Sconfitto il teorema Caselli
Non furono terrorismo gli assalti al cantiere Tav
Condanne più lievi per i No Tav
Sfilata in ValSusa: “Impossibile fermarci”
Il 17 dicembre la Corte d'Assise di Torino presieduta dal giudice Pietro Capello ha assolto dalla pesante e gravissima accusa di terrorismo i quattro attivisti No Tav arrestati il 9 dicembre 2013 e sottoposti a oltre un anno di carcere duro per aver partecipato all’assalto notturno del cantiere della Torino-Lione di Chiomonte nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013.
Gli imputati Claudio Alberto, 24 anni, Niccolò Blasi, 25, Mattia Zanotti, 30 e Chiara Zenobi, 42, sono stati però condannati a tre anni e mezzo ciascuno per i reati minori di cui erano imputati, fabbricazione di armi da guerra, danneggiamento seguito da incendio e violenza a pubblico ufficiale. Tutti dovranno pagare cinquemila euro di multa e sono stati anche condannati a risarcire Ltf, la società italo-francese che si occupa dei lavori al cantiere.
I Pubblici ministeri (Pm) Andrea Padalino e Antonio Rinaudo avevano chiesto nove anni e mezzo di pena per ogni imputato sostenendo che i quattro fossero responsabili dei reati 280 «attentato per finalità terroristiche o di eversione», 280 bis «atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi» e l'aggravante 270 sexies «condotte con finalità di terrorismo» del codice penale perché avrebbero attentato all’incolumità degli operai e delle forze dell’ordine che la notte del 13 maggio del 2013 lavoravano al tunnel della Maddalena tentando di bloccare una grande opera voluta dallo Stato e dall’Europa. Avrebbero agito «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso», c’è scritto nel capo di imputazione, «con condotte che possono arrecare danno all’Italia ed all’Unione europea e sono compiute allo scopo di costringere i legittimi poteri nazionali ed europei ad astenersi dal realizzare e dal finanziare le opere relative alla linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione».
Un impianto accusatorio di chiaro stampo mussoliniano ispirato dall'odioso “teorema Caselli” e sostenuto a spada tratta da tutto il PD col chiaro intento di criminalizzare, isolare e intimidire a colpi di lupara giudiziarial'incontenibile movimento No Tav. Infatti, la decisione di ricorrere all'accusa di terrorismo, era stata suggerita proprio dall'allora procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli che aveva parlato delle violenze di Chiomonte come di “una vera propria azione paramilitare di venti persone divise in gruppi coordinati da un comando unificato che hanno preso di mira lavoratori, operai e forze dell’ordine lanciando di tutto, dalle pietre alle bombe carta. Un’azione che secondo il Gip aveva in fatto e in diritto una finalità di terrorismo.”
Un teorema studiato a tavolino per spazzare via il movimento No Tav che però non ha retto alla prova dei fatti ed è stato fatto letteralmente a pezzi da questa storioca sentenza che invece apre nuove speranze per i processi che vedono imputati altri esponenti No Tav coinvolti in numerosi altri assalti contro strutture e macchinari dei cantieri in Val Susa. Anche la Cassazione aveva dubitato di quest’accusa tanto che a maggio, chiamata a valutare la decisione del tribunale del riesame, che aveva confermato l'accusa, aveva precisato che "ci deve essere grave danno per un Paese o un'organizzazione nazionale" e "una apprezzabile possibilità di rinuncia da parte dello Stato alla prosecuzione”.
“Una sentenza equilibrata, ottima per noi – ha commentato l’avvocato Claudio Novaro, uno dei difensori -È accaduto quello che avevamo sempre pensato fin dall’inizio che l’accusa fosse sproporzionata rispetto ai fatti contestati. Valuteremo ora se partire con un’istanza di sostituzione della misura cautelare”.
La sentenza è stata accolta con un fragoroso applauso e urla di gioia da parte dei tanti No Tav presenti in aula. Centinaia di attivisti, simpatizzanti e sostenitori del movimento hanno dato vita a un combattivo presidio fuori dall'aula bunker delle Vallette dove si è celebrato il processo e rivolgendosi alle “forze dell'ordine” hanno gridato «Tutti liberi, terroristi siete voi». In ValSusa altri manifestanti sono sfilati in corteo con alla testa un grande striscione con su scritto “Impossibile fermarci”. Intorno alle 13.15, è stata bloccata l'autostrada Torino-Bardonecchia all’altezza della galleria di Giaglione che è stata chiusa al traffico a scopo precauzionale per una decina di minuti. Altre manifestazioni e presidi di solidarietà con i No Tav si sono svolte a Firenze e all'estero. Un treno in arrivo a Milano è stato bloccato a Novara mentre Anonymous ha oscurato il sito della procura di Torino.
23 dicembre 2014