Corrispondenza delle masse
Abbiamo manifestato in una Firenze militarizzata per sentirci i padroni della scuola e della città
Occupato al termine del corteo il liceo Capponi
“Siamo i cattivi alunni della buona scuola” di Renzi e Giannini
È venerdì 10 ottobre e come ogni anno di questo periodo, gli studenti cercano in qualche modo di far sentire il proprio dissenso e le proprie paure. È iniziato il periodo di fuoco, un ottobre caldo che ci ha portato a riunirci in piazza San Marco. La prima impressione è come sempre positiva, una moltitudine di ragazzi di tutte le età e di tutte le etnie che si sono sentiti in dovere di essere presenti; come ogni anno è difficile immaginare il numero di presenti, ma già la prima impressione ci fa capire che quest’anno in tanti sono voluti esserci.
La grande massa di ragazzi per lo più studenti superiori inizia ad incolonnarsi in via Cavour per dare inizio a uno dei più grandi cortei visti in questi ultimi anni. Al telegiornale danno presenti 2000 ragazzi, ma penso che fossimo stati molti di più (spero non sia stato un tentativo di sminuire questa giornata).
Il corteo parte, e partono i cori, gli striscioni e la musica. Tanti collettivi sono presenti alla manifestazione, individuati soprattutto due: quello dell’ISA (Istituto Statale d’Arte) e il collettivo del Capponi che capitanava il corteo. L’aria è elettrizzata, si capisce già all’inizio dalle voci che non sarà la solita manifestazione con una meta definita dove poi la massa di ragazzi si sarebbe dispersa; girava già da qualche giorno la voce che il corteo sarebbe passato davanti al Capponi e che quello sarebbe stato il momento giusto per occupare la scuola.
Ci addentriamo nei meandri di Firenze e ci ritroviamo davanti al Liceo classico Galileo, dove avviene uno dei primi atti caratterizzanti la manifestazione, accensione di due fumogeni e affissione di uno striscione proprio davanti all’entrata della scuola. Alcuni studenti all’interno non si sono risparmiati di lanciarci acqua e matite o di fare il saluto romano solo per fare il superuomo della situazione (altro atto magari di disinformazione o menefreghismo su quello che sta succedendo) ma naturalmente non ci attacchiamo a queste cose e proseguiamo il cammino. Arriviamo in piazza Duomo e diventiamo osservati speciali di un gran numero di persone; dopo aver attraversato la piazza simbolo di Firenze ci addentriamo in piazza della Repubblica e ci dirigiamo verso l’arco e poi verso il lungarno. Qui avviene un altro atto simbolo della manifestazione. Il corteo passa davanti alla vetrina di Luis Vuitton, tutta bella adornata, ed è qui che si accendono altri due fumogeni colorati mentre dei ragazzi scrivono una frase molto significativa secondo me e anche divertente per un certo verso “Tutto questo lusso è una provocazione”. Naturalmente non sono mancate le critiche su un atto del genere ma più che altro da persone ipocrite, che magari non sono venute nemmeno alla manifestazione e che non hanno capito che casino sta diventando la scuola.
Percorriamo un bel tratto di lungarno sotto il sole che quel giorno non si risparmiava di cuocerci la pelle anzi era più splendente che mai; attraversiamo il ponte e inizia ad esserci un’aria di attesa, si sentiva che stava per succedere qualcosa infatti in molti ci si guardava. Arriviamo davanti al Capponi, ultimo discorso da parte di un mio amico, il camioncino si ferma, la polizia lontana che non si aspetta nulla di eclatante. Partono i fumogeni, incominciano gli urli, la massa di ragazzi che prima formava un serpente unico e compatto inizia a sparpagliarsi e a dirigersi verso l’entrata del Capponi. Io e altri miei amici entriamo, il fumogeno gettato all’ingresso oscurava la vista e bloccava le vie respiratorie, ci fanno cenno di andare in cortile e appena varchiamo la porta ci troviamo in questo campetto di cemento con un altro centinaio di ragazzi. Intanto altri ragazzi entrano e si uniscono all’”invasione” della scuola, ma naturalmente la maggior parte rimane fuori. Dalle finestre della scuola iniziano ad affacciarsi i ragazzi che ci guardano con delle facce come se avessero visto degli alieni; il primo invito è quello a scendere e a partecipare all’assemblea che sarebbe iniziata poco dopo. Di cosa stava succedendo fuori dalla scuola non ne sapevamo nulla, sapevamo solo che gli studenti erano a discutere con bidelli e professori che avrebbero evitato volentieri un’occupazione.
Da qui in poi è iniziata una giornata dedicata all’informazione, anche personale, all’aiuto verso amici e compagni di studi per attuare in modo giusto e ben organizzato un’occupazione che aveva tanti occhi addosso e che aveva sfruttato al meglio la manifestazione. I telegiornali hanno tirato fuori grosse cifre sulla partecipazione degli insegnanti, ma mi sento di affermare che a mala pena arrivavano alla decina, e il loro supporto non sarebbe stato inutile in quel momento.
Beh, non sto a scrivervi quante camionette dei carabinieri c’erano, nemmeno fossimo una banda pronti a distruggere la nostra città, perché Firenze deve diventare la nostra città, la città di noi studenti!
“Siamo i cattivi alunni della buona scuola”!
Uno studente fiorentino del Russell Newton
15 ottobre 2014