Grave crisi della terza economia mondiale
Il Giappone ricade nella recessione
Il leader conservatore Shinzo Abe anticipa le elezioni
In programma la controriforma della Costituzione in senso militarista e interventista e il ritorno del nucleare
Dai dati diffusi il 17 novembre dal governo Abe il prodotto interno lordo (pil) giapponese è crollato nel terzo trimestre dell'anno, il periodo tra luglio e settembre, dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,6% sullo stesso trimestre dello scorso anno. La diminuzione del pil per due trimestri consecutivi pone quella che era la terza economia mondiale nella fase di “recessione tecnica”. Un risultato inatteso dato che le peggiori stime precedenti davano una economia comunque in crescita, seppur di solo lo 0,2% per il trimestre e di almeno il 2,4% su base annua; la crisi economica è tutt’altro che alle spalle, morde ancora e in maniera grave il Giappone. Che fra i conti negativi registra anche un debito enorme, pari al 240% del pil.
Il paese era uscito dalla recessione negli ultimi mesi del 2012, poco prima dell'arrivo il potere dei liberaldemocratico guidati da Shinzo Abe che aveva lanciato una cura speciale per rafforzare l'economia, basata su un aumento della spesa pubblica attraverso l’immissione sul mercato di una valanga di soldi. Nel 2013 l’intervento straordinario della banca nazionale aveva prodotto fiumi di liquidità di 13 mila miliardi di yen, circa 130 miliardi di euro, seguita da una di quasi pari importo da 10 mila miliardi. Nonostante un iniziale aumento del pil, l’auspicato aumento dei consumi non si è verificato, anche a causa di un contemporaneo aumento delle imposte deciso per limitare il soffocante debito pubblico. Queste politiche hanno fallito e il Giappone è tornato in recessione.
La risposta del leader conservatore Abe è stata quella di rilanciare, di anticipare le elezioni previste fra due anni e di intascare un consenso per restare in sella per tutta la nuova legislatura.
Il presidente della Camera dei rappresentanti (Bassa) Bunmei Ibuki comunicava il 21 novembre lo scioglimento proprio di questo organo rappresentativo, quello più importante che assieme alla Camera dei Consiglieri (Alta) compone la Dieta nazionale, il parlamento nipponico e l’indizione delle elezioni entro i prossimo dicembre.
Il premier Abe affermava che avrebbe usato la campagna elettorale per “chiarire la strategia di crescita economica” del proprio futuro governo. La coalizione guidata dal suo partito dovrebbe riuscire a ottenere di nuovo la maggioranza parlamentare, in caso contrario Abe si diceva pronto a dimettersi. O mi date carta bianca o si ricomincia da capo, lo stile ducesco di Renzi fa scuola anche in Asia.
Se la linea economica sarà “chiarita” in campagna elettorale, alcuni aspetti e quella politica sono già chiari e si basano sul rilancio del nucleare e sulla controriforma della Costituzione che minerebbe le ambizioni di Abe di svolgere un accresciuto ruolo imperialista nel continente per contrastare la vicina superpotenza cinese.
26 novembre 2014