Intervistato da “La Stampa” di Agnelli
Marino: “Licenziare è di sinistra”
Gioco allo scavalco a destra con Renzi che ha dichiarato: “Un imprenditore deve avere il diritto di lasciare a casa un dipendente”
Il PD di Renzi e Marino è il partito dei padroni
Per il sindaco di Roma Ignazio Marino licenziare è di sinistra. E, a suo dire, per questo dovrebbe meritarsi gli applausi dei cittadini romani e di tutti gli italiani. Queste le sue parole rilasciate in un'intervista al quotidiano torinese di proprietà della famiglia Agnelli. Affermazioni sorprendenti solo se associamo a sinistra
parole come progresso, democrazia, uguaglianza, Marino però pensa alla sinistra borghese e a questa, come possiamo vedere benissimo da quando è di nuovo alla guida del governo, non interessano per niente questi valori.
Del resto il sindaco chirurgo ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente. Si dichiara cattolico osservante ma poi dice di essere assolutamente laico, si pronuncia a favore della solidarietà e della carità cattolica ma poi vuole che contino solo la “meritocrazia” e la competizione, si professa difensore dei diritti dei gay, dei cosiddetti diritti civili e dei singoli individui ma se ne frega dei diritti collettivi. Dopo quest'ultima uscita è tutto più chiaro. I suoi sporadici comportamenti di sinistra
sono solo fumo negli occhi, propaganda per carpire la fiducia e sopratutto il voto delle masse popolari mentre la sua vera faccia è quella del liberista che non ha nulla da invidiare al Berlusconi democristiano Renzi.
L'intervista a La Stampa prendeva spunto dal vergognoso licenziamento di 182
orchestrali e coristi del teatro dell’Opera di Roma. La colpa della crisi di questo teatro è stata fatta pagare ai lavoratori che vengono attaccati e offesi non solo da Marino, ma spesso anche dai giornalisti di regime che si sono occupati della vicenda. La loro colpa è stata quella di aver lottato per difendere i loro diritti, hanno commesso il “reato” di aver scioperato e di aver fatto saltare alcuni spettacoli, di non voler accettare i ricatti del sindaco che li vuole trasformare in lavoratori precari e ricattabili.
Ignazio Marino vuole esternalizzare orchestra e coro, ossia licenziare i lavoratori eliminando l'orchestra stabile per poi rivolgersi a compagnie private che verranno chiamate su richiesta sulla base delle “leggi di mercato” , “come fanno in tutti i teatri dell'opera del mondo”, ha dichiarato con sicumera il sindaco di Roma dicendo invece una bugia grossa come una casa perché i maggiori teatri europei hanno tutti un orchestra stabile, cioè alle dirette dipendenze del teatro. E i dirigenti? Coloro che hanno diretto con metodo clientelare intascando stipendi da favola che fine fanno? Tutti al loro posto. E della Dirigenza del Ministero e dei continui tagli alla cultura? Di questo ovviamente Marino non parla.
A lui preme invece di esser filo padronale almeno quanto Renzi, e ci riesce benissimo. L'ex sindaco di Firenze ha dichiarato con arroganza che “un imprenditore deve avere il diritto di lasciare a casa un dipendente”, confessando che questo è il vero scopo del Jobs Act
e non certo assumere. Marino allora sul piatto della bilancia mette il suo “licenziare è di sinistra” riecheggiando un film di Nanni Moretti. A dimostrazione che la sua non è una conversione dell'ultima ora ma è arrivato prima di Renzi ricorda al giornalista che “nel 2009 mi candidai un po’ temerariamente alle Primarie del PD contro Pier Luigi Bersani. Dissi in tutto il Paese, tra l’altro, che non bisognava conservare l’articolo 18... allora quella visione ottenne il 14%, oggi con Renzi questa impostazione è largamente maggioritaria”, nel suo partito precisiamo noi.
Insomma Marino gioca allo scavalco a destra con Renzi ma tutti e due danno ampia dimostrazione dell'approdo padronale e liberista raggiunto dal PD. Il quale non solo ha abbandonato qualsiasi flebile legame con il passato e con il movimento operaio ma è diventato oramai il partito dei padroni, anche se Renzi preferisce chiamarlo “partito della nazione” , così come la Democrazia Cristiana era definita partito-stato. In effetti il Partito Democratico, ancor più di Forza Italia di Berlusconi, è quello che riceve il sostegno e la fiducia della Confindustria e della grande finanza nazionale e internazionale e della stessa base sociale che aveva fino a ieri appoggiato il neoduce Berlusconi.
10 dicembre 2014