Come Mussolini: “Si stancheranno prima loro di noi”
Renzi contestato a Catania, Reggio Calabria e In Irpinia
Caricati i giovani a Catania
Il nuovo Berlusconi assomiglia sempre più a Mussolini
Con l'arroganza che gli è propria, mentre massacra le masse popolari, il Berlusconi democristiano Renzi si è recato in una visita propagandistica per Sicilia, Calabria e Campania, profondendosi in chiacchiere che hanno lasciato le masse meridionali con un pugno di mosche. Ci si chiede a quale “messaggio di speranza” si sia riferito Renzi quando a Catania, a poche ore dall'approvazione del Jobs act e mentre la disoccupazione tocca punte storiche nel Mezzoziono ha affermato “che le idee possono smettere di essere sogni e diventare realtà”.
Le masse popolari meridionali lo detestano e lo hanno accolto a fischi e lancio di uova e urla durante la passerella mediatica che lo ha portato da Catania a Reggio Calabria all'Irpinia. Nessun impegno concreto sul problema del lavoro, della disoccupazione giovanile e femminile, dell'abbandono del territorio, della criminalità organizzata, ma tutto un disgustoso posare in perfetto stile mussoliniano tra lavoratori e uno stringere mani alle corrotte istituzioni politiche locali, le quali lo hanno accolto in trionfo con un imponente schieramento di “forze dell'ordine”, per tenere lontana le contestazioni esplose ovunque.
Così quando si è presentato a Catania, in compagnia del fido sottosegretario Del Rio, ha fatto una passerella alla 3Sun, fabbrica di pannelli fotovoltaici, Joint Venture paritetica tra Enel Green Power, Sharp, STMicroelectronics e poi si è avviato al Municipio, nella piazza intanto veniva impedito ai manifestanti, bloccati da agenti in assetto antisommossa, di raggiungere Renzi dentro la sede del Comune. I giovani hanno lanciato slogan come: "Disoccupazione, sfratti, precarietà, cacciamo Renzi dalla Città" e hanno tentato di forzare il cordone di “forze dell'ordine”, urlando “Vergogna, vergogna” e “questa piazza è pubblica”.
Un corteo ha tentato di arrivare in Piazza Duomo, ma è stato bloccato dalla polizia e carabinieri con un corpo a corpo. La protesta ha tuttavia raggiunto il suo scopo perché Renzi è dovuto entrare e poi uscire di nascosto dal Comune da una porta secondaria.
“Si stancheranno prima loro, noi non ci stanchiamo”, ha sprezzantemente e con piglio mussoliniano ribattuto Renzi rintanato nella sala consiliare dove il neopodestà Bianco, PD, lo ha accolto con tutti gli onori, stendendo il tappeto rosso al primo massacratore sociale delle masse catanesi.
Il punto è che le contestazioni non sono capricci estemporanei. Il punto è che la lotta di classe si scatena sempre più man mano che il nuovo Berlusconi procede nella sua arrogante politica di massacro sociale.
E Renzi sa bene cosa sta succedendo, non è un caso che contro il conflitto sociale che monta in Italia, il premier in persona stia conducendo una violenta campagna politica e ideologica, esaltando la pacificazione e l'ordine sociale: “E' convinzione – ha affermato, ricorrendo a uno slogan caro a Mussolini, durante l'inaugurazione dell'anno accademico della Polizia Tributaria - che solo con l'adempimento con onore e disciplina di tutti e ciascuno, partendo da chi ha incarichi di governo fino al cittadino comune vero eroe della quotidianità, riusciremo a cambiare il Paese".
Ma non c'è onore in un governo che massacra le masse popolari ed è bene non riporvi alcuna fiducia e contestarlo duramente. Che il conflitto di classe esploda, altro che ordine e disciplina!
Scappato da una porticina di servizio diretto a Reggio Calabria, è stato qui accolto con un lancio di uova davanti all'AnsaldoBreda, dove era stato organizzato dalla CGIL un presidio di operai. I manifestanti esponevano bandiere sindacali e vari striscioni con scritto, tra l'altro, “governo uguale fame”. Al presidio erano presenti anche i tirocinanti degli uffici giudiziari, disoccupati ed i lavoratori della Italcementi di Vibo Valentia. Un presidio della CGIL anche nell'avellinese, in Irpinia, allo stabilimento Ema di Morra de Sanctis, una cattedrale nel deserto del 90% degli stabilimenti chiusi nella zona. Presenti in attesa di Renzi anche i comitati contro le trivellazioni in Irpinia. Tanti manifesti e striscioni con parole come “Fermiamo lo Sblocca Italia, cacciamo il governo Renzi”,
Renzi è responsabile dell'abbandono del Mezzogiorno
Per il nuovo Berlusconi democristiano, la condizione del Sud dipende da “ragioni storiche, figlie di scelte sbagliate che possono essere cambiate".
E' vero, ma il problema è capire chi aggrava adesso la condizione del Sud e come può essere cambiata. Sulle ragioni storiche si è innestata, la crisi economica del capitalismo che è passata come uno schiacciasassi sul nostro Mezzogiorno e a guidare la distruzione in questi ultimi 20 anni c'erano Berlusconi, Prodi, Monti e Letta. E ora c'è Renzi, che, con le sue politiche sul lavoro, come il Jobs act, o con provvedimenti che devastano il territorio e favoriscono la criminalità organizzata, come lo “Sblocca-Italia”, incancrenisce gli effetti di scelte storiche e attuali sbagliate e antimeridionali e prosegue e accelera nel programma di scaricare la crisi del capitalismo sui lavoratori e sulle masse popolari, soprattutto del Sud.
Lottare per risolvere i problemi del Sud significa anzitutto lottare per mandare a casa il governo Renzi, come veniva chiesto durante le contestazioni, abrogare i suoi provvedimenti, a partire dal Jobs act, per il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno, sindacalmente tutelato. È su questo tema che tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste cui sta a cuore la sorte del Sud devono convergere.
Non solo, noi auspichiamo che soprattutto i giovani e le giovani, le donne del Sud che nella lotta proprio in questi giorni sono in prima linea, comprendano che tutte le loro sofferenze hanno origine dal capitalismo. Non si possono cambiare le sorti del nostro Mezzogiorno senza abbattere il capitalismo e i governi che gli reggono il sacco, anche se sono espressione della "sinistra" borghese.
Che i giovani e le donne meridionali vessati dallo sfruttamento, dall'oppressione, dall'emigrazione diano le ali al loro futuro raccogliendo la proposta strategica del PMLI di battersi per la conquista dell'Italia unita, rossa e socialista.
3 dicembre 2014