Il conte Gentiloni Silveri, atlantista, amico di Usa e di Israele e nemico del sindacato
Chi è il nuovo ministro degli esteri
Da extraparlamentare, a rutelliano a renziano
Dal 31 ottobre scorso il conte Paolo Gentiloni è stato nominato ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale in sostituzione del suo predecessore, Federica Mogherini. Quest'ultima è stata chiamata a Bruxelles per ricoprire la carica di Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, una sorta di ministro degli esteri dell'Unione europea imperialista. Il curriculum del nuovo ministro degli esteri italiano è davvero eloquente. Gentiloni rappresenta l'esempio del politicante borghese opportunista in carriera. Con disinvoltura questo imbroglione è passato dalla sinistra extraparlamentare ad una posizione centrista di stampo democristiana. L’opera è stata completata schierandosi anima e corpo a fianco del nuovo Berlusconi in camicia bianca Renzi che, come premio per i suoi servigi, gli ha schiuso le porte della Farnesina. Come tanti dei suoi simili Gentiloni ha saputo riciclarsi in ogni stagione politica, sempre attento a rappresentare gli interessi della classe dominante borghese e, avendola servita fedelmente per lunghi anni, soprattutto ora con Renzi, è stato premiato con la prestigiosa carica di ministro degli esteri.
Il debutto nella sinistra extraparlamentare e il riciclaggio con Rutelli
Paolo Gentiloni è nato a Roma il 22 novembre 1954. La sua famiglia non solo appartiene alla prestigiosa borghesia capitolina ma ha anche nobili origini. Il ministro Gentiloni discende direttamente dai conti marchigiani Gentiloni Silverj, e può fregiarsi del relativo titolo nobiliare. Il neo-ministro non è il primo rampollo di famiglia a fare carriera nella politica borghese, tra i suo avi possiamo ricordare infatti Vincenzo Ottorino Gentiloni, eponimo del patto Gentiloni con i liberali di Giolitti che segnò l'ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica italiana. Fin da ragazzo Paolo gode di tutti i vantaggi propri delle benestanti famiglie romane. Vive da nababbo nel palazzo di famiglia situato a pochi passi dal Quirinale e avvia il suo percorso di studi al liceo Tasso, il più antico e prestigioso della capitale, dove consegue la maturità classica.
All’università si iscrive a scienze politiche e, come tanti figli della borghesia bene, milita nella sinistra extraparlamentare trozkista. Il neo-ministro Gentiloni assume posizioni dirigenziali nel movimento studentesco di Mario Capanna e Turi Toscano. Successive giravolte, sempre nell’area, lo portano ad entrare nell’Mls (Movimento lavoratori per il socialismo) e successivamente nel Pdup.
Conseguita la laurea si allontana ben presto dalla politica attiva e, abbandonate le velleità pseudo-rivoluzionarie, si dedica al giornalismo collaborando a diverse testate borghesi di prestigio. Negli anni ‘80, precisamente nel 1984, la svolta ambientalista che gli consente un riciclaggio rispetto ai trascorsi giovanili. Divenuto direttore di Nuova Ecologia, il periodico di Lega Ambiente, conosce il verde Francesco Rutelli, di cui diventa un fedele sodale.
Negli anni ‘90 è al fianco dell’amico Rutelli in corsa al Campidoglio. A seguito della vittoria di Rutelli su Gianfranco Fini, candidato per la destra borghese, arriva l’ingresso ufficiale nelle istituzioni borghesi con la carica di assessore al Giubileo. In quella veste Gentiloni spende miliardi di soldi pubblici per addobbare Roma per la festa clericale dell’allora papa nero Wojtyla. Gentiloni è tra i fondatori della Margherita, la formazione di centro che avrebbe dovuto raccogliere l’eredità delle aree di sinistra della DC. In questo contesto la sua posizione è per la nascita di un “centro-sinistra” dichiaratamente borghese ed antioperaio, radicalmente scisso dalle tradizioni comuniste revisioniste.
Con la Margherita si candida e viene eletto alla Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 2001. Da qui in avanti la carriera di Gentiloni procede spedita nel fango della politica borghese: deputato, sottosegretario, presidente della commissione di vigilanza Rai e, nel secondo governo Prodi, ministro delle Comunicazioni. In questa carica Gentiloni si distingue per il suo totale immobilismo sulla questione dell'occupazione abusiva, da parte di Rete 4, delle reti di trasmissione riservate ad Europa 7. Incurante della messa in mora dell'Italia da parte della Commissione europea, Gentiloni non muove un dito per tentare di scalfire l'impero mediatico del neoduce Berlusconi, questo in perfetta linea con il governo Prodi. Anche nella costituzione del PD è in prima linea.
