Crocetta Ter
Crocetta sottomette la nuova giunta siciliana al governo Renzi
Nella maggioranza l'Udc, Articolo 4, PDR. Il governo si sposta ancora più a destra. La Sicilia commissariata di fatto
Crocetta deve andarsene a casa
Dal nostro corrispondente della Sicilia
Si era ventilato un ritorno alle urne in una Sicilia, ostaggio della rapacità delle correnti del PD e invece, con un colpo di mano presidenzialista in stile mussoliniano, il governatore Crocetta ha azzerato la sua giunta bis, nata appena ad aprile e, con una chirurgica operazione di scambio clientelare ne ha formata una nuova.
Azzeramento del Crocetta bis e nuovo governo
Casus belli
che scatena l'attacco frontale dell'area cuperliana del PD al governatore è il comportamento dell’assessore Nelli Scilabra (PD), fedelissima di Crocetta.
La Scilabra, ex-assessore alla Formazione, è la principale responsabile dello scandalo “Piano giovani”, partito dalla gestione del cosiddetto click-day, il progetto pensato per mettere in contatto i giovani disoccupati con le imprese. Il click-day saltò perché il sistema informatico andò in tilt. Dall'indagine dalla quale emerge che il governo regionale aveva optato per l'affidamento diretto, senza gara, del servizio informatico. Crocetta, azzerando la giunta è riuscito ad evitare il voto di censura all'assessora del PD e, con questo all'intera politica decisionista e clientelare del suo stesso governo.
Ma dietro l'attacco fal Crocetta bis si nascondono ben altri interessi, in primo luogo la necessità di alcune aree del PD di avere più spazio.
La lotta interna che ormai dura da mesi, e che aveva portato a gennaio i cuperliani a ritirare il sostegno al governatore, è stata ricomposta a pochi giorni dalla nascita del Crocetta ter in una riunione al Nazareno, presieduta dal renziano di ferro vicesegretario del PD Lorenzo Guerini, alla presenza del governatore e delle diverse componenti PD in Sicilia, dal segretario regionale del PD Fausto Raciti, area Cuperlo, al boss dei renziani, Davide Faraone, ai franceschiniani, rappresentati dall'ex-segretario del PD siciliano Giuseppe Lupo, recentemente trombato alla guida del partito in Sicilia da un accordo renziani-cuperliani.
In effetti nessun boss del PD dell’isola o a livello nazionale voleva veramente far cadere l’attuale governatore e andare a nuove elezioni. Il tira e molla si è concluso quando ciascuna corrente si è accontentata della nuova spartizione di potere e di ciò di cui beneficeranno con la finanziaria 2015.
I renziani conquistano l'assessorato all'Economia con Alessandro Baccei
, vicino al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Al fedelissimo di Renzi toccherà il compito applicare spietatamente in Sicilia i diktat della Legge di Stabilità, o come si preferisce dire negli ambienti delle istituzioni borghesi siciliane “riportare in pareggio” i conti della Regione. Con Baccei, Renzi si assicura l'appoggio ai criminali tagli di fondi destinati alla Sicilia: un miliardo e 350 milioni di euro nel 2014 (915 milioni nel 2013).
Dell'area maggioritaria del PD fa parte la renziana Vania Contrafatto,
sostituto procuratore a Palermo, che va all'Energia, un settore con il quale l'area del Berlusconi democristiano si assicura interventi milionari a pioggia.
Gradita a tutte le componenti del PD, rimane alle Attività produttive la funzionaria di Confindustria Linda Vancheri,
principale sostenitrice dell’avventura siciliana all’Expo 2015.
All'area cuperliana appartiene Sebastiano Bruno Caruso
professore ordinario di Diritto del lavoro a Catania che ha fatto parte dello staff di Massimo D’Antona e che va ad occupare la poltrona dell'assessorato al Lavoro, e la manager Cleo Li Calzi
che va
al Turismo. Con una lunga storia di rapporti con le massime istituzioni borghesi, nel 2010 fu nominata capo della segreteria tecnica dell’ex-governatore Raffaele Lombardo (MPA). Presidente di SviluppoItalia Sicilia, società partecipata della Regione, è stata anche consulente dell’ex neopodestà forzista di Palermo Diego Cammarata. In ottimi rapporti con i cuperliani, è Lucia Borsellino
che mantiene l'assessorato alla sanità, al centro di un progetto di micidiali tagli ai danni delle masse popolari.
