Nell’ambito dell’esercitazione multinazionale svoltasi anche in Lettonia, Polonia, Estonia, Lituania
A Napoli esercitazione militare Nato antiRussia
È stata decisa per la data dell’8 novembre il via dell’esercitazione internazionale “Trident Juncture 14” presso il Nato Joint Forces Command (FC) di Napoli. L’esercitazione militare, in chiave anti Russia, si è tenuta per tutto il mese di novembre con il compito di certificare le strutture del comando strategico alleato da poco trasferito a Lago Patria come il Centro di direzione e controllo della Nato Response Force (NRF), la forza di pronto intervento dell’Alleanza Atlantica a cui sono assegnati 25.000 militari. L’esercitazione si è svolta contemporaneamente in diversi paesi europei: oltre alle unità e ai reparti assegnati al JFC Naples di Lago Patria, prendono parte a “Trident Juncture”, il Joint Warfare Center (JWC) Nato di Stavanger, Norvegia; il French Joint Force Air Component Command di Lione (Francia); il quartier generale delle forze navali spagnoli (HQ COMSPMARFOR) a bordo dell’unità da guerra LPD Castilla; il Comando delle forze speciali polacche di Cracovia e il Comando supremo delle forze alleate in Europa (SHAPE) di Mons, Belgio.
Sono coinvolti complessivamente 1255 tra militari e dipendenti civili del settore difesa; l’operazione ha bissato quelle già svolte in Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia. In Galles, in particolare, è stata decisa la creazione di una forza di pronto intervento con “punte di lancia” (c.d. Spearhead
), capaci di entrare in azione nel giro di 48 ore, con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. La task force avrà a disposizione basi permanenti, depositi di munizioni e carburante e tutte le infrastrutture di supporto necessarie nei paesi Nato prossimi alla frontiera con la Russia. “Lo scenario previsto in questa esercitazione annuale — l’invasione dell’Estonia da parte di un paese di confine fittizio — potrebbe interessare le nazioni del fianco orientale della Nato che, come l’Ucraina, hanno fatto parte dell’Unione Sovietica e hanno una popolazione considerevole di lingua russa”, commentano gli ufficiali del Comando Nato di Napoli, che aggiungono: “Il conflitto evolve progressivamente, passando da operazioni di stabilizzazione e combattimenti irregolari a una guerra terrestre in grande scala”. Le attività prevedono “combattimenti ibridi”, attacchi di sistemi missilistici, cyber defence e “protezione” da attacchi nucleari, biologici e chimici (Nbc).
Dopo lo scoppio della crisi in Ucraina, Stati Uniti e Nato hanno dato il via a una serie d’imponenti esercitazioni multinazionali in Europa orientale. Dal 15 al 26 settembre scorso, presso l’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv, Ucraina, si è tenuta “Rapid Trident” con il fine di “rafforzare la partnership è l’interoperabilità tra il Comando delle forze armate Usa in Europa, la Nato, le forze terrestri ucraine e gli altri paesi membri della Partnership for Peace”. All’esercitazione hanno partecipato complessivamente 1300 militari di 15 nazioni: Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna e Stati Uniti. Successivamente, dal 2 al 14 novembre, nei grandi poligoni di Pabrade e Rukla in Lituania si è tenuta “Iron Sword 2014”, a cui hanno preso parte ben 2500 militari provenienti da Canada, Estonia, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Stati Uniti e Ungheria. Nell’ultimo mese, infine, 600 unità del 1st Brigade Combat Team, 1st Cavalry Division dell’esercito Usa di stanza a Fort Hood, Texas, sono stati trasferiti in Europa orientale per una missione che avrà una durata non inferiore ai 90 giorni. Attualmente i militari si stanno addestrando con i carri armati M-1 “Abrams” e i veicoli da combattimento “Bradley” in Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia.
In questa politica guerrafondaia un ruolo di primo piano l'ha voluto giocare il governo del nuovo Berlusconi Renzi. Non a caso è stata la conferenza stampa congiunta di inizio novembre da parte l’ammiraglio Mark Ferguson (comandante in capo di JFC Naples e delle forze navali Usa in Europa e Africa) e il generale dell’esercito italiano, Leonardo Di Marco, proprio a siglare questo patto di sangue imperialista. Ferguson e Di Marco affermano che l’operazione Trident Juncture “ha lo scopo di accrescere le competenze e le capacità di comando a un livello operativo bellico, grazie all’addestramento, la pianificazione e l’esecuzione delle missioni all’interno di un complesso scenario politico-militare: l’esercitazione rappresenta la conclusione di un anno d’addestramento di unità tattiche più piccole – task forces speciali terrestri, aeree e navali — messe a disposizione a rotazione dai paesi membri della Nato. Esse faranno parte della NRF che a partire del 2015 ricadrà sotto il controllo del Comando alleato di Napoli”. Un esordio eloquente per il neo Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale del governo Renzi, Paolo Gentiloni, dal 31 ottobre alla poltrona del Palazzo della Farnesina, con buona pace di tutti i demagogici richiami alla pace sparsi ad arte durante la campagna elettorale del PD.
3 dicembre 2014