Usa e Cuba ristabiliscono le relazioni diplomatiche
Dopo 55 anni, quando ormai il “socialismo” cubano è un ricordo del passato, l'imperialismo americano ha accettato di ristabilire le relazioni diplomatiche con Cuba. Il 17 dicembre ne hanno dato l'annuncio, in simultanea, i presidenti dei due Stati. Obama tra l'altro ha detto: “adesso inizia un nuovo capitolo”. A sua volta Raul Castro, fratello di Fidel, ha affermato: "la decisione di Obama merita il rispetto e la riconoscenza del nostro popolo". Il Vaticano ha esaltato l'evento in cui papa Bergoglio ha avuto un ruolo decisivo
La svolta nei rapporti tra Usa e Cuba con la decisione di ristabilire le relazioni diplomatiche è stata annunciata il 17 dicembre, a distanza di dieci minuti l'uno dall'altro, dal presidente americano Barack Obama e da quello cubano Raul Castro. Una decisione che potrebbe portare alla fine dell'ingiusto embargo dichiarato oltre 50 anni fa da Washington dopo la presa del potere di Fidel Castro. E che è maturata quando ormai il “socialismo” cubano è un ricordo del passato e la necessità di rimettere piede sull'isola è diventata una necessità economica anche per l'imperialismo americano che rischiava di lasciare troppo spazio alle potenze concorrenti, prima fra tutte quella del cortile di casa, il Brasile, che a inizio 2014 ha inaugurato il nuovo grande porto di Mariel finanziato dalla banca pubblica di sviluppo brasiliana. Entrambi i presidenti hanno tenuto inoltre a ringraziare pubblicamente papa Bergoglio che, come ha sottolineato compiaciuto il Vaticano, ha avuto un ruolo decisivo nel riavvicinamento tra i due paesi.
L’accordo messo a punto nella telefonata tra i due presidenti del 16 dicembre prevede la ripresa di normali relazioni diplomatiche e l’apertura di un’ambasciata americana all’Avana, l’aumento delle rimesse dei cubano-americani verso il paese d’origine e maggiori possibilità di entrata per i cubani negli Stati Uniti per ragioni professionali, giornalistiche, familiari e religiose. Al momento Obama ha cancellato quindi solo le sanzioni per quella parte che non richiede il via libera del Congresso in mano all'opposizione repubblicana.
“Porremo fine a questo approccio oramai vecchio e cominceremo a normalizzare le nostre relazioni con Cuba, adesso inizia un nuovo capitolo. L'isolamento ha fallito, vogliamo creare più opportunità per i popoli americano e cubano e iniziare un nuovo capitolo tra le Nazioni delle Americhe”, affermava Obama che annunciava: “ho dato al segretario di Stato John Kerry il mandato di avviare negoziati immediati per riavviare il dialogo fermo dal 1961”. E la rimozione di Cuba dalla “lista nera” dei paesi che sponsorizzano il terrorismo. Ringraziando papa Francesco per il ruolo svolto nel riavvicinamento tra i due paesi annunciava che avrebbe chiesto “al Congresso la rimozione dell'embargo entro il 2016”.
il presidente cubano Raul Castro sottolineava che il ristabilimento dei rapporti diplomatici e le altre misure bilaterali annunciate “non risolvono la questione principale, cioè il blocco economico, commerciale e finanziario, che provoca enormi danni economici e umani, e deve cessare”. E ringraziando il Vaticano “e in particolare papa Francesco” per la sua opera di mediazione affermava che “la decisione di Obama di imprimere una svolta ai rapporti merita il rispetto e la riconoscenza del nostro popolo”. In un successivo intervento del 20 dicembre, alla chiusura della sessione semestrale del Parlamento cubano all'Avana teneva a ribadire che “Cuba cambierà. Ma resterà socialista. Accelereremo le riforme economiche. Porremo fine, intanto, al sistema della doppia valuta. I cambiamenti saranno graduali per creare un sistema di socialismo prospero e sostenibile”. Quel “socialismo” cubano, che a forza di modifiche e riforme economiche capitaliste sta diventando sempre più accettabile persino a Washington.
Le trattative tra Washington e l'Avana sarebbero iniziate nel 2013, dopo l'incontro tra Raul Castro e Obama ai funerali di Nelson Mandela in Sudafrica, e sarebbero decollate grazie all'intervento di papa Francesco. In un'intervista a Radio Vaticana del 18 dicembre, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ex nunzio apostolico in Venezuela, ricordava il lavoro compiuto negli anni, a partire dal messaggio di Giovanni XXIII ai viaggi a Cuba di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, fino a quello di papa Bergoglio che ”accogliendo in Vaticano, nello scorso mese di ottobre, le delegazioni dei due Paesi, ha inteso offrire i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti”. E sottolineava che “l'iniziativa di Francesco è stata determinante” al fine “di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due parti”.
23 dicembre 2014