Un posto in giunta va ai franceschiniani con Antonio Purpura
che arriva ai Beni culturali. ll docente universitario, direttore del dipartimento di Economia dell’Università di Palermo, eredita un assessorato senza fondi.
Si apre poi tutto il capitolo delle poltrone di governo direttamente controllate da Crocetta e dai suoi stretti alleati tra UDC, PDR, Articolo4.
Alla lista del governatore, Il Megafono, e direttamente manovrata dal senatore Giuseppe Lumia, appartiene Mariella Lo Bello
, già Assessore al Territorio e Ambiente nella prima giunta Crocetta.
L'UDC esce rafforzato: Giovanni Pizzo
va alle Infrastrutture. Dirigente regionale con una lunga carriera negli uffici assessorali, ha curato la controriforma privatistica dei Liberi consorzi. Il suo nome è stato fatto direttamente dall’ex ministro Gianpiero D’Alia, insieme a quello di Marcella Castonovo
che va alla Funzione pubblica. Classe 1969, la sua fulminea carriera comincia con l'incarico di Segretario comunale. Fra il 1999 e il 2000, entra nell’ufficio di staff del sindaco di Catania, Enzo Bianco (PD), e successivamente diventa dirigente del Ministero dell’Interno, quando al Viminale c’è lo stesso Bianco. Gradita anche ai renziani, la fortunata manager è stata capo Dipartimento di Delrio e dal 2009 è vice segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Entra nel governo siciliano anche il PDR, Patto dei Democratici per le Riforme in Sicilia, una nuova formazione dell'ex-ministro Salvatore Cardinale, vicina ai renziani e che si pone l'obbiettivo di un patto strategico con Alfano a sostegno di Crocetta. Cardinale ha indicato Maurizio Croce
che ha la delega al Territorio e Ambiente. Classe 1971, è nipote dell’ex procuratore capo, Luigi Croce, già commissario per il dissesto idrogeologico non risolto in Sicilia, promosso dal governo Renzi a commissario anche in Calabria e Puglia.
L'area ex-MPA, Articolo 4 di Lino Leanza, esprime Nino Caleca
che va all'Agricoltura. Avvocato penalista, è stato dirigente provinciale del PCI tra il 1980 e il 1985, ha difeso l'ex governatore Salvatore Cuffaro nel processo alle talpe nella DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Palermo ed è il legale dell'ex ministro Calogero Mannino nel processo abbreviato per la trattativa Stato-mafia.
Crocetta deve andarsene a casa
Crocetta gongola: “Abbiamo fatto un capolavoro politico, ricompattando la maggioranza. E adesso siamo pronti a ripartire”. In effetti l'operazione inciucista e clientelare consente al governatore di uscire rafforzato e in grado di superare la mozione di sfiducia presentata dal M5S e da alcuni deputati del “centro-destra”, con 44 voti a suo sostegno e 34 per mandarlo a casa.
Alla fine del giro Crocetta ter vede i renziani occupare un ruolo sempre più centrale nel nuovo governo spostarlo ulteriormente a destra e commissariare di fatto la regione; e vede l'entrata ufficiale dei cuperliani e di nuove formazioni aperte anche ad una collaborazione con Alfano, con il rafforzamento dell'UDC. Il che sancisce il fallimento anche formale della “rivoluzione” crocettiana che va ad aggiungersi al fallimento sostanziale conseguente al disastro economico e sociale perpetrato ai danni delle masse popolari siciliane. Il rinnegato governatore della Sicilia, dunque, aprendo le porte del governo ai renziani ha loro spianato la strada per la Legge di Stabilità e il Jobs Act.
Il rinnegato e traditore Crocetta abbarbicato alla poltrona, deve andarsene, ma non lo farà da sé. A cacciarlo insieme al suo protettore, il Berlusconi democristiano, può essere solo la mobilitazione di piazza che veda impegnate le masse lavoratrici, i pensionati, i disoccupati, i precari, gli studenti, i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali e religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste.
19 novembre 2014