Un atto antisindacale di Renzi e Madia
Dimezzati i permessi e i distacchi sindacali nel pubblico impiego
I leader confederali incassano il colpo senza reagire
Occorre subito lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi
Il 20 agosto il ministro per la Semplificazione e Pubblica Amministrazione, la renziana raccomandata di ferro piddina, Marianna Madia, ha emanato la circolare n. 5/2014 per dare piena attuazione alla controriforma di stampo piduista e fascista della pubblica amministrazione e in particolare per quanto riguarda l'articolo 7 del decreto-legge 24 giugno 2014 n. 90, convertito con modificazioni dalla legge n.114 dell'11 agosto 2014, il quale stabilisce che: “a decorrere dal 1° settembre 2014, i contingenti complessivi dei distacchi, delle aspettative e dei permessi sindacali già attribuiti al personale delle pubbliche amministrazioni, stabiliti a seconda dei rispettivi ordinamenti di settore mediante le procedure bilaterali tipizzate (procedimenti negoziali recepiti con decreti del Presidente della Repubblica e contratti collettivi nazionali), sono ridotti del cinquanta per cento per ciascuna associazione sindacale”.
Si tratta di un altro tassello che fa parte del progetto golpista renziano mutuato dal famigerato “Piano di rinascita democratica” della P2 teso a spazzare via gli ultimi brandelli della Costituzione borghese del 1948 e completare la piena realizzazione della seconda repubblica neofascista, presidenzialista, federalista, piduista e razzista.
Al pari dei suoi predecessori e maestri: Mussolini e Berlusconi, Renzi sferra un attacco diretto e senza precedenti ai diritti e alle libertà sindacali dimezzando i permessi, i distacchi e le aspettative sindacali. Lo scopo del governo, che lancia così un chiaro segnale agli industriali e ai padroni, è chiaro: colpire il sindacato riducendo in modo drastico (la metà!) le risorse ed i funzionari. L’attacco, si badi bene, non è volto, come dice Renzi con piglio ducesco, a colpire la burocrazia sindacale bensì le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego. Limitando le libertà e le agibilità sindacali, peraltro tutelate tanto dalla Costituzione borghese, oramai fatta cartastraccia dalla borghesia in camicia nera, quanto dallo Statuto dei lavoratori, il chiaro intento è quello di fare arretrare la coscienza politica dei lavoratori del pubblico impiego. Premessa fondamentale per spianare la strada alla prossima controriforma costituzionale che sancirà la fine dello Stato democratico-borghese e il ritorno del fascismo sotto nuove forme, metodi e vessilli.
I dipendenti statali e degli enti locali devono diventare, questo il nero disegno del governo, né più né meno che dei docili soldatini senza diritti, ligi al dovere e pronti ad eseguire gli ordini dirigenziali senza fiatare.
Ad essere dimezzati non sono solo i distacchi, e con essi i funzionari sindacali, ma anche e soprattutto le ore di permesso a disposizione dei lavoratori per partecipare ad assemblee, direttivi, riunioni e corsi di formazione sindacale.
Tutto ciò in attesa che entri in vigore con i relativi decreti attuativi tutto il resto della riforma Renzi-Madia a cominciare dalla mobilità obbligatoria entro 50 chilometri, blocco dei contratti, meritocrazia, niente assunzione per i 250mila precari, aumento del part-time, demansionamento e irregimentazione dei dirigenti sottoposti al governo e ulteriore riduzione e privatizzazione delle aziende municipalizzate.
Ciononostante i vertici sindacali confederali non hanno mosso un dito. Hanno incassato il colpo e non hanno avuto nemmeno il coraggio di criticare la controriforma divenendo di fatto complici di questo infame atto antisindacale sferrato contro i lavoratori del pubblico impiego dai nuovi gerarchi della seconda repubblica Renzi e Madia.
È l'ennesimo segno evidente che gli attuali sindacati hanno fatto il loro tempo, non hanno più nulla da dire. Vanno azzerati e sostituiti con un unico sindacato delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, fondato sulla democrazia diretta e sul potere sindacale alle assemblee generali dei lavoratori e dei pensionati.
Per fermare l'offensiva del nuovo Berlusconi democristiano è necessaria una immediata mobilitazione delle masse con il diretto coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego. I sindacati confederali e “di base” devono subito proclamare uno sciopero generale di otto ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi. Il governo Renzi deve essere spazzato via, primo passo per una presa di coscienza da parte dei lavoratori che solo il socialismo potrà davvero cambiare l’Italia e dare il potere politico al proletariato.
3 settembre 2014