20 mila in piazza a L'Aquila Contro il governo che vuole cancellare le agevolazioni fiscali, per chiedere il rispetto dei diritti, per l'occupazione e la ricostruzione. Denunciato il silenzio delle testate giornalistiche e della Rai sulla manifestazione e sulla situazione ad un anno dal terremoto All'appuntamento alle porte del centro storico a L'Aquila il 16 giugno si sono ritrovati in molti, moltissimi, poi diventati 20.000 per dar vita alla protesta, organizzata dai comitati cittadini, e gridare la loro rabbia, indignazione e risentimento alle istituzioni completamente sorde al dramma che stanno vivendo; per sturare le orecchie a chi, il governo del neoduce Berlusconi e i suoi sgherri, ha avuto la faccia di chiedere il rimborso delle tasse non pagate da quel 6 aprile di un anno fa quando un terribile terremoto distrusse la città e i paesi d'intorno causando 308 vittime e numerosi feriti. "Mo' basta", "308 aspettano giustizia" "16.000 senza lavoro" e "100.000 abitanti rivogliono la città" gli striscioni portati da lavoratori, studenti, donne, anziani, commercianti e bambini che vogliono ricordare come, finite le passerelle dei politici e la propaganda di regime a L'Aquila c'è la morte, il silenzio, le macerie e la miseria, una città e i suoi abitanti abbandonati a se stessi perché i soldi sono finiti. "Tremonti mo' facciamo i conti", sfila lo striscione che denuncia come i soldi per la ricostruzione e per sostenere l'economia locale promessi dal governo sono finiti alla Maddalena (ben 500 milioni) e chissà dove. Il governo del nuovo Mussolini col suo sgherro Bertolaso dopo aver dato un tetto alla metà della popolazione con i migliori spot di regime che esaltavano la loro megalomania come se avessero ricostruito la città intera, ha imbavagliato la stampa e i mass media perché non facessero vedere che dopo un anno i cumuli di macerie e la disperazione della popolazione spogliata di tutto, anche della dignità erano sempre lì a smentirli. L'ex presidente della provincia Stefania Pezzopane denuncia: "Hanno preso ad ignorarci da quando abbiamo cominciato ad affrontare quel che restava da risolvere, un effetto strategicamente cercato da Berlusconi e da tutti gli alfieri che gli hanno retto il gioco e che continuano a reggerglielo''. Tra essi cita ''Gianni Letta, che alla vigilia della manifestazione ha tentato di farci credere che le nostre richieste erano state accolte, che tutto era risolto, solo per sgonfiare la manifestazione'' così come era successo alla precedente manifestazione ad opera di Bertolaso. Il corteo sfila per tre ore sotto un sole caldissimo, in strade polverose e piene di detriti con negozi chiusi e case imbracate; quattro chilometri di corteo con in fondo i trattori. Dopo l'inversione verso il lato est della città, si dirige al casello autostradale per Roma dell'A24. Per un'ora bloccherà il traffico autostradale per poi tornare verso la città. Alla mobilitazione hanno aderito le istituzioni, regione Abruzzo, provincia e comune de L'Aquila, i comuni limitrofi con i rispettivi gonfaloni, forze politiche e imprenditoriali, associazioni di categoria, sindacati, rappresentanti della cultura e persino il vescovo, giovani dei centri sociali e molti studenti. Il corteo si è colorato solo del neroverde della città, e di striscioni, tanti da quelli degli studenti "Berlusconi, quante tasse paghi tu?" e "Tremonti viene a vedere", a quello dei pensionati "Vogliamo esser trattati come gli evasori fiscali", e anche i bambini "We have a dream, L'Aquila com'era una volta". Gli slogan lanciati fra selve di fischi e vuvuzelas sono rivolti contro quelli ritenuti i tre principali responsabili, Berlusconi, Bertolaso e Gianni Chiodi, governatore PDL della regione. Una bella e combattiva manifestazione che ha accresciuto la forza la determinazione fra la popolazione abruzzese a continuare la battaglia per vedere rispettati i loro diritti. Infatti giorni dopo la manifestazione sono pronti a denunciare il silenzio stampa sull'importante avvenimento, principalmente delle testate giornalistiche di Mediaset e Rai 1 e 2: "La stampa locale e le agenzie ci hanno seguiti - ha commentato Francesca Fabiani del comitato - e le testate hanno partecipato attivamente alla nostra manifestazione, ma Tg1 e Tg2 evidentemente devono ancora rispondere a dei padroni e non sono liberi di fare quello che vogliono. Abbiamo dimostrato - ha concluso Fabiani - che i cittadini sanno e possono contare, elaborare proposte risolutive, che la città è pronta per un'azione comune fra cittadini e istituzioni, ma di più: abbiamo potuto finalmente dimostrare che senza i cittadini, le istituzioni hanno le armi spuntate. E questo è solo l'inizio". Forte la denuncia di un gruppo di residenti nelle zone del cratere a L'Aquila il 19 giugno: ''Viviamo in un regime, la Rai ci ha oscurato, un servizio pubblico non può ignorare una manifestazione che ha richiamato in piazza 20mila aquilani". "Le istituzioni dovranno dare una risposta a 20 mila persone che hanno animato una manifestazione senza precedenti all'Aquila" hanno detto i rappresentanti dell'assemblea cittadina di piazza Duomo, cioè i promotori del corteo di protesta del 16 per le vie della città. L'intenzione era di andare a Roma "a presidiare Montecitorio ma anche a viale Mazzini, per protestare contro la scelta del Tg1 e del Tg2 di non coprire la manifestazione". Per il 24 è già in programma quella a viale Mazzini. Intanto l'effetto manifestazione sembra aver prodotto una proroga della sospensione della tasse. Come annunciato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta nell'emendamento alla manovra di bilancio da presentare al governo entro martedì 22 potrebbe essere portato ad oltre 200mila euro il fatturato degli autonomi per i quali c'è la proroga e includere nella sospensione anche fasce di dipendenti e pensionati. I residenti hanno spiegato che "la protesta si basa su questioni di grandissima rilevanza: il problema tasse e le altre misure servono a dare alla gente che ancora abita a L'Aquila la motivazione a restare qui", mettendo in guardia dal fenomeno dello spopolamento che "tutti ignorano ma che è pericolosamente cominciato dopo il sisma e non accenna ad arrestarsi" anche per effetto di "misteriose" immobiliari che acquistano, in contanti, le case dai residenti, presi dalla disperazione, a costi abbattuti del 50% per poi beneficiare dei contributi per la ricostruzione e impossessarsi di un notevole patrimonio immobiliare. 23 giugno 2010 |