Corteo per il 70° della Liberazione della città
I marxisti-leninisti pratesi coinvolgono i manifestanti a cantare “Bella Ciao”
Appena arrivati sul luogo dell'eccidio vengono accolti col pugno chiuso alzato dai residenti
L'evento ha ricordato il grande applauso ricevuto dal PMLI al Circo Massimo il 23 marzo 2002
Dal corrispondente della Cellula “G. Stalin” di Prato
La sera del 6 settembre migliaia di pratesi hanno preso parte al corteo per il 70° Anniversario della Liberazione della città e reso onore ai 29 partigiani della brigata “Buricchi” trucidati a Figline dai nazifascisti in ritirata.
Il corteo, partito dal monumento ai partigiani in via VII Marzo, si è snodato lungo via Cantagallo per arrivare al borgo di Figline, in piazza XXIX martiri, dov'è presente il monumento con ancora visibili le funi usate dai nazifascisti per l'impiccagione dei 29 partigiani.
Alla manifestazione hanno preso parte militanti, simpatizzanti e amici della Cellula “Stalin” di Prato del PMLI che sono sfilati con le bandiere del Partito e dei 5 Maestri e un cartello commemorativo. Al concentramento i compagni hanno diffuso un centinaio di copie del volantino preparato per l'occasione dal titolo “Lottiamo uniti contro il governo del Berlusconi democristiano Renzi. Proclamare subito lo sciopero generale” in cui fra l'altro si legge: “Oggi più che mai abbiamo il dovere di tenere vivo il ricordo di questa data scolpita a lettere d'oro nella memoria e nel cuore di tutti gli antifascisti pratesi. Un dovere non facile da assolvere perché il fascismo di oggi, sdoganato dalla destra berlusconiana e rivalutato perfino dalla 'sinistra' borghese riformista e liberale, si presenta sotto nuove forme, metodi e vessilli e al posto della camicia nera sfoggia la camicia bianca a maniche rimboccate di Matteo Renzi. Egli rappresenta la reincarnazione moderna e tecnologica di Mussolini e Berlusconi. Le sue 'riforme' elettorali, istituzionali e costituzionali concordate con il neoduce Berlusconi sono golpiste, antidemocratiche e piduiste. Col pretesto del cambiamento Renzi vuole cancellare definitivamente la Costituzione antifascista del '48 per cui lottarono i partigiani... Non è certamente questa l'Italia per cui hanno combattuto e versato il sangue le partigiane e i partigiani! E allora forza compagni, facciamo come i partigiani e spazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renzi. Che si sveglino anche i vertici dei sindacati confederali e i 'sindacati di base' e proclamino unitariamente uno sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi. E che l'immortale canto di battaglia 'Bella ciao' che fu dei partigiani torni a risuonare ancora più forte nelle piazza di tutta Italia”.
All'inizio del corteo alcuni revisionisti vecchi e nuovi intruppati nel PD hanno cercato di isolare il PMLI intimando ai compagni di collocarsi “dopo lo striscione dei partigiani” ossia in fondo al corteo. Ma la manovra è stata coraggiosamente sventata dai compagni che con l'ausilio del potente megafono hanno cominciato a cantare le canzoni partigiane “Bella ciao” e “Fischia il vento” subito accompagnati da buona parte dei manifestanti che si sono uniti al nostro spezzone per tutto il tragitto rilanciando anche alcuni nostri slogan fra cui: “Ieri, oggi e anche domani, gloria eterna ai partigiani”. “I morti non sono tutti uguali, i nazi-fascisti sono i criminali”. “Viva i partigiani liberatori, contro i repubblichini massacratori. Per conquistare il nostro domani, dobbiamo fare come i partigiani”.
All'arrivo del corteo sul luogo dell'eccidio a Figline un folto gruppo che osservava il corteo assiepato lungo l'argine del Bardena ha accolto in modo caloroso lo spezzone del PMLI con applausi e pugni chiusi alzati in segno di saluto e approvazione. Un segnale chiaro d'intesa fra il PMLI e le masse che ci ha ricordato il generalizzato applauso ricevuto dal PMLI al Circo Massimo di Roma il 23 marzo 2002 in occasione della grandiosa e storica manifestazione nazionale promossa dalla CGIL in difesa dell'articolo 18 e che ci ha ulteriormente convinti che la nostra strada è quella giusta e che le masse sempre di più ne prenderanno coscienza e ci sosterranno.
L'unico spezzone veramente rosso di tutto il corteo è stato senza dubbio quello del PMLI, mentre quest'anno per la prima volta non è stato possibile fare fronte unito con le forze della “sinistra radicale” visto che PRC, PDCI, Federazione della Sinistra e SEL hanno deciso di non partecipare in forma organizzata alla manifestazione per rendere il giusto omaggio ai partigiani proprio nel luogo in cui furono trucidati come abbiamo sempre fatto nel corso degli ultimi 5 anni in risposta all'ex sindaco berlusconiano Roberto Cenni che in nome della “riappacificazione” fra fascisti e antifascisti ha imposto un nuovo cerimoniale. Da buoni opportunisti alcuni esponenti di PRC, PDCI, Federazione della Sinistra e SEL hanno partecipato in forma privata e personale senza simboli e bandiere accodandosi di fatto al PD e al neopodestà Biffoni che, al pari del suo predecessore Cenni ha continuato a vilipendere la memoria dei 29 partigiani celebrando “messa” nella piazza antistante la chiesa, piuttosto che nella piazza dov'è presente il monumento ai caduti e dove per 66 anni le celebrazioni sono state svolte.
Un operaio quasi cinquantenne a fine manifestazione ci ha raccontato che partecipa tutti gli anni al corteo, fin da quando aveva 7 anni. Da piccolo fu portato da suo nonno e da suo padre: “sono 66 anni che la celebrazione si è svolta in piazza XXIX martiri, in situazioni ben peggiori come spazio visto che non era pedonalizzata e malgrado questo, problemi di questo tipo per il suo svolgimento non ci sono mai stati”.
Si può proprio dire che le giunte della città cambiano ma i vizi rimangono; chi si aspettava che il nuovo sindaco di “centro-sinistra”, Biffoni, avrebbe ridato alle celebrazioni della Liberazione il giusto carattere antifascista onorando i partigiani nel luogo esatto dove furono trucidati è rimasto ancora una volta beffato.
17 settembre 2014