Rimane in sospeso lo Stato del Donbas
Accordo di pace in Ucraina
Fascia di sicurezza e ritiro dei mercenari di ambio le parti
Il portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino Andrii Lisenko in una conferenza stampa a Kiev annunciava il 22 settembre il ritiro delle armi pesanti a 15 chilometri dalla zona controllata dai separatisti filorussi; i responsabili dell'autoproclamata repubblica di Donetsk avevano intanto liberato 132 prigionieri. Erano i primi passi dell’applicazione dell’accordo di pace stipulato a Minsk due giorni prima, dopo l’intesa sul cessate il fuoco sottoscritta nella stessa città il 5 settembre.
Il cosiddetto “gruppo di contatto” costituito da rappresentanti del governo di Kiev e dei separatisti, sotto la supervisione dell’Osce e del governo russo hanno firmato un memorandum in nove punti che oltre al consolidamento del cessate il fuoco prevede tra l’altro di “lasciare le divisioni e le unità di entrambe le parti sulle posizioni che tenevano il 19 settembre”, il divieto di sorvolo di aerei e di droni, il reciproco impegno a “non collocare armi pesanti e attrezzature militari nella zona dei centri abitati" e il loro ritiro a 15 chilometri da entrambi i lati della “linea di contatto”, ovvero la creazione di una zona demilitarizzata di 30 chilometri nella parte orientale del paese dove è proibita inoltre la posa di mine. L’intesa prevede infine che tutti i gruppi armati, gli equipaggiamenti militari e i combattenti mercenari da entrambe le parti si ritirino dal territorio ucraino sotto la supervisione dell'Osce. Agli osservatori dell’Osce è affidato il controllo complessivo dell’applicazione dell’accordo.
Il rappresentante dei separatisti Igor Plotnitski ha affermato che “il memorandum darà una possibilità a tutti i cittadini di sentirsi al sicuro” ma ha anche precisato che “non si è ancora discusso dello stato di Lugansk e Donetsk (le regioni sotto il controllo dei filorussi, ndr)”. Il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva proposto di assicurare uno status speciale provvisorio alle regioni dell'Est e il parlamento ucraino, la Rada, aveva approvato il 16 settembre un progetto di legge che prevede uno status speciale per tre anni per alcuni distretti delle regioni controllate dai separatiste di Donetsk e Lugansk e elezioni locali anticipate il 7 dicembre.
Il piano proposto dal presidente ucraino, approvato con 277 voti su 450 deputati, prevedeva l’amnistia per i combattenti delle repubbliche popolari, il diritto all’uso della lingua russa, una procedura speciale per la nomina degli organi di vertice di procura e tribunali, un regime economico particolare, volto al ripristino di industria, infrastrutture e servizi. Il leader della Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, salutava l’adozione del progetto di legge “se ciò significa che Kiev ha riconosciuto la nostra indipendenza”; il suo vice affermava che il voto della Rada si poteva considerare come “l’atto di uno Stato limitrofo. Il massimo che possiamo fare, è prenderlo in esame” ma solo la parte relativa alle relazioni economiche e sociali mentre “i dispositivi politici, anche nella forma federativa o in qualunque altra, sono esclusi”. Riconosceva comunque che l’atto avrebbe contribuito a regolare la situazione, così come i responsabili della Repubblica di Lugansk che lo consideravano un passo che può favorire il miglioramento dei rapporti con la capitale.
Un passaggio definitivo è stato invece quello votato in contemporanea ed in collegamento televisivo alla Rada di Kiev e all’europarlamento sull’approvazione dell'accordo di associazione Ucraina-Ue del 16 settembre. La plenaria del parlamento europeo ha ratificato a larghissima maggioranza l'accordo con 535 voti favorevoli, 127 contrari e 35 astenuti; a Kiev tutti i 355 deputati presenti in aula, su un totale di 450, hanno votato a favore. Il voto era stato facilitato anche da una intesa precedente tra Unione europea, Ucraina e Russia che concordemente definivano lo slittamento al primo gennaio 2016 dell’applicazione dell’accordo commerciale.
L’accordo di associazione sarà efficace solo dopo la ratifica da parte di tutti i 28 paesi dell’Ue che intanto ha allungato le sue braccia imperialiste sull’Ucraina.
Il presidente Petro Poroshenko esultava affermando che “stiamo facendo un passo cruciale sulla via del ritorno alla nostra casa europea”, ricordava che “centinaia sono morti perché l'Ucraina possa trovare posto in Europa” aggiungendo che “le forze che volevano fermare il processo sono state sconfitte”. Ma la questione delle regioni dell’Est sotto il controllo dei filorussi resta ancora sospesa.
24 settembre 2014