Coinvolti tutti i gruppi consiliari della destra e della “sinistra” borghese
Concluse le indagini su 21 consiglieri per la “Rimborsopoli lucana”
Dai soggiorni in alberghi a cinque stelle ai divani, dal leasing dell'auto ai profumi, articoli da regalo, finanziamento di concerti

Neanche il Consiglio regionale della Basilicata è stato risparmiato dallo scandalo che ha investito omologhi organi di numerose altre regioni italiane, e ora è arrivata la resa dei conti giudiziaria anche per ventuno consiglieri lucani appartenenti a tutti i gruppi consiliari sia della destra sia della “sinistra” borghese: anche in questo caso i magistrati di Potenza contesteranno ai politici coinvolti, un vero e proprio imbroglio ai danni del popolo lavoratore, avendo essi spacciato per spese destinate all'attività politica soggiorni in località esclusive con alberghi a cinque stelle, acquisti di scampi freschi per 160 euro, profumi, articoli da regalo, leasing di auto personali, creme antirughe, panettoni, bollette telefoniche di utenze personali, mobili di lusso, e anche il contributo a un concerto di beneficenza del cantante Massimo Ranieri.
I ventuno hanno già ricevuto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini (atto che quasi sempre prelude alla richiesta di rinvio a giudizio) per i reati di peculato e falso, sulle spese pazze fatte nel 2009.
L’indagine, coordinata dai pm potentini Francesco Basentini e Valentina Santoro, costituisce il terzo filone dell'inchiesta sui consiglieri regionali lucani iniziata nell'ottobre del 2012 sulla loro gestione delle spese di segreteria e rappresentanza.
Tanto per fare qualche nome ed associarvi i relativi misfatti, l’ex assessore Rosa Mastrosimone (Italia dei Valori), che nel marzo 2013 era finita agli arresti domiciliari e si è dimessa per quanto emerso dalle indagini sui rimborsi incassati nel 2010 e nel 2011, ha inserito, tra l'altro, una costosissima crema antirughe, tovaglie, cosmetici e profumi e la riparazione di un televisore tra le spese relative al capitolo dell'”esercizio del mandato senza vincolo di mandato”, l’ex presidente del Consiglio regionale Vincenzo Santochirico (PD) ha inserito nel capitolo della “rappresentanza” l’acquisto di un divano e ben 58 panettoni. L’ex segretario del Consiglio poi, Luigi Carmine Scaglione dei Popolari Uniti, avrebbe secondo i magistrati addirittura il dono dell'ubiquità e sarebbe anche immune dai danni provocati dall'indigestione, dal momento che ha inserito nel rendiconto 6 fatture diverse con la stessa data e lo stesso orario per pasti da lui consumati – così si evince – simultaneamente in 2 ristoranti di Potenza e 4 di Milano al costo medio di circa 300 euro a pasto, tutti comprendenti ovviamente vini costosi e in un caso 160 euro solo di scampi. Anche alcuni ristoratori sia di Potenza sia di Milano sono ovviamente finiti sotto inchiesta. Oltre al dono dell'ubiquità, Scaglione poi riusciva a moltiplicare addirittura le bollette telefoniche, in quanto la stessa bolletta telefonica da oltre 500 euro, già portata a rimborso nel primo semestre del 2009, è stata riproposta in fotocopia anche nel secondo.
Al consigliere Michele Napoli del PDL poi i magistrati contestano l'acquisto di vini pregiati, a Franco Mollica dell'UDC il pagamento di un fantomatico collaboratore che, l'inchiesta ha dimostrato, non è mai esistito; all'ex assessore Antonio Autilio dell'Italia dei Valori il contributo per il concerto di beneficenza di Massimo Ranieri e ad Antonio Di Sanza del Centro Democratico, che contemporaneamente agli impegni di consigliere continuava a svolgere la professione di avvocato, il rimborso di tutte le utenze del suo studio legale.
Altri consiglieri si facevano infine rimborsare spese da loro sostenute per la manutenzione delle loro auto private, dal lavaggio alle officine meccaniche fino alla rata del leasing per l’acquisto di una Mercedes. 
Più volte ci siamo occupati della 'Rimborsopoli lucana' a cominciare dal numero del 20 giugno 2013, in seguito allo scoppio dello scandalo dei rimborsi che portò ad aprile di quell'anno alle dimissioni del presidente della Regione Vito De Filippo e che costò gli arresti domiciliari a tre assessori e l'obbligo di dimora a otto consiglieri. Quel terremoto politico era dovuto al primo dei tre filoni di inchiesta relativi al periodo, per ora, che va dal 2009 al 2012.
 
 

3 dicembre 2014