Nonostante lo sbarramento e le manganellate delle “forze dell'ordine”
Gli alluvionati di Carrara occupano il comune e chiedono le dimissioni del sindaco
Le amministrazioni locali e regionali in mano al PD sono responsabili del nuovo disastro. Solidarietà militante del PMLI
Dal nostro corrispondente della Toscana
Carrara nuovamente allagata, è la quarta volta in 11 anni e mentre stiamo scrivendo è stato diramato un'altra allerta meteo e l'ordine di evacuazione.
Una città, ma sarebbe meglio parlare di zona, compresa la provincia, nuovamente in ginocchio. E' colpa dell'incuria delle amministrazioni locali e regionali che hanno speso 30 milioni di euro per costruire nel 2007 un nuovo argine sul fiume Carrione, ma che non hanno effettuato i dovuti controlli sulla sua tenuta e cosa non meno grave, hanno fatto orecchie da mercante alle tante denunce, anche scritti, della popolazione che sorvegliava l'argine che stava cedendo. L'ultima risale a sette mesi fa.
L'esondazione del Carrione ha provocato oltre 60 milioni di danni ed è in questo quadro drammatico che è esplosa la rabbia della popolazione di Carrara.
In quattromila si sono presentati giustamente e con coraggio sotto il comune guidato dal piddino Angelo Zubbani (ex PSI), con i vestiti ancora imbrattati di fango e con i cartelli “il comune sarà occupato fino a quando il sindaco non se ne sarà andato, “Zubbani vai a spalare”, “Io angelo del fango, tu Angelo Zubbani”.
La rabbia e la disperazione della popolazione, che ha perso nuovamente tutto sono stati il motore della protesta e che ha travolto gli argini innalzati dalle “forze dell'ordine”. Quest'ultime proprio come successo nei confronti degli operai che manifestano in difesa del posto di lavoro, hanno sfoderato i loro manganelli e cercato di caricare i manifestanti. Ma la popolazione al grido di “ladri, assassini, buffoni, dimettetevi” hanno sfondato il tappo creato dalla polizia e occupato permanentemente il comune fino a che sindaco e giunta non si dimettono.
A nulla sono valse le ridicole e false parole del sindaco Zubbani nel vano tentativo di difendersi, affermando “noi non abbiamo colpe” e ancora “una cosa è certa: non mi dimetto”. Per tutta risposta la popolazione gli ha tirato di tutto: monete, sassi, lumini, bottiglie piene di fango, fischiandolo e pretendendo risposte precise. Il neopodestà Zubbani è poi ben noto alla popolazione di Carrara per essere amico degli imprenditori e indagato proprio ad inizio anno per un accordo tra associazioni e comune sulla “tassa marmi” al ribasso rispetto alla legge provocando danno economico al comune di Carrara.
Il governatore toscano Enrico Rossi (PD), ha bollato la protesta della popolazione di Carrara con queste parole “stigmatizzo i facinorosi e chi vuole strumentalizzare e arriva ad atti che hanno connotati aggressivi, gesti che rischiano di screditare le istituzioni nel momento in cui devono essere difese e migliorate. L'occupazione della sede di un comune è una cosa grave, anche se sulla molla dell'esasperazione. Non servono però a nulla le rivolte inconcludenti e il dilagare del ribellismo che non porta da nessuna parte.” Anche il segretario regionale toscano del PD Dario Parrini ha attaccato la protesta.
Noi marxisti-leninisti esprimiamo solidarietà militante alla popolazione di Carrara e riteniamo giusta ogni tipo di protesta scelta per far valere i propri diritti e le proprie ragioni, nonché la richiesta di dimissioni della giunta e del sindaco.
Molte le testimonianze di abitanti disperati che nelle precedenti alluvioni hanno avuto danni anche di 70 mila euro, che sono stati rimborsati dalle istituzioni solo per 2 mila euro oltre a essere travolti da nuove alluvioni.
La procura ha disposto il sequestro dell'argine e sta indagando per disastro colposo. Pare che i lavori siano stati effettuati al ribasso, con cemento e polistirolo, ancorando in forma precaria il nuovo argine al vecchio già precario. Inoltre molti lavori relativi all'allargamento del letto del fiume o alla costruzione di altri argini sono stati iniziati e mai terminati.
Quello che emerge è che ai tempi dell'assegnazione dell'appalto di costruzione dell'argine, il dirigente provinciale alla difesa del suolo era Giovanni Menna già indagato per la gestione dei rifiuti in provincia di Massa Carrara e per l'alluvione di Aulla nel 2011 che costò la vita a due persone.
A fronte del disastro come spesso accade, la popolazione non solo si ritrova nuovamente sotto il fango e ha perso tutto, ma deve assistere al “teatrino” del “rimpallo” tra le amministrazioni locali e regionali che fanno a scarica barile sulle responsabilità.
La regione ha deciso di stanziare cinque milioni di euro per risarcire gli abitanti di Carrara e quelli di Albenga, anch'essi ripetutamente vittime dell'alluvione. Inoltre sempre la regione ha deliberato di avviare 215 interventi per un valore di 130 milioni su tutta la Toscana, 26,8 milioni solo a Massa Carrara per 50 interventi. Una decisione tardiva rispetto a ciò che è successo giustificata secondo Rossi dallo “Sblocca Italia” approvato dal governo del nuovo Berlusconi Renzi, che permetterebbe questi interventi e che in realtà cementificherà ancora di più l'intera penisola.
La verità è che la fragilità idrogeologica della nostra regione, in Toscana il 98% dei comuni è a rischio, è colpa del capitalismo, dei suoi governi e dello sfruttamento selvaggio del territorio, della cementificazione, del disboscamento, della non corretta prevenzione con stanziamenti finanziari sufficienti ed efficaci, oltre ai lavori eseguiti male e sulla pelle della popolazione come in questo caso.
12 novembre 2014