Alfano sbugiardato sulle manganellate agli operai Ast di Terni: nessuno del corteo ha aggredito la polizia
PD e Fi salvano il manganellatore degli operai dalla sfiducia
Grave che Cgil e Fiom non abbiano chiesto le dimissioni. Hanno persino ritirato la richiesta a Renzi di scusarsi
Alfano: “Landini ha contribuito a riportare la calma fra i manifestanti”
Le manganellate date dalla polizia ai lavoratori delle Acciaierie Speciali Terni (AST) il 29 ottobre scorso a Roma all'altezza di Piazza Indipendenza hanno indotto il ministro degli Interni Alfano a dichiarare il falso e a trasformare gli aggressori in aggrediti e viceversa. Eppure sono unanimi le testimonianze delle vittime ricoverate in ospedale con la testa spaccata e i numerosi filmati postati sul web e le immagini girate da una troupe televisiva della Rai presente in piazza al momento della carica dimostrano chiaramente che l'attacco poliziesco contro i lavoratori è partito a freddo.
La mozione di sfiducia individuale presentata da Sel e M5S, sostenuta anche da Lega e FdI, e discussa il 4 novembre alla Camera è servita solo a buttare altro fumo negli occhi dei lavoratori. Infatti era chiaro fin dall'inizio che, per evitare guai al governo, PD e FI avrebbero fatto quadrato intorno al manganellatore degli operai Alfano il quale ha così avuto buon gioco nel propinare le sue infami giustificazioni sull'operato delle “”forze dell'ordine” che a suo dire avrebbero caricato il corteo con l'obbiettivo di fermare un eventuale blocco della stazione Termini da parte dei manifestanti, stazione che, guarda caso, si trova nella direzione opposta in cui si dirigeva il corteo.
“Ho visto le immagini della trasmissione di Rai3 Gazebo e non smentiscono la ricostruzione dei fatti offerta da me in parlamento” ha affermato Alfano con perfetta faccia di bronzo: “Era stato intimato l’alt, l’ordine non è stato ascoltato dal corteo ed è seguito lo scontro tra polizia e manifestanti... Non c’è stata nessuna filiera di comando che ha agito con ordini precostituiti circa l’uso della forza. Respingo con forza questa immagine questa accusa ingiusta e umiliante nei confronti delle forze dell’ordine”. Quindi ha sentenziato Alfano “nessuno può smentire la ricostruzione dei fatti operata dalla polizia” e la versione fornita fin da subito alle Camere “non ha bisogno di essere riveduta né corretta”.
Tanto è bastato non solo per far rientrare i malumori interni al PD che, compatto, ha votato la fiducia al manganellatore di operai Alfano: ma ha indotto Landini e Camusso a non presentare alcuna richiesta di dimissioni. Tant'è che appena incassata la fiducia, costui ha dichiarato che “se perfino i diretti interessati, vale a dire Cgil, Fiom e sindacati di polizia, non hanno chiesto le mie dimissioni, vuol dire che tutto va bene” e ha dato apertamente il merito a Landini di aver “contribuito a portare la calma tra i manifestanti” in piazza.
La versione offerta da Alfano è stata però ancora una volta sbugiardata da Emilio Trotti, un sindacalista della Fim-Cisl, quindi non un “incendiario antagonista”, presente al corteo, secondo cui: “Non c’è stato alcun alt da parte della polizia... La carica è partita prima che ci avvicinassimo agli agenti”. Nessuno del corteo ha aggredito la pozia e infatti nelle immagini si vede chiaramente il funzionario di polizia che dà l’ordine di caricare prima ancora che vi fosse un qualsiasi contatto tra manifestanti e forze dell’ordine e come non vi fosse alcun dubbio riguardo la direzione che aveva preso il corteo. Evidentemente si trattava di un ordine venuto dall'alto dal governo Renzi e dal ministro Alfano.
26 novembre 2014