Verdini di nuovo a giudizio: finanziamento illecito
“Incassò un milione dopo la vendita di un palazzo”
Denis Verdini, il senatore di Forza Italia, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi, protagonista della cosiddetta cricca degli appalti per il G8 e il post terremoto a L'Aquila e soprattutto interlocutore privilegiato di Matteo Renzi sul tema delle riforme istituzionali, il 22 settembre ha rimediato il secondo rinvio a giudizio in 67 giorni.
Il 9 gennaio dovrà presentarsi davanti alla ottava Sezione penale del tribunale di Roma per difendersi dall'accusa di finanziamento illecito nell'ambito del processo inerente una plusvalenza di 18 milioni di euro realizzata nella compravendita di un immobile in via della Stamperia, nel centro della Capitale, da parte della società “Estate 2″, amministrata da Riccardo Conti senatore di Fi, anche lui a processo insieme ad Angelo Arcicasa, già presidente dell’Enpap, l’ente di previdenza degli psicologi.
La spregiudicata operazione immobiliare fu conclusa nel gennaio del 2011 nel giro di poche ore e fruttò a Conti un notevole guadagno. Secondo l’accusa, Arcicasa fece acquistare all’ente l’immobile per 44,5 milioni di euro dalla società Estatedue Srl, amministrata da Conti, che poche ore prima l’aveva comprata per 26 milioni. Nei confronti di Arcicasa e Conti l’accusa è di concorso in truffa aggravata mentre Verdini, che nell’operazione di compravendita non ha avuto nessun ruolo, deve rispondere di finanziamento illecito assieme al suo collega di partito. L’ex coordinatore del Pdl avrebbe, infatti, ricevuto da Conti circa un milione di euro pochi giorni dopo la compravendita dello stabile: 3.900 metri quadri distribuiti su cinque piani nel pieno centro storico di Roma, in via della Stamperia 64. A Conti la Procura contesta anche i reati di finanziamento illecito e omesso versamento dell’Iva per oltre 8,6 milioni di euro nel 2011.
E’ il secondo rinvio a giudizio in due mesi per “il padrino delle riforme” che ha tenuto a battesimo l’accordo del Nazzareno fra Renzi e Berlusconi. Il 15 luglio, il Giudice per l'udienza preliminare (Gup) di Firenze aveva mandato a processo Verdini per la scandalosa gestione del Credito cooperativo fiorentino (Ccf), del quale il coordinatore di Forza Italia è stato presidente fino al 2010. Per questa vicenda il 21 aprile Verdini dovrà comparire davanti al tribunale di Firenze insieme ad altre 46 persone per rispondere, tra l’altro, di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa ai danni dello Stato. Con lui, a giudizio, andrà anche un altro deputato di Forza Italia, Massimo Parisi, coordinatore toscano del partito. L’inchiesta è legata alla “cricca del G8”. Secondo l’accusa, l’istituto è stato utilizzato per dare prestiti ad amici e parenti, senza garanzie e tutele, tanto da portarla al fallimento. Complessivamente una trentina le distrazioni di denaro contestate, tra il 2008 e il 2009, per oltre 100 milioni di euro. Tra coloro che hanno beneficiato maggiormente di questi finanziamenti facili spicca Marcello Dell’Utri (crediti per circa 3,2 milioni), la società Ste (editrice del Giornale della Toscana il cui socio di riferimento era lo stesso Verdini), la Btp di Riccardo Fusi e Davide Bartolomei anche loro rinviati a giudizio. Verdini entrò nell’inchiesta dopo essere stato intercettato più volte mentre parlava al telefono con Fusi. Il reato di truffa nei confronti dello Stato, relativo a circa 20 milioni di contributi per l’editoria, è stato contestato a Verdini, e a tutto il cda della Ste, la società editrice di tre giornali locali di cui l’esponente di Forza Italia era il socio di riferimento, come lui stesso ha detto durante l’interrogatorio davanti al gup il 12 giugno scorso. A giudizio anche un’altra società, la Sette Mari, che per i pm è sempre riconducibile a Verdini.
1 ottobre 2014