A tempo record e su proposta del gerarca dell’Interno Alfano
Il prefetto di Napoli sospende De Magistris per l'inchiesta “Why Not”
Esultano la destra e la “sinistra” del regime neofascista
Redazione di Napoli
Non è passata nemmeno qualche settimana dalla condanna per l’inchiesta “Why Not” decisa nel dispositivo del Tribunale monocratico di Roma, che il sindaco De Magistris è stato sospeso con effetto immediato e per 18 mesi dal prefetto di Napoli Francesco Musolino. Un provvedimento fortemente voluto dal gerarca dell’Interno, Angelino Alfano, che ha dato una accelerazione importante durante la mattinata del 1 ottobre durante il “question time” alla Camera. Una balzana interpretazione della contestata legge Severino che non ha permesso all’ex pm né di sapere in tempo le motivazioni con le quali il giudice Ianniello condannava lui e Genchi ad un anno e tre mesi di reclusione, né, pertanto, di poter presentare appello per ribaltare la pronuncia di primo grado. Fino al 2 aprile 2016, ossia pochi giorni prima della consiliatura e in piena campagna elettorale (guarda caso), De Magistris sarà un “sindaco sospeso”. Immediata la risposta giuridica e politica dell’ex magistrato che depositerà ricorso immediato al Tar del Lazio per chiedere la “sospensione della sospensione” del provvedimento prefettizio e sollevando l’eccezione di incostituzionalità per la norma Severino, ossia il combinato disposto degli articoli 10 e 11 della legge. De Magistris ha poi convocato una conferenza stampa dove ha sottolineato la volontà di fare il “sindaco di strada tra i cittadini”, che non si dimetterà nonostante gli ennesimi tentativi della casa del fascio e del PD di fargli mancare i voti in consiglio comunale che determinerebbero lo scioglimento anticipato degli organi locali. Non a caso la senatrice Pd Angelica Saggese, in corsa per le primarie regionali, chiede a prefetto, ministro dell’Interno e procuratore capo della Repubblica di “valutare un provvedimento di divieto di dimora a Napoli per l'ex sindaco, prima che la situazione, alla luce delle provocazioni che il dottor de Magistris sta inscenando, diventi incontrollabile con un danno enorme per le istituzioni”. L’Italia dei Valori, il partito di riferimento di De Magistris, nonostante la solidarietà di Di Pietro, torna a chiederne le dimissioni: “la legge è uguale per tutti - dice il segretario nazionale Ignazio Messina - chi è condannato dovrebbe dimettersi”. Il vicecoordinatore campano di Forza Italia, il plurinquisito e condannato Amedeo Laboccetta, ha presentato un esposto in Procura “per chiedere di accertare se continua a usare l’auto di servizio e il cellulare comunale”. Ricalza il filo PD ex capogruppo SeL alla Camera ed ex PRC, Gennaro Migliore, promotore della “Fonderia delle Idee” a Napoli: “le affermazioni di De Magistris sono inaudite, un atteggiamento di scontro istituzionale che fa male e trascina la città in una vicenda personale”.
Diverse le parole espresse in sala Giunta del Comune di Napoli per la conferenza stampa di Luigi de Magistris. Il sindaco “sospeso” ha parlato che “in Italia vi è una democrazia malata: e c’è molta strada da fare per evitare che diventi regime”. E ancora: “Quando la mafia abbandona la strategia delle bombe per penetrare all’interno delle istituzioni e farsi legalità formale, il mafioso non ha più bisogno di colludere con la politica ma ne diventa un tutt’uno. Non uso più il termine legalità perché nelle democrazie malate, e l’Italia è una democrazia malata - ha spiegato l’ex pm - persone che hanno il coraggio di fare attività contro un sistema criminale, di mafia, corruzione, apparati deviati dello Stato, non solo non vengono premiati, indicati come esempio di ordine professionale, ma additati come cattivi magistrati. Quando la penetrazione della corruzione arriva fino ai gangli degli apparati deputati al controllo della politica, e finanche della magistratura, delle forze dell’ordine, la partita diventa veramente pesante”.
Noi marxisti-leninisti ci siamo duramente opposti alle politiche antipopolari della giunta De Magistris, che non ha fatto assolutamente nulla per il lavoro, per le periferie urbane e per risolvere gli annosi e irrisolti problemi che affliggono le masse napoletane ma giudichiamo grave la sospensione che gli è stata comminata solo perché aveva osato scoperchiare da magistrato l'intreccio politico-mafioso-imprenditoriale in Calabria e aveva osato toccare boss politici come Prodi, Minniti e Mastella.
8 ottobre 2014