Con la nomina del nuovo procuratore capo Franco Lo Voi da parte del Consiglio superiore della magistratura con la regia di Napolitano
Normalizzata la Procura di Palermo
Voti determinanti dei consiglieri sia di destra sia di “centro-sinistra” sia del M5S. Ingroia: “Ha vinto l'asse tra Renzi, Napolitano e Berlusconi”. Preoccupazione tra i Pm antimafia
A rischio la verità sulla trattativa Stato-mafia
Francesco Lo Voi, 57 anni, attuale rappresentante italiano a Eurojust, l’agenzia intergovernativa di cooperazione giudiziaria permanente dell'UE, è il nuovo procuratore generale di Palermo. Vince il meno titolato, denuncia Area (Magistratura democratica), colui che non ha mai diretto né organizzato un ufficio giudiziario, che non è mai stato né capo né aggiunto, ma solo sostituto (e per tre anni appena), e da qualche tempo posto fuori ruolo. In effetti il curriculum di Lo Voi non era certo all'altezza di quello degli altri concorrenti, due tra i più esperti procuratori antimafia dello Stato italiano: Sergio Lari, candidato di Area, il settore nel quale confluisce Magistratura democratica, attuale procuratore di Caltanissetta e titolare delle indagini sugli attentati a Falcone e Borsellino e Guido Lo Forte, che ha avuto un ruolo di rilevanza nei processi ad Andreotti, Carnevale, Contrada e Dell’Utri, nelle indagini sulle infiltrazioni mafiose nell'ateneo della città dello Stretto e nello scandalo della formazione professionale che ha travolto, fra gli altri, il grande elettore di Renzi in Sicilia, l'ex-deputato del PD Francantonio Genovese.
In magistratura dal 1981, Lo Voi approda a Eurojust, nominato dal governo Berlusconi, su indicazione di Angelino Alfano. Già noto alle masse antimafiose siciliane per il suo rifiuto di firmare l’appello con cui tutti magistrati antimafia palermitani chiedevano, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, l’allontanamento del procuratore del capoluogo siciliano, Giammanco.
Candidato di Magistratura Indipendente, area di destra della magistratura, è stato eletto il 17 dicembre dal Consiglio superiore della Magistratura (CSM) per prendere il posto di Francesco Messineo, in pensione da agosto. Sul nome di Lo Voi sono confluiti 13 voti, quelli della sua corrente e di tutti i laici, i componenti (pari a 1/3 del CSM) eletti dal parlamento tra esponenti di partito appartenenti al mondo giuridico. Nello specifico in questo CSM, insediatosi a settembre, dopo una lunga battaglia proprio sulla nomina dei membri parlamentari, 4 laici appartengono al “centro-sinistra”, 3 al centro-destra ed uno al M5S: tutti schierati per Lo Voi.
Al procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, il candidato di Area, sono andati i 7 voti della sua corrente. Al procuratore di Messina Guido Lo Forte, sono andati 5 voti tutti di Unicost, schieramento di centro della magistratura.
L'appoggio compatto degli esponenti di partito a Lo Voi, di per sé un fatto politico anomalo, ha ribaltato la decisione di luglio della Commissione incarichi direttivi del CSM, che aveva indicato, con 3 voti a favore, in Guido Lo Forte il nuovo procuratore di Palermo, mentre un voto a testa avevano preso Sergio Lari e Franco Lo Voi. “Ha vinto l'asse tra Renzi, Napolitano e Berlusconi”, ha giustamente commentato l'ex-magistrato della Procura di Palermo, Ingroia e anche il comunicato stampa di Area del 18 dicembre mette in evidenza come la nomina del Procuratore di Palermo registri “un quadro inedito, quasi che la politica avesse di fatto voluto scegliere il procuratore...”. “Tutti dovrebbero riflettere sul significato di questo scenario”, conclude lo stesso comunicato.
E allora, nell'esprimere solidarietà ai magistrati palermitani che hanno espresso preoccupazione per quanto successo e per le possibili conseguenze, riflettiamo, ma prima consideriamo come si è evoluta questa vicenda. Vedremo che il colpo di mano, che esclude dalla successione magistrati ben più preparati e in continuità con le indagini di mafia in corso alla Procura di Palermo, aveva preso le mosse già a luglio con l'intervento diretto del Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, che in una lettera indicava al CSM di procedere con urgenza a nominare prima i magistrati ai posti vacanti da più tempo. Intanto si chiudeva a settembre, prima della nomina del procuratore di Palermo, la partita della nomina dei membri laici. Veniva così bruciata, da un accordo non detto e nato all'interno delle istituzioni politiche borghesi, la nomina di Lo Forte.
E' proprio questo il periodo in cui la Procura di Palermo doveva decidere, come poi fece a settembre, se obbligare Napolitano a testimoniare per il processo sulla trattativa. Non resta che dedurre che la nomina di Lo Voi, gradita a tutti gli schieramenti, abbia origine nella battaglia orchestrata dalle più alte istituzioni borghesi per spezzare le reni ad una Procura che ha mirato troppo in “alto” per fare luce sui nomi di politicanti coinvolti nella trattativa. Tutto fa pensare che la verità sulla trattativa Stato-mafia sia a rischio.
Questa vicenda dimostra come in Italia l'attacco di natura piduista, iniziato dal neoduce Berlusconi e portato avanti da Renzi con le sue controriforme istituzionali e costituzionali e che mira a sottomettere la magistratura autonoma, è avanzato a tal punto, con il sostegno di tutte le forze parlamentari allineatesi sul patto del Nazareno, che i principali registi di questo processo neofascista non hanno il minimo pudore di uscire allo scoperto, infischiandosene delle regole della democrazia borghese, per determinare assetti favorevoli ai propri tornaconti personali e politici.
Siamo ad un salto di qualità del regime neofascista e piduista, ma i giochi non sono fatti, tuttavia. Sta alle masse antimafiose siciliane ed italiane alzare l'attenzione sul processo riguardante la trattativa e sulle oscure manovre delle massime istituzioni borghesi per depotenziarne i risultati e insabbiarlo. Sta alle masse antimafiose fare sentire la propria concreta solidarietà ai magistrati della procura di Palermo impegnati in questo procedimento e vittime in questi mesi di un attacco concentrico, che va dalle minacce di Cosa nostra ai tentativi delle istituzioni politiche borghesi di metterli a tacere ed isolarli per normalizzare una Procura troppo indipendente.
Ma perché la battaglia abbia successo va inquadrata sul piano politico e va compreso che quanto è successo alla Procura di Palermo è parte della stretta neofascista imposta dalle istituzioni borghesi all'intera società italiana, portata avanti dal governo Renzi, dalle piazze manganellate alle procure normalizzate, con la garanzia di Napolitano. Renzi va spazzato via senza indugio e con la massima determinazione, conducendo contro di esso una dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali e studentesche.
23 dicembre 2014