Per le gravi responsabilità della sua amministrazione nella recente alluvione
Genova in piazza chiede le dimissioni del neopodestà Doria (Sel)
Esasperati dall’inettitudine del sindaco Doria prima e dopo la recente alluvione che ha martoriato il capoluogo ligure, migliaia di genovesi hanno contestato duramente in piazza, e ripetutamente, il neopodestà vendoliano. Lo avevano già durante la sua comparsata per le vie di Genova i giorni immediatamente successivi all’evento, quando i volontari che spalavano il fango lo hanno costretto a una ingloriosa ritirata.
Un messaggio ancora più chiaro lo hanno poi lanciato sabato 18 ottobre quegli stessi volontari, tra cui tantissimi giovani, con la manifestazione partita alle 15 dal piazzale Cimitero di Staglieno e giunta a piazza De Ferrari, dopo avere attraversando i luoghi maggiormente colpiti dall’alluvione: gli stessi organizzatori della manifestazione poi hanno scritto sulla loro pagina facebook intitolata “La Meglio Gioventù” che “le responsabilità politiche e istituzionali sono complesse e stratificate negli anni, ma le responsabilità del Partito Democratico, del Sindaco Doria e del Presidente Burlando sono sotto gli occhi di tutti. Per questo pensiamo che si debbano dimettere immediatamente. Chiediamo: Stop alle grandi opere inutili e dannose, No alla cementificazione, sì alla messa in sicurezza del territorio”. Alla manifestazione hanno partecipato studenti, volontari, attivisti politici e sindacali, movimento No TAV - No Terzo Valico, Centri sociali e tanti cittadini comuni, non solo di Genova, perché era presente una delegazione da Viareggio dell’Associazione “Il Mondo che Vorrei”, costituita dai familiari delle 32 Vittime della strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 e i No TAV della Val di Susa, giunti per testimoniare tutta la loro solidarietà. Sono state denunciate le responsabilità del PD in particolare del governo Renzi e del presidente della Regione Claudio Burlando - ma anche e soprattutto nel caso specifico del neopodestà vendoliano Marco Doria. Durante il percorso dal corteo si è costantemente levato l’invito agli abitanti a scendere in piazza, e infatti a mano a mano che avanzava sempre più genovesi si sono aggiunti, tanto che a piazza De Ferrari sono giunte alcune migliaia di persone.
Il giorno successivo, il 19 ottobre, il neopodestà Doria - mentre i suoi concittadini lottano disperatamente per liberare la città dal fango - viene sorpreso nell’esclusiva località turistica valdostana di Courmayeur a cena al ristorante Cadran Solaire e, dopo essere stato riconosciuto, viene insultato da un gruppo di persone che lo accusano di essersi andato a divertire a una settimana dall’alluvione mentre la sua città sta soffrendo, tanto che è costretto in fretta e furia a lasciare il ristorante. Del resto tale atteggiamento mondano del neopodestà non deve stupire, dal momento che non si era preoccupato né prima né durante l’alluvione, tanto che la sera del 9 ottobre mentre la sua città era in ginocchio era spaparazzato in teatro anziché nella sede del Comune a dirigere le operazioni di soccorso.
La richiesta ancora più chiara di dimissioni è stata poi ribadita il 21 ottobre quando migliaia di cittadini genovesi sono sfilati in corteo per la città sotto lo slogan “Orabasta” per chiedere esplicitamente soprattutto le dimissioni di Doria e di tutta la sua giunta, ma anche quella del presidente della Regione, il capobastone del PD ligure Burlando, e dei dirigenti dell’Arpal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure: in testa al corteo c’era uno striscione su cui si leggeva “Dimissioni per manifesta incapacità di governo”. Il presidio è partito da piazza De Ferrari dove c’è la sede della Regione per poi arrivare sotto Palazzo Tursi dove ha sede il Comune, ed è proprio verso l’ufficio di Doria che i manifestanti hanno lanciato uova, monetine, bottiglie di plastica e altri oggetti urlando insulti come “vergogna”, “assassini” e “sapete solo rubare”. I manifestanti hanno distribuito volantini nei quali hanno denunciato l’esiguità dei risarcimenti arrivati alle vittime dell’alluvione del 2011, richiedendo l’immediato sblocco dei fondi stanziati per il dissesto idrologico, la messa in sicurezza del territorio da parte del governo e lo stanziamento di fondi per il risarcimento dei commercianti genovesi e di tutti i cittadini per 250 milioni di danni pubblici e oltre 100 milioni di danni privati. Un delegato dei manifestanti, che avrebbe dovuto chiedere personalmente a Doria le dimissioni a nome della cittadinanza, è stato ricevuto dal sindaco e dal suo vice Bernini ma, di ritorno dall’incontro, è stato contestato dalla folla proprio perché, accontentandosi delle loro vaghe promesse non ha richiesto le dimissioni. Transennato e protetto dalle forze dell’ordine, Palazzo Tursi è stato assediato e i manifestanti hanno preso di mira anche il consigliere comunale Mario Baroni del Gruppo misto, che, è stato contestato prima che iniziasse la seduta del consiglio comunale dove l’esponente politico era diretto.
29 ottobre 2014