Con lo “sciopero a rovescio” lanciato sull'Espresso
Landini vuol trasformare i lavoratori e i disoccupati in spazzini gratuiti per Renzi
Il leader della FIOM ricorda le iniziative antisciopero del governo Craxi
Chi avrà letto o avrà avuto notizia dell'intervista rilasciata dal segretario nazionale della Fiom al settimanale di De Benedetti sarà rimasto quantomeno perplesso. Probabilmente in molti avranno avuto uno scatto e subito dopo avranno pensato:”Landini, ma che cavolo dici?”
Non ci riferiamo tanto ai marxisti-leninisti che nei suoi confronti hanno sempre avuto un atteggiamento quantomeno prudente, ma alla reazione di molti lavoratori, sopratutto quelli che riponevano fiducia nel leader della Fiom e vedevano in lui un'alternativa all'attuale segretaria Susanna Camusso, un sindacalista che, seppur tra molte contraddizioni, riusciva ad incarnare il malcontento della base della Cgil, delusa dall'atteggiamento morbido del loro sindacato verso gli attacchi di governo e padronato.
Nella lunga intervista all'”Espresso” tra le tante dichiarazioni spicca quella in cui lancia l'idea dello “sciopero a rovescio”. Questo consiste nell'andare a prestare manodopera gratuita per cooperative, per il governo e le amministrazioni locali. Landini proponeva di farlo in contemporanea alla manifestazione del 18 ottobre, in seguito annullata perché la Fiom ha deciso di partecipare con il resto della Cgil a quella del 25, ma resta tutta la gravità delle sue affermazioni. In sostanza niente cortei, bandiere rosse nelle piazze, picchetti davanti alle fabbriche e blocchi stradali. Al suo posto Landini propone a lavoratori, precari, cassintegrati, disoccupati di andare a sistemare gli argini e a pulire le città, insomma, proletari e disoccupati unitevi e andate a lavorare gratis per il governo e i padroni.
La sortita di Landini ci fa tornare con la memoria indietro nel tempo, quando ai tempi di Craxi (erano gli anni '80) alcuni ministri del suo governo sostennero che non era più tempo di fare sciopero nei metodi tradizionali perché questi erano vecchi e superati, ma si doveva scioperare in modo virtuale, attaccarsi una fascia al braccio con la scritta “sciopero” ma lavorare e magari devolvere il denaro di quella virtuale astensione dal lavoro in beneficenza. Quella “proposta” era indirizzata sopratutto ai lavoratori dei trasporti, un modo per vietare di fatto il diritto di sciopero in quel settore e nel pubblico impiego in generale. A fine anni '90 fu Cofferati, allora segretario della Cgil, a sostenere la necessità di nuove forme di sciopero, tra cui quella virtuale. Le motivazioni? Sempre le solite, cambiare i metodi di lotta perché vecchi e superati da sostituire con altri più “moderni”. A parte rari “scioperi” in alcune compagnie aeree questa forma non ha preso campo, non ha avuto successo né tanto meno efficacia.
Adesso ci prova Landini con lo “sciopero a rovescio”, una forma ancor peggiore di quello virtuale perché qui non solo si sciopera per finzione ma si va a lavorare gratis, oltretutto si vuol mandare lavoratori e disoccupati a riparare i danni del dissesto idrologico provocati dalla criminale politica di cementificazione e di saccheggio del territorio messa in atto dalle istituzioni borghesi nazionali e locali, oppure a pulire la sporcizia dalle strade, in continuo aumento a causa dalle privatizzazioni, dai tagli alla spesa pubblica e ai servizi di pulizia urbana compresi, che vedono il governo di Renzi in prima fila.
L'idea quindi, oltreché sbagliata non è neppure nuova. Ma “nuova” è la parola magica che usa a ripetizione Landini, in contrapposizione al vecchio: tutto è cambiato, certe iniziative sono superate e così via. Una fraseologia del tutto simile a quella usata dal Berlusconi democristiano Renzi che Landini ha incontrato più di una volta accreditandolo come un interlocutore disponibile (sic), anche se in questa intervista ne prende in buona misura le distanze. Posizione obbligata dopo l'attacco frontale all'articolo 18 e allo Statuto dei lavoratori portato da Renzi e il suo governo.
Qui non si tratta di vecchio o nuovo ma quale forma di protesta sia più efficace. Per il PMLI le tradizionali forme di lotta sono tuttora valide, pur non escludendone di nuove ma coerenti con la lotta di classe. Però pensiamo che il protagonismo della classe operaia e delle masse popolari si possa meglio esprimere nei blocchi stradali e ferroviari dei lavoratori della Acciaierie di Terni, o nella protesta dei lavoratori metalmeccanici di Bergamo e provincia che aspettano Renzi per contestarlo e prenderlo a pomodori in faccia. Invece andare a fare lavori socialmente utili
e trasformare i lavoratori e i disoccupati in spazzini gratuiti per Renzi è controproducente, svilisce la dignità di lavoratori e disoccupati e non ha niente a che spartire con le lotte del movimento operaio.
Qui non ci sono da contrastare licenziamenti al contrario, eliminazione dei diritti dei lavoratori al contrario, compressione dei salari al contrario. Qui, in maniera molto
reale,
si sta facendo tabula rasa di tutti i diritti e conquiste dei lavoratori, Renzi sta cancellando lo stesso diritto borghese del lavoro. Altro che “sciopero a rovescio”! Landini, ex iscritto a PCI, PDS, DS e ora nell'area SEL farebbe meglio a chiamare alla mobilitazione unitaria tutti i lavoratori, masse popolari e studenti a pretendere che, quantomeno la Cgil, dichiari e organizzi subito uno sciopero generale nazionale di otto ore con manifestazione a Roma sotto Palazzo Chigi.
22 ottobre 2014