Fedelissimo del neoduce in camicia bianca Renzi
Nel 2012 Gentiloni si candida alle primarie del “centro-sinistra” per la carica di Sindaco di Roma ma si colloca soltanto terzo, surclassato da Sassoli, capogruppo PD al parlamento europeo, e da Ignazio Marino che verrà successivamente eletto sindaco. La sconfitta non lo fiacca eccessivamente. Novello s. Paolo sulla via di Damasco, viene folgorato dalla nuova stella in ascesa nel panorama del “centro-sinistra” borghese: Matteo Renzi. Comprendendo a fondo le enormi possibilità offerte accodandosi al nuovo Berlusconi lo appoggia in ogni modo possibile nella sua corsa alle primarie. Da buon opportunista non esita a scaricare i suoi precedenti compari pur di mettersi in mostra: “ (…) non vedo misteri. C'è una parte del gruppo dirigente che ha guidato il PD in questi quattro anni che, da settimane, è come ossessionato dall'obiettivo di ritardare e complicare quella che pensano sia la prossima vittoria di Matteo Renzi. Alla fine si fa pagare al PD un prezzo altissimo, come la terribile figuraccia nell'Assemblea del partito". Di servilismo in servilismo Gentiloni si fa strada come lacchè di Renzi di cui diventa presto un uomo di fiducia: “ (…) mi colpisce il rapido diffondersi di una freddezza dei diversi establishment di questo paese nei confronti di Renzi: parlo di magistrati, burocrazie, poteri vari.” Il conte Gentiloni non ha dubbi a riguardo, è Renzi il futuro per il nuovo PD. La sintonia è totale, entrambi sono dichiaratamente favorevoli ad un cambiamento radicale del welfare e del diritto del lavoro in chiave antioperaia, antisindacale e filo padronale. Gentiloni inoltre, viste le sue nobili origini, può schiudere a Renzi i salotti bene della nera borghesia romana che lo accoglie a braccia aperte.
La carica di ministro degli esteri nell'Italia imperialista ed interventista
Dopo la scelta di Federica Mogherini di lasciare la propria carica di ministro in favore del prestigioso ruolo di Alto rappresentante della politica estera dell’UE il conte Gentiloni entra in fibrillazione, pronto a raccoglierne l’eredità. Nella sua nomina alla Farnesina, un ruolo decisivo è stato giocato da Napolitano, che ha subito dichiarato di considerarlo la persona giusta al posto giusto.
Rispetto al suo predecessore Federica Mogherini, ha una linea di politica estera molto più filo atlantica e filo israeliana. Se alla Mogherini veniva contestata una linea troppo accondiscendente verso lo zar Putin, Gentiloni è invece spudoratamente filo americano. Il nuovo nobile ministro degli esteri può vantare dei contatti diretti con i maggiori gruppi di potere che guidano la politica estera imperialista statunitense ed europea. E' dichiaratamente, per sua stessa ammissione, filo atlantico e filo israeliano. Il suo insediamento alla Farnesina è stato salutato da commenti entusiastici da parte della comunità ebraica che sa di avere in lui un valido interlocutore. In ossequio alla politica imperialista ed interventista italiana, appena insediato alla Farnesina il conte Gentiloni ha provveduto a contattare i due marò, Latorre e Girone, trattenuti in India a seguito dell'assassinio di innocenti pescatori. Sul caso dei due marò il neo titolare della Farnesina ha affermato che: " (…) la loro liberazione è in cima alla nostra agenda."
Il passo successivo del neo-ministro è stato quello di mostrarsi un fedele esecutore delle direttive atlantiche nell’ambito della questione ucraina. Lo scorso 13 novembre a Madrid ha dichiarato il suo appoggio assoluto ed incondizionato alle sanzioni UE contro la Russia dello zar Putin: “L'Europa, sul conflitto in Ucraina, è compatta nell'imporre sanzioni alla Russia (…) sull'Ucraina. Registro una convergenza tra i nostri governi molto significativa sulle sanzioni alla Russia.” Con il conte Gentiloni alla Farnesina l’Italia proseguirà nella politica estera interventista e imperialista, proseguirà nel riarmo bellicista affamando e torchiando i lavoratori. Anche per questi motivi il governo Renzi deve essere immediatamente spazzato via, primo passo per la conquista dell’Italia unita, rossa e socialista.
3 dicembre 2014