La scintilla è stato il raid contro i lavoratori africani gambizzati con arma da fuoco ma le cause stanno nelle condizioni di sfruttamento bestiale a cui sono condannati
Riesplode la rivolta dei migranti nell'inferno di Castel Volturno
Invece di condannare il raid antimigranti il ministro Alfano lo giustifica e se la prende coll'immigrazione
Ancora rivolta a Castel Volturno, il centro campano in provincia di Caserta dove si concentrano tanti migranti, specie africani. Qui periodicamente si ripetono avvenimenti che attirano i mass-media borghesi che pubblicano qualche cronaca degli incidenti più eclatanti, filmano la disperazione ma le conclusioni sono quasi sempre le stesse e non rispecchiano la realtà. Il tutto viene sommariamente catalogato come scontri tra italiani e immigrati senza andare a fondo e spiegare le cause e il contesto in cui avvengono. Se poi si spingono su analisi più approfondite irrimediabilmente il giudizio finale approda sullo scontro tra opposte fazioni della criminalità più o meno organizzata, locale e straniera.
Stavolta a far scattare la rivolta è stata la gambizzazione a colpi di pistola di due giovani africani avvenuta a Pescopagano, un centro posto sul litorale domiziano fra Mondragone e Castel Volturno. Il tutto è partito quando i Cipriano, padre e figlio, hanno accusato un giovane migrante di aver rubato una bombola del gas e da qui è nata una rissa. Alla fine il più giovane dei Cipriano ha impugnato la pistola e ha sparato alle gambe di due giovani migranti. Il padre è un pregiudicato che assieme al figlio ha un agenzia di polizia privata che fa la guardia alle villette, quasi tutte abusive, del litorale e non è nuovo ad aggressioni agli immigrati. La sera del 13 luglio, giorno dell'aggressione, si è conclusa con la rivolta dei migranti che hanno dato fuoco ad alcune auto e appiccato il fuoco vicino all'abitazione dei Cipriano.Non è il primo caso di questo genere. Dall'uccisione del lavoratore sudafricano Jerry Essan Masslo nel 1989 a Villa Literno alla strage di 7 africani nel 2008 a Castel Volturno sono decine i migranti assassinati. Certo si sovrappongono scontri legati al controllo dello spaccio e di altre attività criminali in una zona dove spadroneggia la camorra che spesso usa manovalanza straniera ma alla base delle rivolte nell'area Castel Volturno, Mondragone, Villa Literno e dintorni c'è anzitutto lo sfruttamento di migliaia di lavoratori stranieri, specialmodo nell'agricoltura, edilizia ma non solo.
I raid contro i lavoratori africani solo solo la scintilla che ha acceso il fuoco in una situazione esplosiva. Migliaia di migranti vivono in casolari diroccati, spesso senza acqua e corrente elettrica ammassati come bestie. Lavorano nei campi e nei cantieri 10/12 ore per 20/30 euro al giorno e senza il minimo rispetto delle più elementari norme di sicurezza. Che abbiano o no il permesso di soggiorno lavorano quasi tutti al nero e in molti sono stati pure truffati dai loro sfruttatori italiani. Sono tanti i casi in cui il migrante ha pagato alcune migliaia di euro per essere “regolarizzato” e poi il padrone non si è presentato per chiudere il procedimento annullandolo e pretendendo altro denaro per concludere la pratica.
Questi lavoratori vivono praticamente in semi-schiavitù: vengono raccolti come le bestie alle rotonde stradali e chi accetta le paghe da fame viene portato sul posto di lavoro senza avere nemmeno la sicurezza di essere pagato. In questa zona ci sono anche un paio di ambulatori gestiti da Medici senza Frontiere, l'associazione che generalmente opera in teatri di guerra, il che ci fa capire la gravità della situazione. I volontari denunciano anche forme di apartheid. In certe zone, nel centro di alcuni paesi e lungo alcune strade principali, la camorra non permette agli stranieri nemmeno la libera circolazione, specie di notte vige il coprifuoco e chi esce da solo rischia spesso di essere aggredito e magari derubato dei pochi averi.
Questo inferno è tollerato o ignorato dallo Stato borghese e purtroppo spesso anche dai sindacati, così come sono state ignorate per lungo tempo situazioni analoghe a Rosarno, in Puglia, a Latina e in tante altre parti d'Italia che arrivano agli onori della cronaca solo quando i migranti si rivoltano stanchi di umiliazioni, vessazioni e di essere trattati come bestie. Di fronte a una situazione di questo genere il Ministro dell'Interno Angelino Alfano invece di condannare l'aggressione armata e attivarsi una volta per tutte per eliminare questo schiavismo degli anni duemila se ne è lavato le mani con questa frase: “troppi immigrati, è normale che ci siano tensioni”. Quindi la colpa è dei migranti che per l'ex delfino di Berlusconi da vittime diventano carnefici.
23 luglio 2014