Al vertice di Newport in Galles
La Nato spinta da Obama stende un cordone militare attorno alla Russia
Renzi coinvolge l'Italia nella coalizione militare contro lo Stato islamico

 
La parte principale della discussione e delle misure da adottare nel vertice Nato che si è tenuto il 4 e 5 settembre a Newport in Galles era già stata messa nero su bianco nell'intervento congiunto tra il presidente americano Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron pubblicato alla vigilia dell'incontro sul quotidiano inglese The Times ; la nuova coppia sull'asse Washington-Londra, dopo quella tra Bush e Blair, partiva all'attacco della crisi ucraina e di quella irachena, delle quali sono tra l'altro tra i principali responsabili, affermando che “la Russia ha violato le regole con la sua annessione illegale e autoproclamata della Crimea e con l’invio di truppe sul suolo ucraino minacciando e minando le fondamenta di uno Stato sovrano”. Detto dagli imperialisti americani e britannici che hanno usato le stesse modalità per staccare il Kosovo dalla Serbia suona alquanto ipocrita ma l'uso dei due pesi e due misure ai danni dei popoli non è certo nuovo né a Washington né a Londra.
“Con la Russia che tenta di forzare uno Stato sovrano ad abbandonare il suo diritto alla democrazia e che decide il suo avvenire con le armi, dovremo sostenere il diritto dell’Ucraina a decidere del suo proprio avvenire democratico e proseguire nei nostri sforzi per rafforzare i mezzi dell’Ucraina”, aggiungevano i due paventando un aiuto anche militare diretto al governo filoimperialista di Kiev. Nel frattempo sostenevano che l’Alleanza dovesse mettere in piedi una presenza “permanente” nell’Europa dell’est sostenuta da una forza di reazione rapida composta da forze speciali terrestri, aeree e marittime che potrebbero “essere dispiegate ovunque nel mondo in tempi molto rapidi”.
La costituzione della forza Nato di rapido intervento era stato preannunciato ufficiosamente dalle veline passate alla stampa britannica secondo la quale l'annuncio ufficiale sarebbe stato affidato a Cameron a Newport, al padrone di casa del vertice. Un compito che Obama non gli ha lasciato, affiancandolo nell'intervento congiunto e sostenendolo in prima persona nella visita nei paesi baltici e a Newport per dare il segnale della leadership dell'imperialismo americano nella missione affidata alla Nato di stendere un cordone militare attorno alla Russia.
Per quanto riguarda l'aiuto militare richiesto da Kiev, se ne è parlato probabilmente nell'incontro prima del vertice tra Obama, Merkel, Cameron, Renzi e Hollande col presidente ucraino Poroshenko. Rasmussen precisava che in ogni caso saranno singolarmente i ventotto Paesi membri della Nato e non l'Alleanza nel suo complesso a decidere l'eventuale invio di armi all'Ucraina; “Sono i singoli paesi alleati che possiedono le armi e queste decisioni sono nazionali e non interferiremo", sosteneva Rasmussen dando un via libera al riarmo dell'Ucraina.
La coppia imperialista Obama-Cameron nell'intervento congiunto si occupava anche della situazione irachena sottolineando che Washington e Londra “non cederanno mai nella loro determinazione ad affrontare” le milizie dello Stato islamico in Iraq. Su questo punto Obama si riserverà di annunciare successivamente un piano operativo di intervento: al vertice gli basterà raccogliere il consenso dei partner a partecipare a una forza multinazionale, una riedizione aggiornata della “coalizione dei volenterosi” messa in piedi da Bush per aggredire l'Iraq nel 2003.
In merito alla crisi sul continente europeo, nel vertice di Newport i leader dell'Alleanza atlantica approvavano la formazione di una nuova forza di risposta rapida per “contrastare eventuali minacce ad alleati”, con un chiaro riferimento a quelle di Mosca contro l'alleata Ucraina. Alcune misure erano illustrate dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che indicava la necessità di garantire una "presenza continua" nell'Europa dell'est attraverso la costituzione di almeno cinque basi di deposito materiali dislocate lungo i confini con la Russia dai paesi baltici alla Polonia, alla Romania. Basi utilizzate dalla nuova unità militare, una "forza capace di viaggiare leggera e colpire duro", una struttura in grado di "reagire in tempi rapidissimi, con tempi d'avviso davvero minimi" per dirla con le parole di Rasmussen. Nel frattempo le forze Nato si sarebbero “allenate” sul territorio ucraino con una serie di manovre congiunte con quelle di Kiev entro la fine del 2014.
La posizione bellicista era sposata appieno dal cancelliere tedesco Angela Merkel secondo la quale "la Nato rispetta gli accordi presi con Mosca mentre la Russia ne ha violato i principi in più punti, e dunque l'articolo 5, la disponibilità di essere pronti gli uni per gli altri, ha assunto maggior significato". L'automatico intervento militare a difesa di uno dei membri previsto dal trattato Nato, un passaggio pericolosissimo che potrebbe tirare dentro una guerra imperialista tutti i paesi membri violando la loro Costituzione come nel caso dell'Italia, non è applicabile all'Ucraina, che non è membro dell'Alleanza; altri paesi membri non sono “minacciati” attualmente dal rialzare della cresta dell'imperialismo russo, quindi la Cancelliera pesca nel torbido e abbandona forse momentaneamente il fronte dei paesi europei prudenti verso le risposte da dare a Mosca si allinea su quello interventista. Ma forse tanto le basta per forzare la costituzione tedesca e inviare proprie truppe in altri paesi, e non solo di appoggio come finora, col beneplacito degli alleati realizzando il primo passo per lanciare l'intervento dell'imperialismo tedesco sullo scenario mondiale anche sul piano militare.
In merito alla situazione in Iraq e alla costituzione del Califfato da parte delle forze dello Stato islamico, (Is, nella sigla inglese) Obama a Newport è partito a testa bassa: “L'Is è una grave minaccia per tutti e nella Nato c'è una grande convinzione che è l'ora di agire per indebolire e distruggere l'Is". Al segretario di stato John Kerry, affidava il compito di sottolineare la necessità di formare una coalizione più ampia possibile, ma che rispettasse la “linea rossa invalicabile per tutti noi: escludere l'impegno di truppe di terra", negli incontri con gli omologhi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Australia, Turchia, Italia, Polonia e Danimarca. Gli indiziati a partecipare alla coalizione militare imperialista contro lo Stato islamico. Fra questi l'Italia di Renzi.
L'ultima annotazione la merita il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi al suo primo summit Nato che lo vede allineato su tutta la linea imperialista con la disponibilità a prendere impegni scavalcando a piè pari il parlamento, da quella data a partecipare allo schieramento di forze militari nell’Est europeo contro la Russia e alla coalizione dei paesi che interverranno militarmente contro l'Is. Dal consenso a aumentare la spesa militare all'impegno a mantenere forze militari in Afghanistan e a far parte dei “donatori” che forniranno a Kabul un aiuto economico di 4 miliardi di dollari annui.

17 settembre 2014