“Sblocca Italia”: cemento, grandi opere, autostrade, alta velocità, svendita del demanio pubblico, inceneritori, trivellazioni
Il decreto “Sblocca Italia” con investimenti per 43 miliardi, annunciato pomposamente da mesi da Renzi, e che a suo dire avrebbe dovuto assicurare una “ripartenza col botto” a settembre, dopo vari tagli e rimaneggiamenti imposti dall'occhiuta verifica di bilancio del ministro dell'Economia Padoan, della Ragioneria dello Stato e di Napolitano, è stato alla fine varato dal Consiglio dei ministri del 29 agosto.
A presentarlo alla stampa è stato lo stesso Renzi, insieme al ministro delle Infrastrutture che lo ha firmato, Maurizio Lupi, cercando di dissimulare dietro il solito baraccone mediatico l'inconsistenza degli stanziamenti reali rispetto a quelli annunciati: solo 4 miliardi scarsi, e per di più ricavati spostandoli da altre voci di bilancio. Tanto che per continuare con il bluff ha dovuto inventarsi un nuovo slogan furbesco, quello del “passodopopasso”, non potendo più contare in questo caso su quello ormai troppo abusato della “velocità”.
In concreto ci sono infatti solo 3,9 miliardi, per lo più prelevati da vecchi fondi già stanziati, come i circa 3 miliardi dal fondo sviluppo e coesione e 841 milioni dal fondo revoche del ministero delle Infrastrutture. E di questi 3,9 miliardi ne saranno spesi appena 60 milioni quest'anno, 415 il prossimo e 888 nel 2016. solo dal 2017 è prevista la spesa di un miliardo l'anno per lo sviluppo. Tutto questo per rispettare il ferreo vincolo del 3% del rapporto deficit/pil imposto dalla Ue e dalla Bce, garantito da Padoan e Napolitano e accettato anche dallo stesso Renzi, al di là dei suoi mugugni propagandistici e di facciata contro il “rigore” europeo.
Ma sarebbe sbagliato dedurre da ciò che il decreto lasci le cose come stanno. Come altri decreti omnibus
, come la “Legge obiettivo” di Berlusconi e Lunardi, il “Semplifica Italia” di Monti e Passera e il “Decreto del Fare” di Letta, a cui si ispira e di cui è la continuazione, lo “Sblocca Italia” si propone infatti - attraverso tutta una serie di “semplificazioni”, di deroghe legislative e burocratiche, di leggi e leggine varie, tutte motivate col pretesto di far ripartire lo sviluppo e l'occupazione - di sbloccare appunto una quantità di cantieri e di grandi opere sospese, che prefigurano una nuova colata di cemento in tutto il Paese, e di abbattere ulteriormente gli ostacoli legislativi che frenano la speculazione edilizia e lo sfruttamento privato del territorio e dell'ambiente.
Alta velocità, metro e aeroporti
Intanto i 3,9 miliardi andranno tutti alle grandi opere, come alta velocità ferroviaria, autostrade, svincoli, aeroporti, metropolitane, e solo 600 milioni per le migliaia di piccoli cantieri sollecitati dai Comuni con 1617 mail inviate a Palazzo Chigi. E tra le grandi opere a fare la parte del leone ci sarà l'alta velocità ferroviaria, affidata come commissario plenipotenziario all'amministratore delegato di FS, Mario Elia, tra cui le linee ad alta velocità Napoli-Bari, la Palermo-Catania-Messina, la Verona-Padova, il terzo valico dei Giovi dell'alta velocità e le Tav per gli aeroporti di Roma, Milano e Venezia.
Seguono le grandi opere autostradali, come la Orte-Mestre, la terza corsia sulla Trieste-Venezia e i lavori sulle autostrade Milano-Torino e Salerno-Reggio Calabria, e poi ancora gli aeroporti e le metropolitane. Verso il sistema aeroportuale sarà reindirizzato un vecchio fondo di 4,5 miliardi, e in particolare nel discusso raddoppio di Fiumicino chiesto dalla nuova proprietà araba dell'Alitalia. Entro il 31 dicembre prossimo saranno riaperti i cantieri per il passante ferroviario di Torino e della linea C della metropolitana di Roma, mentre entro giugno 2015 quello della linea 1 della metro di Napoli ed entro agosto 2015 quelli della metro di Torino e della tranvia di Firenze.
