In diecimila manifestano davanti alla base militare di Capo Frasca
La Sardegna unita ripudia le basi militari
Pinotti non ne tiene conto
Capo Frasca, nel comune di Arbus (Medio Campidano), è uno splendido sito di interesse comunitario affacciato sulla costa occidentale della Sardegna: migliaia di ettari di macchia mediterranea interessati da vincoli del piano paesaggistico regionale a difesa delle aree funerarie e degli insediamenti pre-nuragici.
All'interno di questa magnifica riserva, nel golfo di Oristano, un presidio militare si estende per 14.106 ettari e copre una lunghezza di 25 km di costa. E' riservato alle esercitazioni di aeronautica e marina per bombardamenti al suolo. Nel mirino le spiagge, gli scogli, le grotte, i nuraghi. I bombardamenti vengono sospesi solo a luglio ed agosto, ma a settembre, chiunque ci sia sulle frequentate spiagge a pochi metri dal sito, le esercitazioni riprendono.
Il 4 settembre il disastro: 30 ettari di macchia mediterranea in fumo. Secondo alcune ricostruzioni, i militari, mentre l'incendio divampava, si sono rifiutati di accompagnare sul posto gli operai forestali, che avevano chiesto di essere scortati per evitare di essere colpiti dalle bombe. I forestali hanno tentato di entrare ma sono stati costretti a tornare indietro per le continue esplosioni. Quando viene presa la decisione di utilizzare l’elicottero per spegnere l’incendio è ormai troppo tardi.
“Un evento eccezionale”, lo ha definito il sottosegretario della Difesa, Domenico Rossi, di Scelta Civica per l'Italia. Di casualità ed eccezionalità c'è ben poco però in un evento del genere. La Sardegna è stata strangolata da basi militari estese per 24.000 ettari e, se si aggiungono le superfici anche su mare, l'area militarizzata è più grande dell'intera isola. Un territorio vastissimo sul quale insiste ben il 65% delle servitù militari in Italia. La realtà di tutti i giorni vede il susseguirsi di esercitazioni navali e aeree con l'intervento di reparti provenienti da tutto il mondo (sono attesi a breve i caccia israeliani), di sperimentazioni di nuove armi, dell'uso di uranio impoverito, la cui pericolosità per la popolazione residente è rivelata dagli alti tassi di leucemia e malformazione nelle aree attigue.
Al tribunale di Lanusei, sono 20 gli indagati tra militari con alti gradi, medici, amministratori nel processo sull’uranio a Salto di Quirra, un poligono dell'Aeronautica, situato tra le province di Cagliari e Ogliastra.
E' proprio dall'incendio di Capo Frasca che è partita l'indignata mobilitazione contro questa insostenibile condizione di schiavitù militare che ha costretto migliaia di persone ad abbandonare forzosamente le proprie terre sottratte dai militari, ha impedito ai pescatori di svolgere il loro lavoro, ha esposto a gravi rischi la salute e la sicurezza delle masse popolari, l'integrità del territorio, del paesaggio e del patrimonio culturale. La mobilitazione è sfociata nella manifestazione nazionale del 13 settembre 2014 a Capo Frasca con migliaia di partecipanti da tutta l'isola e da altre regioni d'Italia per la smilitarizzazione della Sardegna, il blocco immediato di tutte le esercitazioni militari, la chiusura di tutte le servitù, basi e poligoni militari, la bonifica e la riconversione delle aree interessate.
In diecimila davanti alla base hanno ascoltato i comizi e i cortei, mentre dietro i cancelli un imponente schieramento di blindati e militari controllava l'area. I manifestanti sono riusciti a sfondare la rete metallica e si sono riappropriati dei terreni della base con un sit-in durato fino a notte inoltrata.
La posizione del PMLI
Il PMLI appoggia lo storico e coraggioso movimento di massa contro le servitù militari che ha ripreso vigore con questa combattiva manifestazione popolare e condanna duramente l'atteggiamento arrogante dei governi nazionali nei confronti delle masse popolari sarde, ribadito dalla risposta della ministra della guerra Pinotti, PD, la quale ha concesso soltanto una breve sospensione delle esercitazioni: fino al 15 settembre.
Sono riduttive e inaccettabili le proposte avanzate opportunisticamente dal governatore sardo Francesco Pigliaru, PD, di arrivare solo a una riduzione delle servitù militari in Sardegna per una quota di circa il 21%, chiudendo semplicemente basi come quella di Capo Frasca. Quest'ultima certamente va chiusa, ma occorre dire chiaramente che la Sardegna deve essere completamente liberata dalle servitù militari e interamente restituita alle masse popolari sarde. E' questo che ha chiesto la manifestazione.
Un obbiettivo che può essere raggiunto soltanto saldando la lotta delle masse popolari sarde in un unico grande fronte unito di tutte le organizzazioni politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose in tutta Italia contro le servitù militari, il MUOS, Sigonella, Dal Molin, il Tav, che metta in discussione la politica estera imperialista e guerrafondaia del governo Renzi, l'aumento della spesa militare, l'acquisto di nuovi e sempre più micidiali armamenti, la crescente povertà e insicurezza del territorio italiano, la sua devastazione, la partecipazione alla NATO, i patti militari imperialisti tra l'Italia, UE ed USA.
24 settembre 2014