Avrebbe ricevuto fondi pubblici attraverso l'Ilva senza averne diritto
Condannato Riva a 6,5 anni per frode
Il 21 luglio i giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano hanno condannato Fabio Riva, ex vicepresidente di Riva Fire e attualmente in libertà vigilata a Londra, a 6 anni e mezzo di reclusione per associazione a delinquere e truffa ai danni dello Stato per la frode attuata dal gruppo Riva attraverso l’Ilva.
Secondo l’accusa, la società avrebbe ricevuto contributi della Simest (controllata dalla Cassa depositi e prestiti) finalizzati all’export senza averne diritto. Condanne anche per Alfredo Lo Monaco, amministratore della società svizzera Eufintrade Sa a 5 anni di carcere e Agostino Alberti, ex dirigente di Ilva Sa (società svizzera del gruppo Riva), a 3 anni.
Condannata anche la holding Riva Fire, imputata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti: la società dovrà pagare una multa di 1,5 milioni di euro. Per i tre imputati e per la società è stata inoltre disposta la confisca di 90,8 milioni di euro. Tutti, in solido, dovranno anche versare una provvisionale di 15 milioni di euro al ministero dello Sviluppo. Inoltre, i giudici hanno stabilito che la Riva Fire non potrà ricevere finanziamenti, sussidi e agevolazioni dallo Stato per un anno. Né potranno essere versati i contributi già deliberati dalla Simest in favore dell’Ilva, con il gruppo Riva che dovrà rimborsare i contributi già ricevuti.
Il sistema scoperto dai Pubblici ministeri (Pm) milanesi, consisteva nello sfruttamento dei contributi all’esportazione previsti dalla Legge Ossola, la normativa sull’erogazione di aiuti per le aziende che esportano all’estero, tramite fondi pubblici erogati dalla Simest. Per ottenerli, i Riva avevano creato un’apposita società, la svizzera Ilva Sa, che acquistava tubi dall’Ilva e li rivendeva, allo stesso prezzo, ad alcune società estere.
Così facendo l’Ilva concedeva all’Ilva Sa una dilazione di pagamento di 5 anni, ottenuta la quale però, la consociata svizzera si faceva pagare subito dagli acquirenti esteri: così da incassare in 90 giorni sempre l’intero valore. Ed è qui che entrava in gioco la Eufintrade. L’Ilva portava alla finanziaria svizzera le cambiali internazionali ricevute da Ilva Sa come pagamento delle forniture di tubi e la Eufintrade le scontava: pagando cioè a Ilva il valore della vendita meno una percentuale. In questo modo Eufintrade incassava il 15% dei contributi erogati dalla Simest.
Il sistema sarebbe andato avanti dal 2003 sino a pochi mesi fa. Il profitto totale ammonterebbe a 121 milioni di dollari più 18 milioni di sterline: oltre 100 milioni di euro. A perderci sia lo Stato, che erogava contributi non dovuti, che le altre imprese esportatrici che concedevano le dilazioni ma che non hanno mai incassato le agevolazioni perché i fondi stanziati dallo Stato erano finiti.
3 settembre 2014