Dalla Costa Smeralda al Sulcis
Marcia per il lavoro in Sardegna
Vi partecipano i cassintegrati dell'Alcoa, gli esuberi di Meridiana, pastori e studenti
La Sardegna leva un nuovo grido di lotta e riafferma le sue rivendicazioni per bocca dei lavoratori che non sono più disposti a subire le conseguenze della crisi economica capitalistica e la politica antioperaia del governo del nuovo Berlusconi Renzi che niente ha fatto per “invertire” il destino di un'intera regione che affonda nella miseria e nella disperazione, con un tasso di disoccupazione che supera di un quarto quello nazionale e che ha visto quasi raddoppiare in dieci anni il numero delle persone povere.
E' partita a mezzogiorno del 14 novembre da Olbia la marcia itinerante “Unica per il lavoro”, promossa dalle lavoratrici e dai lavoratori di Meridiana (piloti, assistenti di volo, tecnici e operai degli hangar e amministrativi), dichiarati esuberi dalla compagnia aerea, quindi prossimi al licenziamento. Con loro i cassintegrati dell'Alcoa di Portovesme, il Movimento dei pastori e il Collettivo degli studenti di Olbia e altri lavoratori dei settori divorati dalla crisi che sta distruggendo il tessuto produttivo della Sardegna. Una forma di protesta organizzata dai lavoratori proprio per unire tutte le proteste dell'isola e cercare di sturare le orecchie sia ai governi borghesi locali che a quello centrale, responsabili della tragica situazione occupazionale, di abbandono e miseria in cui versano sempre più le lavoratrici, i lavoratori, i giovani e le masse popolari sarde.
I lavoratori delle aree di crisi (dal tessile all'alluminio fino al mondo delle campagne) si uniranno ai dipendenti di Meridiana nelle varie tappe della marcia che toccherà in quattro giorni Olbia, Nuoro e Ottana con i chimici della Polimeri , il 16 a Iglesias con gli operai Alcoa e lunedì mattina a Cagliari, sotto il palazzo della Regione. Qui tutti i 1.634 lavoratori che rischiano il licenziamento hanno firmato uno striscione per portarlo nelle manifestazioni previste nei prossimi giorni negli scali della compagnia aerea di Verona, Firenze e Milano fino ad Aiglemont, Parigi, nella dorata residenza del principe Karim Aga Khan, il padrone tagliateste.
Le lavoratrici e i lavoratori Meridiana ormai conosciuti come “magliette rosse”, dalle pettorine con su scritto la loro condizione di esuberi, si sono messi in viaggio dopo aver partecipato a un’assemblea pubblica nell’aula consiliare del comune, con delegazioni degli studenti e dei minatori di Lula; con una decina di auto si sono dirette a Siniscola, dove sono stati accolte dalle operaie dell'ex Rosmary (una delle tante aziende chiuse della zona). Sono arrivate fin sotto la torre faro presidiata da un mese dal comandante Meridiana Andrea Mascia, che dal 27 ottobre ha avviato uno sciopero della fame, un'ulteriore forma di protesta, contro gli esuberi decisi dal vettore, che si aggiunge all'isolamento a 35 metri d'altezza sulla torre davanti all'aeroporto di Olbia. Nella mattina sono arrivati nuovi attestati di solidarietà da 300 studenti delle scuole superiori, reduci dalla manifestazione in città per lo sciopero nazionale del 14 novembre, che radunati nel piazzale dell'aeroporto con striscioni e fischietti hanno manifestato la loro vicinanza ai lavoratori in lotta. A loro si sono poi aggiunti gli allevatori della Coldiretti e del Movimento pastori sardi, colpiti duramente dalla crisi economica capitalista.
Una regione desertificata dal punto di vista industriale e agricolo, comeh emerge chiaramente dall'indagine che “Sardegna Solidale” ha commissionato alla Fondazione Emanuela Zancan di Padova. Lo studio “La povertà in Sardegna”, presentato a Cagliari il 12 novembre scorso, documenta un ulteriore peggioramento della situazione, fortemente denunciato dai lavoratori in marcia.
I dati. Nel 2013, la percentuale di popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale in Sardegna era del 31,7% (28,4% in Italia). Il numero complessivo di persone povere o a rischio di esclusione è passato da 292.188 nel 2004 a 420.659 nel 2014. In termini percentuali, le famiglie che si definiscono in difficoltà o grande difficoltà economica sono il 38,7% in regione.
La disoccupazione è a livelli allarmanti: 17,5% nel 2013 (12,2% in Italia). A livello provinciale, la situazione più critica si riscontra nel Medio Campidano, dove tra il 2012 e il 2013 il tasso di disoccupazione è aumentato del 50%. Ma sono i giovani a pagare il prezzo più alto: il tasso di disoccupazione giovanile in regione nel 2013 è notevolmente superiore (54,2%) alla media nazionale (40%) ed è superiore anche rispetto alla media del Mezzogiorno (51,6%). Il livello è particolarmente elevato nelle province di Carbonia-Iglesias (73,9%) e del Medio Campidano (64,7%). Tra il 2008 e il 2013 il tasso è fortemente aumentato: dal 36,8% al 54,2%.
Un segnale evidente delle crescenti difficoltà è dato dal numero degli sfratti, soprattutto nei casi di morosità degli inquilini: il numero totale dei provvedimenti di sfratto emessi in Sardegna nel 2012 (670) è aumentato rispetto agli anni precedenti (+72% rispetto ai 390 del 2008).
Anche la situazione degli anziani è tragica. L’indice sintetico di deprivazione della popolazione anziana, calcolato come il rapporto percentuale tra beneficiari di pensioni sociali e popolazione anziana, a livello medio regionale è pari a 9,2, a livello nazionale è 6,6: le province sarde che hanno valori sensibilmente più alti della media sono Carbonia-Iglesias, Oristano, Medio Campidano, Cagliari e Olbia Tempio.
26 novembre 2014