A proposito del capoluogo toscano, che è anche il serbatoio di finanziamenti e di voti di Renzi, sarà un caso che oltre al cantiere della tranvia il decreto abbia inserito tra le opere già finanziate (per metà a carico dello Stato) e solo da sbloccare con un atto di “sburocratizzazione”, anche la nuova pista per l'aeroporto di Peretola? Una pista di 2400 metri, adatta anche ai grandi aerei, che Renzi vuole pronta assolutamente per il 2017, per accogliere i grandi del G7 a Firenze, e che il costruttore argentino Eurnekian ha promesso di ultimare in tempo al suo amico Marco Carrai, presidente di Adf che gestisce lo scalo fiorentino.
Regali ai concessionari delle autostrade
Renzi e Lupi hanno hanno particolarmente magnificato gli investimenti nelle autostrade. Il decreto prevede infatti che le società concessionarie facciano investimenti e accorpamenti per migliorare la rete autostradale in cambio di un prolungamento delle concessioni in scadenza. Ma in realtà il meccanismo è la solita furbata inventata per favorire gli amici e gli amici degli amici, come i vari Benetton, Gavio, Banca Intesa, Astaldi, molto ammanicati col ciellino Lupi, che da anni sfruttano le autostrade ex pubbliche come bancomat privati perennemente riforniti dagli utenti e dai contribuenti, senza peraltro fare gli investimenti che già avrebbero dovuto fare per legge.
Cosicché per esempio, a fronte di un “nuovo” investimento per unificare la Torino-Alessandria-Piacenza (concessione in scadenza nel 2017) alla Torino-Milano e all'Asti-Cuneo, il gruppo Gavio otterrà il prolungamento fino ad oltre il 2040. Mentre le Autostrade per l'Italia (gruppo Benetton) in cambio dei “nuovi” investimenti sulla Napoli-Salerno (che avrebbe dovuto già fare), otterrà un prolungamento fino al 2038 della concessione già scaduta. Idem per l'Autostrada Tirrenica in costruzione Rosignano-Civitavecchia (Gavio Autostrade e Cooperative), contestatissima dalle popolazioni dei territori attraversati, che una volta finita e unita alla A12 Rosignano-Genova potrebbe far prolungare la concessione dal 2028 al 2038. E così per la Brescia-Padova del gruppo Bancaintesa e del costruttore romano Astaldi, la cui concessione scade tra nove mesi, per la Torino-Ivrea (Gavio e Mattiona), per l'autostrada del Brennero, tutte di prossima scadenza.
Per sbloccare la faraonica Orte-Mestre (costo 10 miliardi) è stata poi concessa una defiscalizzazione, e ad avvantaggiarsene sarà il costruttore Vito Bonsignore, passato di recente al NCD di Alfano, che ha già al suo attivo una condanna definitiva a due anni per corruzione e altri procedimenti in corso.
