Mobilitati gli insegnanti contro l'aumento dell'orario e in difesa della scuola pubblica e dei diritti di chi ci lavora
Respingere il “Piano scuola” Renzi-Giannini
Prevista l'abolizione del CCNL e il raddoppio dell'orario di lavoro a parità di salario. Licenziamento di tutti i precari e istituzione del preside-manager-padrone. Reclutamento diretto del personale e aumenti salariali solo ai lacchè dei dirigenti. Cancellati gli Organi collegiali e il quinto anno delle superiori.
Occorre lo sciopero generale
Come i banditi che aspettano il momento più propizio per colpire, così il Berlusconi democristiano Renzi e il suo nero governo hanno atteso la chiusura delle scuole e il periodo di ferie estivo per sferrare un attacco senza precedenti ai diritti e alle tutele degli insegnanti, personale ausiliario, tecnico e amministrativo (Ata).
La mobilitazione degli insegnanti non s'è fatta attendere. Si moltiplicano le iniziative in tutta Italia. E' partita la Capitale, dove l'8 luglio è stata convocata l’Assemblea del Coordinamento delle Scuole di Roma che ha dato il via ad una tregiorni. Domenica 13 luglio, i lavoratori autoconvocati della scuola hanno tenuto un seminario per discutere la controriforma. All'affollato appuntamento ha partecipato l'USB, che ha approfondito il tema della battaglia per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro. La principale proposta approvata è l'indizione di un'assemblea unitaria da tenersi in una scuola di Roma lunedì 15 settembre, giorno in cui riprenderanno le lezioni. Tale iniziativa che con buona probabilità verrà ripresa in varie province italiane.
Il 14 luglio, s'è tenuta l'affollata assemblea nazionale indetta dall’Unicobas sotto al Ministero della Pubblica Istruzione. Il 15 luglio s'è svolta l'iniziativa che ha concluso la tregiorni romana del Coordinamento delle scuole di Roma. Centinaia di lavoratori della scuola, precari, studenti, genitori con la presenza di diverse organizzazioni sindacali hanno presidiato per l'intera mattinata Piazza di Montecitorio, svolgendo anche una partecipata Assemblea.
Altro che “cambiare verso”, il cosiddetto “piano scuola” annunciato ai primi di luglio dalla nuova Thatcher di Viale Trastevere, la montiana Stefania Giannini, rilancia le peggiora a nera politica scolastica perseguita negli ultimi decenni dai governi Prodi, Berlusconi, Monti e Letta. Porta alle estreme conseguenze le odiose controriforme Moratti e Gelmini; cancella i residui spazi democratico borghesi irregimentando il personale docente e gli Ata e garantisce alla borghesia italiana la piena realizzazione della scuola del regime neofascista, classista, privatistica e meritocratica, che affida tutto il potere ai presidi-manager-padroni secondo il piano della P2.
Non a caso il “piano” Renzi-Giannini prevede al primo punto l'azzeramento del contratto collettivo nazionale di lavoro, l'abolizione degli scatti di anzianità, il raddoppio secco dell'orario di lavoro a parità di salario per tutto il personale di ruolo e la conseguente eliminazione di tutti i supplenti e il personale precario che verranno letteralmente buttati fuori. Attualmente un professore su base volontaria può fare fino a sei ore di straordinario, pagato. Con l'imposizione dell'orario di lavoro fino a 36 ore a settimana le supplenze brevi saranno richieste ai docenti già in cattedra nell'istituto senza riconoscimenti economici extra.
Non solo. Il piano prevede anche un allungamento dell'anno scolastico dagli attuali 208/210 a 230 giorni. Una ventina di giorni in più che vanno recuperati a giugno inoltrato e utilizzati dai docenti e dal personale di ruolo per effettuare i corsi di recupero o altre attività, sempre a costo zero.
Mentre gli eventuali aumenti di stipendio fino al 30% in più saranno appannaggio solo dei docenti impegnati in ruoli organizzativi e verranno decisi in base a una valutazione formulata dal dirigente scolastico coadiuvato da un gruppo di docenti-lacchè da lui stesso nominati. Come un esercito è formato da soldati, caporali, sergenti e così via fino ai generali, così la nuova organizzazione gerarchica prevede il “docente ordinario” a cui verrà affidato il compito relativo all'insegnamento; il “docente esperto” che si occuperà di progettazione didattica, bisogni educativi speciali, nuove tecnologie di comunicazione, intercultura, orientamento, valutazione e sicurezza; e il “docente senior” al quale saranno affidati i compiti connessi alla formazione iniziale e all'aggiornamento dei docenti della scuola. Ad ogni nuova qualifica corrisponderà un aumento di stipendio che non sarà più uguale per tutti.
Saranno “depennati” i circa 467 mila precari che attualmente popolano le varie graduatorie che saranno sostituite con la chiamata diretta che conferisce ai presidi il potere di assumere e licenziare il personale e quindi di scegliere gli insegnanti e il personale ATA che desidera.
Il piano prevede anche il taglio di un anno alle scuole superiori, dagli attuali 5 si passa 4 anni, e conseguente riduzione di risorse per oltre 1,5 miliardi all'anno.
Saranno aboliti perfino gli Organi Collegiali che, secondo la Giannini, sono ormai superati in quanto si rifanno alle disposizioni dei decreti delegati degli anni Settanta e quindi vanno “adeguati alle modifiche costituzionali e alle innovazioni in materia sia amministrativa che didattica”. La Giannini infatti vuole che tutte le istituzioni scolastiche italiane siano sottoposte unicamente alla valutazione diretta degli INVALSI che, attraverso un nucleo operativo di “autovalutazione dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità complessive” stabilisce per ogni singola scuola il “livello di qualità del servizio scolastico offerto”.
Tutto ciò, ha promesso il sottosegretario Roberto Reggi, sarà inserito in “un decreto legge per i provvedimenti più urgenti” e una successiva legge delega che il governo ha intenzione di sottoporre all'approvazione del Consiglio dei ministri prima della pausa estiva.
Contro tale ipotesi si è schierata l’area programmatica Opposizione-CGIL della FLC auspicando che “tutto il mondo della scuola debba organizzare una reazione immediata e all’altezza della situazione” e chiedendo alla FLC-CGIL “l’indizione immediata di un percorso di mobilitazione e la convocazione, su una piattaforma di contrasto a questa ennesima contro riforma, di un’assemblea di tutte le organizzazioni sindacali, comitati, associazioni, organizzazioni studentesche, per indire e preparare congiuntamente uno sciopero generale del mondo della conoscenza alla ripresa dell'anno scolastico”.
23 luglio 2014