Da Sacconi e Acquaviva al piduista Cicchitto
I craxiani in coro: “Renzi fa la Grande Riforma di Craxi”
Tra i più entusiastici sostenitori del golpe piduista con cui Renzi, con la benedizione di Napolitano e attuando il patto col neoduce Berlusconi, ha abolito il Senato, sono stati gli ex craxiani che in coro hanno lanciato una vera e propria campagna mediatica per rivendicare la primogenitura di questo nero progetto golpista sottolineando con insistenza le similitudini tra la “Grande Riforma” che l'allora neoduce Craxi voleva attuare negli anni Ottanta del secolo scorso e quella propugnata dal Berlusconi democristiano Renzi. L'ex ministro berlusconiano e feroce nemico dei lavoratori Sacconi, gongolante dichiarava al Tg3: “Finalmente realizzano quella intuizione avuta con la Grande Riforma di Bettino Craxi”.
Si tratta di una controriforma che investì il dibattito di quegli anni e che doveva avere i caratteri del presidenzialismo mussoliniano, adattato ad un sistema maggioritario; controriforma che oggi è al vaglio dell’esecutivo renziano che vuole arrivare là dove l’ex segretario del PSI non giunse.
Non a caso craxiani di ferro come Gennaro Acquaviva da diversi anni battono sul tema della “Grande Riforma” e, mano mano, il paragone tra Craxi e Renzi è cominciato ad affiorare, soprattutto per il piglio decisionista: “la dote, che fu particolarmente sua – di Craxi, n.d.r. -, di saper prendere decisioni politiche serie e rischiose con freddezza e al momento giusto, costruendosi contemporaneamente condizioni e forza sufficienti a fargli convogliare sulla decisione un consenso ampio e solido, in grado di portarlo – continua Acquaviva - alla realizzazione della decisione stessa”.
A fargli da eco l’ex Ministro della Giustizia e numero due del defunto PSI, Claudio Martelli: “È vero, Craxi fece grandi cose ma non andò oltre l’11% dei voti. Aveva un carattere troppo ruvido e spigoloso per piacere alle masse, mentre Renzi è molto più gioviale e quel suo atteggiarsi a moschettiere lo rende immediatamente simpatico: può attuare la “grande riforma” e il presidenzialismo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda De Michelis: “L’incontro di Craxi con Giorgio Almirante, segretario del Movimento sociale italiano, mi ha ricordato molto la rottura che ha provocato Renzi invitando Silvio Berlusconi al Nazareno. Craxi voleva rompere la conventio ad excludendum
che c'era contro i missini, rottamando l'idea di arco costituzionale. Mi ricordò che anche nel partito fu criticatissimo perché sdoganava i fascisti. A differenza di Craxi, può accelerare sulla grande riforma istituzionale”.
In una intervista del 3 maggio scorso a Il Fatto aveva rincarato la dose anche l’ex ministro PSI Rino Formica: “quando io cito la massoneria, per quanto riguarda la maggioranza in sonno tra Berlusconi e Renzi, mi riferisco al metodo. Un metodo che porta a decisioni prese in modo occulto, in ambienti massonici o paramassonici. E poi non dimentichiamo la grande suggestione offerta dalla potente rete della massoneria toscana”. Concludendo: “i programmi di Gelli e Renzi sono uguali e oggi non c'è alcuna forza maggioritaria, compresa quella di Grillo, che si pone il problema della democrazia organizzata”.
Sembra non essere un caso, dunque, il compattamento degli ex socialisti craxiani attorno alla figura del Berlusconi democristiano Renzi, considerato quasi un predestinato nel completare le controriforme del ventennio berlusconiano e del disegno della P2 di Gelli, sull’onda di quanto tentò e non riuscì a fare il suo predecessore Craxi, che come Renzi ha avuto Mussolini come maestro e ispiratore. Conseguentemente è necessario lottare in piazza per spezzare l'asse piduista e golpista Renzi-Berlusconi, per impedire il completamento della seconda repubblica neofascista e l'instaurazione di un altro ventennio col volto moderno e tecnologico di Renzi dopo quello di Berlusconi. Vuol dire anche, per il proletariato, riprendere coscienza che il suo compito storico è quello di abbattere il capitalismo, conquistare il potere politico ed instaurare il socialismo, senza il quale non sarà mai possibile cambiare veramente l'Italia e liberarsi per sempre dallo sfruttamento e dalla restaurazione del fascismo sotto nuove forme e con nuovi vessilli.
3 settembre 2014