Trivellazioni petrolifere e gasdotti
Ma la nuova devastazione del territorio non verrà solo dalle autostrade e dalle Tav. Il decreto, con il pretesto di favorire la nostra indipendenza energetica, sblocca le contestatissime nuove trivellazioni petrolifere, anche di fronte alle coste. Le Regioni Basilicata e Sicilia sono incentivate, in cambio di un allentamento del patto di stabilità, a rilasciare nuovi permessi e a semplificare le procedure alle società private per le ricerche. E per giunta si sblocca anche il mostruoso gasdotto Tap (Trans Adriatic pipeline) che dovrebbe portare il gas del Mar Caspio dall'Azerbaigian in Europa, in alternativa a quello russo. Il nuovo gasdotto di una capacità di 10 miliardi di metri cubi, la cui ultimazione è prevista nel 2019, attraverserà la Georgia, la Turchia, la Grecia, l'Albania e l'Adriatico, per approdare nello stupendo litorale di San Foca (Marina di Melendugno, provincia di Lecce), attraversando poi diversi chilometri di territorio salentino ad alta vocazione turistica e agricola prima di essere allacciato alla rete Snam e quindi immesso nella rete europea. Il progetto, che oltretutto interessa più l'Europa che l'Italia, e la cui società costruttrice ha sede in Svizzera e quindi non verserà un euro di tasse nel nostro paese, è fortemente osteggiato dalla popolazione pugliese, dai comuni interessati e dalla Regione, il cui parere però è solo consultivo. Comunque anche quest'opera sarà inserita tra quelle di interesse strategico, e quindi sottratta al controllo delle popolazioni e sorvegliata dall'esercito.
Edilizia, appalti, Cdp, inceneritori, Bagnoli
Il piano-casa di Lupi, berlusconianamente denominato “padroni in casa propria”, prevede la possibilità di fare qualunque tipo di lavoro in casa propria senza chiedere autorizzazioni, ma con una semplice comunicazione al Comune. Si potranno abbattere o costruire tramezzi per cambiare il numero di vani, e perfino creare due appartamenti da uno solo, aprendo le relative porte e finestre, purché senza variazione di volume. Un vero incentivo ad una nuova ondata di abusivismo edilizio, e tanto peggio per la sicurezza degli edifici e il parere dei vicini di casa.
Sono previste agevolazioni fiscali per chi acquista casa per affittarla a canone concordato, mentre invece gli ecobonus per le ristrutturazioni energetiche non sono stati riconfermati per il 2015, e se ne riparlerà ad ottobre nella Legge di stabilità. Il governo ha annunciato anche l'arrivo di un disegno di legge delega che riforma il Codice degli appalti in base al principio “ciò che è consentito in Europa sarà consentito anche in Italia”, che sembra fatto apposta per allargare le maglie della legge in materia di corruzione nella gestione degli appalti.
Un'altra grave minaccia speculativa contenuta nel decreto è quella della estensione del perimetro di azione della Cassa depositi e prestiti (Cdp, sostanzialmente una società privata anche se formalmente fa capo al Tesoro), che ne aumenta sia la dotazione che i settori d'intervento. Infatti si dice che i Fondi immobiliari di investimento, anche in partnership con la Cdp, possono “realizzare progetti di sviluppo” su “aree o beni di proprietà pubblica anche demaniale che non risultino utilizzati e non siano gravati da vincoli di inedificabilità assoluta”.
Con questo trucco si dà praticamente via libera alla cementificazione legale del demanio, anche marittimo, per interventi edilizi in deroga anche ai piani regolatori. Anche perché un'altra norma inserita da Lupi istituisce uno sportello unico per le autorizzazioni edilizie, per cui sarà il singolo funzionario dello sportello a concederle se l'amministrazione non risponde entro 30 giorni alla richiesta; e se non risponde neanche lui, scatta il “silenzio assenso”.
C'è poi un altro articolo molto pericoloso, quello che rende gli inceneritori opere strategiche di interesse nazionale, il cui piano generale viene sottratto alle Regioni e preso in mano direttamente dal governo. Sarà quindi disincentivata la raccolta differenziata e sarà sbloccata la costruzione di nuovi inceneritori, con cantieri blindati e controllati dall'esercito.
E anche l'inserimento nel decreto di “misure per la riqualificazione urbana e ambientale del comprensorio Bagnoli-Coroglio” sembra fatta apposta per mascherare e agevolare una mega speculazione edilizia sull'area dell'ex Italsider. Con la costruzione prevista di un polo per la nautica da diporto e “insediamenti residenziali, turistici, commerciali e produttivi avanzati”. Sono spariti invece dall'elenco il polmone verde, la spiaggia pubblica e il ripristino della linea di costa, mentre della colmata, principale fonte di inquinamento da rimuovere, non si fa più menzione.
17 settembre 2014