Elezioni regionali Emilia-Romagna
Stravince l'astensionismo. Il 62,33% dell'elettorato diserta le urne
A Rimini alle urne solo il 33,45%. Crolla il Pd che mantiene la Regione, la Lega cannibalizza Forza Italia, cala il M5S
Salutare lezione al governo del nuovo Berlusconi Renzi
Dal nostro corrispondente dell’Emilia-Romagna
“Tanto tuonò che alla fine piovve”, mai proverbio fu più azzeccato in riferimento alle elezioni regionali che si sono svolte in Emilia-Romagna domenica 23 novembre.
Anzi, più che di una pioggia si è trattato di un uragano che ha travolto tutti i partiti borghesi in corsa per spartirsi le poltrone del consiglio regionale, completamente delegittimato da un’affluenza mai così bassa nella storia elettorale dell’Emilia-Romagna: solo il 37,67% si è recato alle urne (non ancora disponibili i dati delle schede bianche e nulle), il primato va a Rimini dove solo il 33,45% dell'elettorato si è presentato ai seggi, a Parma il 34,03%, a Reggio Emilia il 35,99%, a Piacenza il 36,29%, a Forlì-Cesena il 36,92%, a Ferrara il 37,38%, a Modena il 38,92%, a Bologna il 40,17% e a Ravenna il 41,30%.
Una crescita dell’astensionismo era ampiamente prevedibile, sia per le cause che hanno portato alle elezioni anticipate, cioè la condanna per falso ideologico dell’ex Presidente della regione Vasco Errani, l’inchiesta “spese pazze” che coinvolge 41 consiglieri su 50 del precedente Consiglio regionale (12 di questi erano pure ricandidati), ma anche per le politiche sociali, del lavoro, ambientali, la sanità, la scuola a livello regionale che hanno portato indietro di decenni le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari e lavoratrici, e non per l’ultimo la salutare lezione al governo Renzi reo di procedere come uno schiacciasassi sui diritti e sulle conquiste dei lavoratori per ingrassare i pescecani capitalisti.
Ma un risultato storico di queste proporzioni era impensabile.
Rispetto alle regionali del 2010 l’astensionismo è cresciuto del 30,1% e ha punito in misura maggiore proprio il Pd che ha raccolto il 44,52% dei voti validi ma perdendo 322.504 voti rispetto alle regionali del 2010 e 677.283 sulle europee di quest’anno. La Lega Nord ottiene il 19,42% dei voti guadagnando 117,045 voti rispetto alle europee, ma ne perde oltre 55mila rispetto al 2010, e non fa altro che recuperare solo in parte il tracollo di Forza Italia che ottiene appena l’8,4%. Il M5S prende il 13,3%, sempre sui voti validi (aveva il 6% nel 2010, ma si era presentato solo a Bologna, e il 19,2% alle Europee). “L’altra Emilia-Romagna”, nata in continuità e coerenza con l'Altra Europa con Tsipras, ha raccolto il 3,71% con 44.676 voti (la Federazione della sinistra ne aveva presi 58.943 nel 2010), Sel prende il 3,23% con poco più di mille voti in più, la lista Emilia-Romagna Civica meno di 18 mila voti (L’Idv ne prese 136.000), Ncd 2,63%, FdI 1,91%, Centro Democratico 0,43%
Stefano Bonaccini è il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna, eletto con il 49,05%, sui voti validi (per la prima volta il presidente viene eletto con meno del 50% dei voti) e con il 17,8% sul corpo elettorale, perdendo 582.066 elettori rispetto al suo predecessore che ne aveva presi il 34,6%.
Alan Fabbri, candidato della fascistissima e razzista Lega Nord, Forza Italia e FdI ha ottenuto il 29,85%, Giulia Gibertoni (M5S) il 13,30%, Maria Cristina Quintavalla (L’Altra Emilia-Romagna) il 4,00%, Alessandro Rondoni (Ncd-Udc-Emilia Romagna Popolare) il 2,66% e Maurizio Mazzanti (Liberi Cittadini) l’1,12%.
Deliranti i tweet del Berlusconi democristiano Renzi: “i risultati vanno molto bene al Pd, ci siamo ripresi quattro regioni del centrodestra"; "la non grande affluenza è un elemento che deve preoccupare ma che è secondario. Checché se ne dica oggi non tutti hanno perso", ma anche Bonaccini che dice “mi sento legittimato” con neanche il 20% di voti degli aventi diritto!
Ma non è da meno l’imbonitore Grillo che ha scritto nel suo blog che “L'astensionismo non ha colpito il M5S", che se ha guadagnato il 6% rispetto alle regionali del 2010 ha perso il 6% rispetto alle europee di 6 mesi fa. “Si può dire tranquillamente che con questo livello di astensionismo ha perso la democrazia".
No Grillo, non è la democrazia ad aver perso, bensì la democrazia borghese con le sue istituzioni neofasciste e antipopolari e tutti i suoi partiti, compreso il M5S, e il governo del Berlusconi democristiano Renzi, ed ha stravinto la linea astensionista del PMLI che trae forza da questo storico risultato per continuare a lavorare per qualificare l’astensionismo in senso marxista-leninista e tramutarlo in lotta contro il capitalismo e per il socialismo.
26 novembre 2014