Come ai tempi di Mussolini
Renzi: “Non tratto con i sindacati, quel tempo è finito”
“La cosa surreale è che la Camusso dica che si deve trattare. Deve trattare con gli imprenditori, non con il governo. Le leggi il governo non le scrive trattando coi sindacati. Noi ascoltiamo tutti, dobbiamo parlare col sindacato, ma è il momento che in Italia ognuno torni a fare il suo mestiere. Noi abbiamo detto: questa è la nostra manovra, diteci cosa pensate, anche via mail. Ma nessuno può pensare di trattare sulla legge di Stabilità”.
Questa è la sprezzante risposta che il Berlusconi democristiano Renzi ha dato il 27 ottobre dagli schermi della trasmissione “Otto e mezzo” ai sindacati e in particolare alla CGIL che, all'indomani della grandiosa manifestazione del 25 in Piazza San Giovanni a Roma, chiedeva alcune modifiche alla legge di stabilità e al Jobs Act.
Un atteggiamento di chiaro stampo mussoliniano che richiama alla memoria il famigerato “me ne frego della piazza” di Craxi e Berlusconi. La replica del vero e proprio schiaffo assestato da Renzi ai sindacati il giorno precedente quando li ha fatti ricevere dai suoi ministri e sottosegretari solo per umiliarli e per ribadire che comunque il governo non contratta le sue leggi con chi non è eletto perché “non è pensabile che una piazza blocchi un Paese”.
Il piglio ducesco di Renzi ha subito riscosso il plauso del suo grande sponsor e finanziatore Davide Serra, titolare del fondo Algebris con sede alle Cayman, che ha detto che “Il Jobs Act lo avrei fatto più aggressivo”, e che il diritto di sciopero scoraggia gli investitori stranieri e fa perdere posti di lavoro, perciò andrebbe “molto regolato”.
Una vera e propria dichiarazione di guerra contro i lavoratori, i sindacati e la manifestazione del 25 ottobre a Roma e in appoggio a Renzi controfirmata anche dal padronato nazionale con Squinzi che al convegno dei giovani industriali di Confindustria a Napoli ha affermato “Non credo che in questo momento di crisi manifestazioni o scioperi siano la migliore delle soluzioni” e, successivamente, dall'assemblea di Confindustria di Pavia ha tuonato: “È necessario che chi difende i lavoratori ammetta che a volte si sono difese situazione indifendibili”.
Due motivi in più per indurre la CGIL e la Camusso a rompere gli indugi e a indire subito lo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi per cacciare via Renzi e il suo nero governo come ha chiesto a gran voce il milione di lavoratori a Piazza San Giovanni.
Intanto ha fatto bene la FIOM che il 30 ottobre ha annunciato lo sciopero generale di categoria e due manifestazioni: a Milano il 14 e a Napoli il 21 novembre in vista della proclamazione dello sciopero generale entro novembre di tutta la CGIL.
5 novembre 2014