violazione sia della Statuto del PD che della legge 165/2004, art. 2 che stabilisce la non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente delle giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto.
Fatto sta che la fila per conquistare il posto di governatore, nel corso delle elezioni anticipate, che si terranno probabilmente tra ottobre e novembre, si sta allungando ogni giorno e vede in prima posizione il parlamentare modenese e renziano doc Matteo Richetti e il segretario regionale del PD, Stefano Bonaccini, poi Simonetta Saliera, vicepresidente della regione, Roberto Balzani, ex Sindaco di Forlì e Daniele Manca, sindaco di Imola, e altri che cercheranno di conquistarsi un piccolo spazio nel sistema di potere borghese regionale alle primarie di coalizione che si terranno nel mese di settembre.
Gli attuali candidati sono prevalentemente riconducibili alla maggioritaria corrente renziana, e questo potrebbe portare anche alla scelta di un nome condiviso, come successo a Torino con la candidatura di Chiamparino, che renderebbe superfluo il ricorso alle primarie, ma la situazione attuale, che vede i capibanda già in pista e la ricerca di un “consenso” popolare e plebiscitario per rendere più forte il governo regionale, pende l’ago della bilancia a favore delle primarie, delle quali si stanno discutendo le regole per facilitare la partecipazione di elementi senza speranza di vittoria ma che con la loro candidatura possano andare a ricercare consenso alla sinistra e alla destra del PD.
Come aveva scritto Il Bolscevico
già nel 2012 “Un’onta di vergognoso malaffare che attraversa le istituzioni borghesi dalla testa ai piedi e getta ulteriore discredito su di esse”, istituzioni borghesi che le masse lavoratrici e popolari dell’Emilia-Romagna dovranno punire e delegittimare anche con l’astensionismo elettorale alle prossime elezioni regionali, lottando per creare le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo.
16 luglio 2014